di Andrea Gandini. Economista, analista del futuro sostenibile.
Vladimir Putin è stato rieletto con la percentuale bulgara dell’87% in elezioni “controllate” (senza Navalny) ma da cui emerge anche il forte consenso che ha (da sempre). Governerà per altri 6 anni fino al 2030. L’economia russa va bene e la guerra con l’Ucraina pure. Gli stati maggiori della Nato hanno fatto trapelare che lavorano ad un accordo entro l’estate. Nessuno lo dice ma si rafforza l’idea di lasciare alla Russia i territori conquistati, con la possibilità (forse) di un referendum di conferma.
Nel 4° trimestre del 2023 il Pil russo è cresciuto del 5,1% (più di un anno prima) e si avvia a crescere del 3% nel 2024, la disoccupazione è al minimo (2,9%), anche perché molte donne lavorano ora al posto degli uomini al fronte.
Le sanzioni dell’Occidente non hanno avuto alcun serio effetto sulla Russia. Le vendite di gas e petrolio sono passate dai 100 miliardi di dollari del 2021 ai 128 del 2022 e ai 97 del 2023. L’abbandono di imprese e catene di negozi occidentali dalla Russia ha avuto l’effetto opposto: far arricchire le imprese russe e gli oligarchi che hanno acquistato a prezzi stracciati le fabbriche e le catene di negozi abbandonati, come gli 850 McDonald’s e le 130 caffetterie di Starbucks o le fabbriche di Mercedes Benz e Hyundai. Ed è la ragione per cui la maggioranza delle imprese occidentali sono rimaste in Russia, nonostante le pressioni dei nostri Governi.
Il commercio con la Cina ha sostituito quello con l’Europa, i cui cittadini ora pagano il gas molto di più nonostante i prezzi di gas naturale ed energia elettrica all’ingrosso siano ritornati al livello (pre-guerra) del giugno 2021 (29,1 al Ttf di Amsterdam). Le bollette di gas ed elettricità in Italia sono cresciute infatti in media rispetto a 3 anni fa di 328 euro l’anno (+26% il gas +175 euro; +24% l’elettricità +153 euro), a conferma che le Utility sono leste ad aumentare i prezzi ma non altrettanto a ridurli, così come del resto hanno fatto le banche nel 2023 (quasi 30 miliardi di profitti, andati quasi tutti ai fondi finanziari e azionisti). Quando si tratta del dio quattrino tutte le nostre Authority e la cosiddetta democrazia svaporano.
Il Commercio della Russia con la Cina è cresciuto dai 147 miliardi di dollari del 2021 ai 240 del 2023. La Cina ha sostituito l’Europa e l’integrazione funziona benissimo così come prima con la Germania: la Russia esporta materie prime in Cina, che ricambia con quelle tecnologie che come Occidente non esportiamo più in Russia (smartphone, semiconduttori, auto, etc.). E quelle sanzionate, per non mettere in imbarazzo la Cina, arrivano da paesi terzi (Kazakistan,…) che le comprano in Occidente e le rivendono alla Russia.
I ricavi dal petrolio (a cui l’Occidente ha imposto un tetto di 60 dollari al barile) sono cresciuti nel 2022 e sono stabili nel 2023: l’embargo non ha funzionato per niente in quanto viene bypassato da compagnie del G7 non soggette a sanzioni che lo trasportano e vendono a Cina, India, Malesia, etc. C’è poi anche la preoccupazione di Biden di non ridurre troppo l’offerta di petrolio per non far salire il prezzo in un anno elettorale, sapendo quanto gli americani sono sensibili al prezzo della benzina.
Il risultato è che le entrate della Russia sono cresciute sia nel 2022 e ancor di più nel 2023 e ciò le ha consentito di aumentare la spesa militare dai 65 miliardi di dollari del 2021 a 82 nel 2022 e a 105 nel 2023 (8% del Pil, a fronte del 7% di quella Usa).
E’ il paradosso di una globalizzazione senza regole voluta dall’Occidente che ha a tal punto favorito la liberalizzazione dei mercati e le multinazionali per cui non solo non riesce a “piegare” i loro business alle sue strategie geo-politiche, ma neppure a raccoglierne le imposte di cui oggi ha un bisogno spasmodico l’Europa se vuole finanziare la transizione green, la quale uscirà da questa guerra “cornuta e mazziata”, impoverita, spaesata, senza quelle risorse (buttate in armi) che sarebbero servite per compensare i lavoratori e i ceti che verranno colpiti. E senza risorse la transizione green finirà in Europa per alimentare il populismo di destra.
Gli atlantisti fondamentalisti si inventano ogni mese, come Netanyahu in Palestina, una nuova strategia pur di non negoziare un cessate il fuoco e un accordo che prima si fa, prima fermerà quella che è una inutile strage di centinaia di migliaia di soldati e civili ucraini (e poi russi) manipolati (da capi e divanisti) nell’impresa impossibile di sconfiggere una potenza nucleare. La nuova idea è usare i 300 miliardi di dollari delle riserve della Russia depositate in banche occidentali, per finanziare l’acquisto di munizioni per l’Ucraina. Ennesimo buco nell’acqua che favorirà l’abbandono di altri paesi terzi del dollaro, spostando ancor più il baricentro verso i Brics e non sposterà di un millimetro la possibilità dell’Ucraina di vincere questa guerra.