di Benedetto Saraceno. Pubblicato in Salute internazionale del 27 marzo 2024.
Le disuguaglianze nella salute sono tutte quelle differenze ingiuste, evitabili e rimediabili, nel raggiungimento di una salute ottimale per tutti. Tuttavia, lo stato del pianeta è drammaticamente malato a causa dei mutamenti climatici, dello sfruttamento irresponsabile e rapace delle risorse, delle crescenti tensioni geopolitiche, delle carneficine mediatizzate e di quelle ignorate e dell’aumento del numero di esseri umani costretti a fuggire e migrare. E tutti questi fattori di sofferenza fisica, psicologica e sociale sono in aumento e ormai più che potenziali fattori di rischio andrebbero considerati come rischi potenti e certi. In tale contesto, una questione che da sempre è al centro del dibattito sulla Salute Globale è ovviamente quella della misura delle disuguaglianze: ossia, come si possano misurare differenze tanto eterogenee, di cui è spesso difficile una definizione operazionale e dunque una misurazione quantitativa.
Le statistiche nazionali sono risultate inadeguate a misurare le disuguaglianze dello stato di salute sia per la genericità degli indici utilizzati sia perché spesso non riescono (e talvolta non vogliono) intercettare le disuguaglianze nei gruppi più emarginati e vulnerabili come, ad esempio, le popolazioni che vivono in aree rurali remote, le minoranze indigene e gli immigrati. È inoltre interessante notare che qualche autore include fra le disuguaglianze nella salute globale anche il sistematico reclutamento di personale sanitario dai paesi a basso e medio reddito verso quelli ad alto (1). A partire dal Multidimensional Poverty Index proposto dalle Nazioni Unite (2) è stata proposta una nuova misura capace di intercettare allo stesso tempo la deprivazione socioeconomica, i livelli educazionali e gli standards di vita materiale (3). La misura dello status socioeconomico attraverso tale indice composito sarebbe lo strumento più idoneo per monitorare le disuguaglianze in salute.
sintesi di Alessandro Bruni
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