sintesi antologica di Alessandro Bruni
Noi davanti all’Intelligenza Artificiale. Ne parla nell'ultimo numero (133) di Madrugada, Bruno Vigilio Turra in La scientifica Trinità digitale e la vita nell’ambiente intelligente. Molte persone, convinte che la tecnologia sia dominabile e gestibile, ritengono che l’attuale fase di consumo sostanzialmente acritico possa continuare, fornendo al consumatore sempre nuove opportunità e occasioni per curiose esperienze; lo sviluppo dell’ambiente intelligente, guardato con l’occhio del consumatore, è semplicemente un progresso, un miglioramento rispetto al passato. In tale visione ottimista non si colgono i rischi ambientali e sociali, né la cifra del cambiamento antropologico delle generazioni che nascono e crescono in un nuovo ambiente così diverso da quello delle generazioni precedenti.
Questo ottimismo superficiale nasconde appena il timore latente, la paura che dal godimento di queste tecnologie si possa essere esclusi, che vengano a mancare le risorse economiche e finanziarie per poterne godere i frutti; o, al contrario, che queste tecnologie possano essere imposte dall’alto e diventare quindi manipolatorie e liberticide. Altre persone, ancora poche per ora, vedono con estremo favore la possibilità dell’ibridazione cosciente, ovvero la scelta di potenziare corpi e menti attraverso la tecnologia: una strada ampiamente descritta nell’immaginario della fantascienza e riccamente articolata nelle riflessioni dei movimenti transumanisti che, nelle forme più radicali, predicono un’estensione indefinita della vita e ipotizzano perfino la possibilità di scaricare la mente (download) su supporti digitali e conquistare in questo modo una sorta di immortalità tecnologica.
Già oggi ognuno di noi è un nodo connesso alla rete digitale, alla quale fornisce informazione e dalla quale riceve informazione tramite i dispositivi che sono per noi delle protesi tecnologiche che ampliano le nostre capacità; entro pochi anni è facile prevedere che dispositivi tecnologici saranno installati direttamente sui o nei corpi delle persone iniziando da innocenti applicazioni biomediche peraltro già note. Ibridazione e potenziamento tecnologico possibile, proponendo la realizzazione concreta della mitica figura del cyborg, mezzo uomo e mezzo macchina, come ultimo e sviluppabile anello di un’evoluzione ormai assoggettata alla scienza, ci fanno intravedere la possibilità di un salto evolutivo decisamente sconvolgente che (per fortuna?) non sembra ancora così prossimo; ma già adesso pongono una domanda inquietante: chi potrà godere delle nuove tecnologie e chi ne sarà escluso?
Altre persone ancora, quelli che vedono in questi sviluppi i rischi oltre alle opportunità, quelli che non si sentono semplicemente consumatori passivi e temono l’ibridazione, quelli più attenti a vivere bene il presente piuttosto che attendere un futuro percepito come dubbio, possono guardare all’ambiente tecnologico intelligente come si guarda a una sfida che rimanda innanzitutto verso l’interiorità, una sfida che può portare verso un’evoluzione spirituale.
L'Unione europea, intanto, con la prima "Legge sull'intelligenza artificiale", ha intrapreso un percorso di regolamentazione etica e legale dell'IA per prevenire abusi e garantire che il progresso tecnologico sia allineato con i valori umani fondamentali. Le IA possono raggiungere obiettivi impensabili per l'uomo, ma la loro logica di funzionamento differisce radicalmente da quella umana e può portare a conseguenze inaspettate se non regolamentate adeguatamente. L’AI Act è il primo passo di una legislazione solida e unitaria, con cui l’Europa diventa la prima entità sovrannazionale a dotarsi di una legge che regolamenterà l’intelligenza artificiale: sin dalle prime battute del testo si intuisce il focus sulla tutela dei diritti e della privacy dei cittadini. Ne scrive Lorenzo Perin.
