di Alice Facchini. Pubblicato in Valigia blu del 31 gennaio 2024
Il 29 gennaio è cominciato il processo contro Ilaria Salis, maestra elementare di 39 anni, che da quasi un anno si trova in detenzione preventiva in un carcere ungherese con l’accusa di aver aggredito tre neonazisti. La procura ungherese sostiene che Salis abbia “partecipato a più aggressioni causando lesioni corporali aggravate” e ha chiesto 11 anni di carcere alla luce della presunta pericolosità degli atti compiuti. Alla fine dell’udienza il giudice Jozsef Sòs ha confermato le misure cautelari contro di lei e ha rinviato il processo alla prossima udienza, prevista per il 24 maggio.
“Mia figlia potrebbe essere la più pericolosa serial killer che esista sul pianeta, ma non cambia nulla. Nessuno si deve permettere di calpestare in quel modo la dignità di un individuo”. Sono le parole del padre di Ilaria Salis, maestra elementare di 39 anni, che da quasi un anno si trova in detenzione preventiva in un carcere ungherese con l’accusa di aver aggredito tre neonazisti. Lunedì 29 ottobre si è tenuta la prima udienza del processo contro di lei: Salis è stata portata nell’aula del tribunale in catene, con le manette ai polsi e i piedi legati da cinturoni di cuoio chiusi con lucchetti.
Mauro Straini, uno dei suoi avvocati, l’ha definito “un guinzaglio collegato a un dispositivo alle caviglie e uno ai polsi”, simile a quello che aveva durante il colloquio prima dell’udienza preliminare. “Quello alle caviglie è stato rimosso durante l’udienza, quello ai polsi no, ed è stato tenuto saldamente da un agente per tutta la durata dell’udienza”, ha spiegato Straini. L’altro avvocato, Eugenio Losco, ha raccontato che è rimasta così per tre ore e mezza: “È stato scioccante, un'immagine pazzesca. È una grave violazione della normativa europea. L’Italia deve far finire questa situazione ora”.
Prima di quell’udienza, l’ultima volta che Ilaria aveva visto i suoi genitori era stato a metà novembre, nel carcere di massima sicurezza di Budapest, da dietro un vetro, con una cornetta per parlare. “Come l’ho trovata? Resiste. Ma in un anno di prigione mi sembra che sia invecchiata di dieci anni”, ha detto il padre di Salis. Le immagini di Ilaria incatenata sono state pubblicate da tutti i giornali e le tv, suscitando indignazioni e proteste. Il Comitato Ilaria Salis il 12 gennaio scorso ha lanciato una petizione che oggi conta più di 80 mila firme.
Ilaria Salis rischia fino a 24 anni di carcere: per gli stessi reati che le vengono contestati, in Italia le pene sono solo di pochi anni.