di Giancarla Codrignani. Pubblicato nel blog dell'autrice il 27 febbraio 2024.
Che la parola parità contenga qualche imbroglio lo si è visto parecchie volte. Si comincia subito con la Costituzione: ti hanno dato, prima di tutte le uguaglianze, quella di genere, che allora si chiamava di sesso; poi hanno precisato che, come lavoratrice, avevi “gli stessi diritti” del lavoratore, fatta salva “la tua essenziale funzione familiare”.
Poi anche il linguaggio: abbiamo detto – non ancora del tutto ascoltate – che poeta vale per uomini e donne (come tutti i nomi con desinenza in -a) o che avvocatessa è errore di morfologia perché avvocato o ministro “fanno, secondo lingua italiana corretta, avvocata e ministra. Intanto io, che mi definirei “una politica” capisco che solo il maschile vale veramente: io sono un equivoco nel discorso comune una politica non sarà mai come un politico.
Tuttavia anche a una femminista anni ’70 (del secolo scorso) era sfuggito un particolare delle nuove norme sull’alternanza uomo/donne nelle schede elettorali. Avevamo a suo tempo criticato ampiamente l’impianto, che obbligava i partiti, facendo alternare il nome di una donna a quello di un uomo nella costruzione delle liste elettorali, i partiti a schiacciare le donne al secondo posto. Infatti il problema (poco risolvibile) è proprio “il/la” capolista.
Oggi vediamo con chiarezza l’imbroglio: il timore che “il” capolista si porti via tutti i voti era legittimo. Adesso dobbiamo temere anche “la” capolista. Infatti se Meloni si mette alla testa in tutte le schede – e sappiamo che, una volta eletta, non andrà a Bruxelles – per la legge dell’alternanza cederà il posto al secondo candidato, che sarà sempre un uomo, e confineràle donne del partito al terzo posto. Idem Schlein.
Che non c’è rimedio lo conferma Ursula von der Leien. Si ricandida alla Commissione: una donna tenace? Il cambiamento di orizzonte che ha cambiato tute le situazioni impone modifiche: la Germania non sa più qual è la sua identità politica e Ursula – che è stata ministra della difesa, si concentra sui problemi della Difesa. Sa che nè l’Europa e neppure la Nato potrebbero sostenere a lungo una guerra convenzionale; quindi la Commissione sarà ancor più “difensiva”. Dato che ha già varato l’obbligo del 2% del bilancio di tutti i paesi europei, sarà “più a destra”.
Come volevasi dimostrare: accettiamo il modello unico senza proporre la nostra cultura e il mondo non cambia strategia..