L’intelligenza artificiale può aiutare a fare buone traduzioni di testi di divulgazione scientifica? Il film Oppenheimer ha trionfato anche ai BAFTA. L'opera di Christopher Nolan ha vinto le sette iconiche maschere in bronzo che rappresentano i più importanti premi britannici per il cinema mondiale. Luca Guzzardi, docente di filosofia della Scienza all'Università degli Studi di Milano, è stato sollecitato dalla visione del film a rileggere una biografia del grande scienziato e ha scelto quella di Ray Monk, Robert Oppenheimer. L’uomo che inventò la bomba atomica" (tr. it. di Giuseppe Bernardi, Bompiani, Milano 2014). Guzzardi ne ha tratto spunto per una riflessione sulla traduzione scientifica, nata dall'avere rinvenuto nella traduzione della biografia diverse distrazioni, imprecisioni nella terminologia o errori tout court.
Nelle traduzioni, commenta Guzzardi, la possibilità di sbagliare si annida a ogni riga. Per svariate cause, tutte comprensibili: l’incompetenza, perché nessun traduttore può essere competente su tutto; la distrazione; la stanchezza che ti prende dopo pagine e pagine; la fretta e i tempi sempre troppo stretti… Non potremmo quindi delegare questo lavoro all’IA? Eppure, secondo Guzzardi, la traduzione di saggi scientifici ha e continuerà ad avere senso – anche se Chat GPT e altre chatbot di IA possono legittimamente entrare nella rete dei collaboratori alla traduzione finale, ottimizzando e rendendo più preciso il lavoro e riducendo le sviste.
L’energia (pulita) della fusione nucleare resa possibile dall’intelligenza artificiale? La fusione nucleare è una bella gatta da pelare. Esistono vari modi per riprodurla artificialmente: il più comune prevede l’utilizzo di varianti dell’idrogeno come combustibile e un altissimo innalzamento delle temperature. Il tutto dentro reattori a forma di ciambella – noti come tokamak – per creare plasma, una specie di pappetta molto speciale. Il potenziale è enorme perché l’energia prodotta in questo modo è totalmente pulita: non vengono generate né scorie né residui radioattivi, come accade invece per la fissione nucleare.
I reattori a fusione non inquinano e sfruttano appunto l’idrogeno – risorsa pressoché inesauribile – come combustibile. Per questo vengono considerati da decenni una possibile alternativa alle fonti fossili e persino alle energie rinnovabili. In realtà, come già sottolineato in passato, la fusione nucleare non può rappresentare la soluzione definitiva per la lotta alla crisi climatica.
Qualche giorno fa i ricercatori del laboratorio di Fisica del plasma dell’università di Princeton, nel New Jersey, hanno riferito a Nature di aver trovato il modo di servirsi dell’intelligenza artificiale (IA) per prevenire le instabilità che si creano all’interno dei reattori durante questo processo. Una novità che potrebbe fare tutta la differenza del mondo.
La strada che porta alla fusione nucleare è irta di ostacoli: bisogna generare più energia di quella necessaria per alimentare il sistema (altrimenti è inutile), sviluppare materiali da costruzione a prova di reattore, mantenere il reattore libero da impurità e contenere il combustibile al suo interno (vincendo la forza repulsiva di cui abbiamo parlato prima).
È qui che entra in gioco l’intelligenza artificiale. I ricercatori del Princeton Plasma Physics Laboratory hanno sviluppato un modello di IA in grado di risolvere quest’ultimo problema. L’algoritmo prevede e capisce come evitare che il plasma diventi instabile e sfugga ai forti campi magnetici che lo trattengono all’interno dei reattori. La prova del nove è stata fatta testando il software su un reattore reale, il DIII-D National Fusion Facility di San Diego: i ricercatori hanno osservato che la loro IA era in grado di controllare la potenza immessa nel reattore e la forma del plasma, tenendo così a bada quel vorticoso inferno di particelle. Un potenziale miracolo scientifico.
sintesi di Alessandro Bruni
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