di Riccardo Bonacina. Stralci tratti dal blog dell'autore, La Puntina di Vita, pubblicato il 10 febbraio 2024.
Non solo Sanremo, le guerre
"Non tutti i bambini sono fortunati. Nel Mediterraneo ci sono bambini sotto le bombe, senza cibo e acqua. Il nostro silenzio è corresponsabilità, la storia e Dio non accettano la scena muta. Cessate il fuoco», ha detto Dargen D’Amico sul palco di Sanremo. Ed in effetti la situazione a Gaza è catastrofica. Come non essere d'accordo con Antony Blinken, il capo della diplomazia americana, che alla fine della sua sesta missione in quattro mesi in Medio Oriente, ancora una volta senza risultati, ha detto: «Per il resto della mia vita penserò alle migliaia di bambini ammazzati a Gaza». E in conferenza stampa ha ribadito: «Il 7 ottobre gli israeliani sono stati disumanizzati ma non è una scusa per disumanizzare gli altri».
A Rafah, ultima città nel Sud della Striscia, dove un milione e mezzo di sfollati vivono in condizioni pietose a ridosso del confine con l’Egitto dopo essere scappati dalle città del nord, sono terrorizzati dall'ordine di Netanyahu di evacuare i civili a Rafah. Evacuarli dove? Non ci sono altre zone dove andare per i palestinesi, al giorno centoventisei di guerra il resto della Striscia non ha più aree risparmiate – con case, mercati, forniture di energia e acqua – per accogliere la popolazione.
Samir al-Ajrami nel suo diario quotidiano per Repubblica descrive così l’ansia per l’imminenza di un nuovo attacco dell’esercito israeliano. «Schiacciati gli uni sugli altri in questo misero lembo di terra sovraffollato a Sud della Striscia di Gaza, sopravviviamo incollati alle radio e i nostri umori, speranze, sentimenti sono interamente determinati dalle notizie che arrivano da fuori. Non sono mai buone. Speravamo infatti nei negoziati fra Hamas e Israele. E invece l’accordo non si trova.
Anche l’ennesima missione del Segretario di stato americano Antony Blinken è fallita. E qui si continua a morire. Tutte le volte che la gente s’incontra si ripete: “Speriamo di essere vivi domani”. Ben sapendo che le possibilità di sopravvivere si fanno ogni giorno più esili. (...) L’idea di perdere anche Rafah ci sconvolge. Non solo perché se i carri armati arrivano fin qui ai sopravvissuti non resterà che accamparsi sulla spiaggia in preda alle intemperie. Ma perché se verrà distrutta anche l’ultima città della Striscia, vorrà dire che Gaza è davvero finita. Intanto perché sarà impossibile procurarsi cibo e cure mediche».
Ucraina, le bombe quotidiane. Nella notte tra il 6 e 7 febbraio, la dose di bombe quotidiane sulle abitazioni civili e infrastrutture necessarie per la vita è stata particolarmente massiccia, a Kiev, Dnipropetrovsk, Leopoli, Mykolaiv e sull'oblast di Kharkiv. 44 missili e 20 droni, due terzi dei quali sono stati «distrutti», un totale di 64 ordigni che oltre a provocare morti e feriti hanno lasciato senza elettricità tantissimi abitanti delle città colpite.
Durante le ondate di attacchi russi un missile è volato in direzione della Polonia a 20 chilometri dal confine prima di virare di 180 gradi e dirigersi verso la regione occidentale di Leopoli: tre F-16 polacchi sono decollati per intercettare il missile.
Ha ragione il presidente Mattarella quando dice che “Pagine buie della storia, anche d'Europa, sembrano volersi riproporre. Dall'Ucraina al Medio Oriente ad altre zone del mondo, la convivenza, la tolleranza, la pace, il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale sono messi a dura prova. I soprusi e le violazioni si moltiplicano e chiamano quanti condividono i valori di libertà e di convivenza a una azione di contrasto, morale e politica, contro chi minaccia la libertà, l'ordine internazionale e le conquiste democratiche e sociali”.
redazione di Alessandro Bruni