di Andrea Gandini. Economista, analista del futuro sostenibile.
Comacchio, un esempio socio-antropologico
Serafina Cernuschi Salkoff è stata una ricercatrice francese che ha studiato questa popolazione di 20mila abitanti per 10 anni negli anni ’70. Una popolazione “contro”, riottosa che si è sempre differenziata dai vicini e con uno specifico dialetto molto diverso dal ferrarese o romagnolo.
Nel 1980 uscì il suo libro (La città senza tempo) che fece notevole scalpore perché affrontava la “marginalità” dei comacchiesi spiegandola in un’ottica antropologica.
Cosa aveva impedito a Comacchio di trasformarsi da mero “aggregato di luogo” in una vera città (che sa costruirsi e cogliere le opportunità che la storia le offre, la bonifica, il turismo,…)? La ricercatrice giunge alla conclusione che ciò è dovuto a due principali fattori:
La violenza esterna durata 800 anni, che si è però congiunta con una responsabilità stessa di Comacchio a cui è stata tolta “l’acqua sotto i piedi” (una mia espressione), come se fosse stata devitalizzata, precipitandola in un “vuoto sociale”, da cui non esce se non con un “lavoro negativo” che porta allo scialo, pigrizia, furto, azioni anti sistema in una ripetizione durata 800 anni che la impietrisce in una sorta di “luogo senza tempo”. L’incapacità di interiorizzare l’ambiente materiale, di sapersi differenziare da esso, di crearsi un milieu interno (distinto dalla materia-valle) nel quale trovare sicurezza perché nel processo di interiorizzazione della materia trova che questa “è cattiva”. (si veda anche Dino Baldi, filologo, E’ pericoloso essere felici. L’invidia degli dei in Grecia, Quodlibet 2023).
Comacchio fino al 1200 è fiorente, commercia sale, si pesca nelle Valli che sono di sua proprietà (32mila ettari, 800 volte la cittadina). E’ un bene comune civico, un terzo modo di possedere (né proprietà privata, né pubblica), ma è troppo debole per resistere a nuovi potenti. Prima Ravenna, poi il ducato estense (1325) ne faranno La colonia sottocasa, come scriverà Guido Guerzoni. I Veneziani le impediranno di commerciare e la bruceranno due volte nel 932 e 1432.
Dal 1200 i comacchiesi sono così un “popolo senza proprietà”, che conserverà solo il diritto monopolistico (rispetto ad altre popolazioni) di fussinare (pescare) nelle sue ex Valli o di lavorare nella Fabbrica di conservazione del pesce. Nella loro coscienza è però sempre la “loro Valle” da cui possono ritrarre una rendita (lavorandoci), ma non potranno mai accumulare il denaro per investirlo nella Valle, che non è più loro…da cui lo “scialo”, come cultura che viene interiorizzata. Vivono quindi di una rendita monopolistica in una fase di preistoria del capitalismo, che è come una “corda che li salva” dalla fame ma che di fatto si trasforma in un “cappio al collo”, in quanto possono lavorarci (e lavorandoci si fanno del “bene” in quanto sopravvivono), ma anche del male in quanto si legano a questa “sorte” terrifica. Le Valli sono immense e nessuno riuscirà mai a gestirle in modo efficiente in quanto sono enormi, avrebbero necessità di capitali enormi, di conoscenze idrauliche enormi e hanno una variabilità di pesca altissima (da 1 a 5 volte all’anno) a seconda del tempo.
Ciò porterà gli stessi comacchiesi a pensare di cedere ad altri le Valli che sono una “Madre Matrigna che dà Vita e Morte” che garantisce la sopravvivenza, ma è anche “terrore”, in quanto, non potendola regolare idraulicamente, è una minaccia mortale permanente.
Comacchio rappresenta un caso di studio interessante del passato o la sua storia parla ancora al nostro futuro?
James Clifford direbbe di si. Insegna Storia della Coscienza in California (Ritorni, 2023, Ed. Molteni) dove scrive che “siamo noi occidentali a dover diventare (ora) indigeni”. Viviamo tempi confusi, il cambiamento è disorientante, c’è nostalgia di una sicurezza perduta. I popoli tribali, nativi e indigeni stanno uscendo dal cono d’ombra che li ha sempre caratterizzati e la loro capacità di dialogo con Natura e Tradizioni assume ora un valore identitario positivo. Culture che si sono poste contro il capitalismo predatorio di stampo neo liberale hanno una nuova vitalità e nei tribunali riescono ad ottenere sempre più attenzione per le loro terre. L’ONU stesso li difende e ha ora una Agenzia apposita.
Negli ultimi tempi è cresciuta la coscienza di una fase nuova (Capitalocene) in cui stanno avvenendo profonde trasformazioni geopolitiche, sociali ed economiche. L’antica Comacchio non esiste più, spazzata via nella sua identità e nei suoi valori anti-sistema, dal capitalismo che ritiene che rendita & profitto, dio-denaro, individualismo, innovazioni tecnologiche (la Tecnica di cui parla Galimberti) siano le nuove guide di una Modernità che si fa però sempre più minacciosa (quasi un’Apocalisse) per la stessa specie umana, la quale si interroga (accade per la prima volta nella storia) se sopravviverà.
Nel 1958 Angelo Brelich, storico delle religioni, pubblicò Gli eroi greci, da cui capimmo che la morale nacque attorno al VI sec. a.C. (“Ciò che detesti non farlo all’altro”) come la scelta del bene al posto del male. Solo con Solone, arconte in Atene nel VI sec. a.C., Zeus diventa una figura di “giusto” e lo sfarzo e l’arroganza dei ricchi diventano disuguaglianze inaccettabili, mentre si afferma un’ideale virtuoso di temperanza, sobrietà e misura. In questi secoli si è formato, insieme al concetto di morale dei primi filosofi greci, il primo nucleo dell’Antico Testamento cristiano; le opere di Zarathustra, Buddha, Confucio e Laozi danno luogo a quella che possiamo chiamare la prima “globalizzazione” della morale e la nascita dell’umanesimo”. E così siamo andati avanti per 2,5mila anni.
Poi è arrivato il secolarismo amorale, la nascita dell’economia (1776 con Adam Smith) e della “dittatura del denaro”, i trionfi della tecnica, della scienza, dell’economia e finanza che oggi sono diventati il punto debole dell’Occidente liberal-democratico, quel “coltello a doppia lama che ci ferisce sempre più” e su cui pesa ormai un grande interrogativo sul nostro futuro.
F. Nietsche vide per primo questo disastro che avanzava e fu profetico con la “morte di Dio e della morale” con il suo “Al di là del bene e del male” che ci invitava a ritornare al passato ad un progresso che era anche un “tornare indietro”.
Tramontati i valori umani che hanno caratterizzato gli ultimi 2,5mila anni basati sulla giustizia, le virtù, comunità, fratellanza, pudore, dignitas latina (onestà, lealtà, protezione dei deboli), che ormai resistono in pochi luoghi alla periferia dell’Impero e in via di crescente distruzione la Natura, ci rimane un modello “paranoico” dell’Occidente comandato dal Dio-denaro, quel vitello d’oro dell’Economia (che ha espulso morale e spiritualità) e che guida la stessa Politica. Una Economia a sua volta guidata dalla Tecnica che, a sua volta, è guidata dalla Finanza (e così torniamo al Dio-denaro). Una spirale infernale che ci fa scendere ogni anno ad un cerchio più basso (direbbe Dante), di cui c’è da essere poco fieri rispetto alle culture dei “vinti”, al punto tale che potrebbe portarci all’estinzione della specie umana. I pellerosse, i tuareg, i latino americani distrutti dai conquistadores e tutte le Comacchio vinte dai “moderni” forse qualche ragione l’avevano (La mia Africa di Karen Blixen, le opere del viaggiatore Eugenio Turri).
Comacchio così “ritorna” e ha molto da dire e potrebbe fare di questa identità antica e controversa una forza alleandosi con chi nel mondo ha storie simili. Metamorfosandosi ora potrebbe aprirsi a quel mondo esterno che ha sempre vissuto (a ragione) come predatorio. Non è più sola.
Chi fosse interessato al testo completo della conferenza di A. Gandini, svolta a Comacchio il 2 febbraio 2024, può rivolgersi all’associazione La città invisibile Via Gramsci n.1, Comacchio oppure scaricare il testo completo a questo link. https://sites.google.com/view/lacittainvisibileaps