di Andrea Malaguti. Direttore di La Stampa in La cucina della Stampa del 21 aprile 2024.
C’è chi ha il coraggio delle proprie azioni e chi non ce l’ha. Serena Bortone denuncia, sulla sua pagina Facebook, la censura della Rai ad Antonio Scurati che ieri sera doveva leggere nel programma, Che sarà, il suo monologo per il 25 Aprile. La Rai dice che si è trattato di un problema di contratto, di soldi, invece che di contenuti sgraditi. Lanciare il sasso e ritirare la mano? A rispondere agli attacchi denigratori ci persa sul tardi lo stesso Scurati che, sul sito di Repubblica, replica alla premier: «Questa è violenza. È il prezzo da pagare per esprimere un pensiero? Ho solo accolto l'invito di un programma della televisione pubblica a scrivere un monologo a un prezzo consensualmente pattuito con la stessa azienda dall'agenzia che mi rappresenta e perfettamente in linea con quello degli scrittori che mi hanno preceduto». La giornata comincia incandescente.
Prima lo stupore, poi la rabbia, «un colpo basso», e infine un contrattacco, più dovuto che spontaneo. Giorgia Meloni tutto voleva adesso tranne che una polemica sul 25 aprile e per questo in molti la descrivono furiosa con i suoi in Rai, a cominciare da Paolo Corsini e Giampaolo Rossi. Ma nel mirino ci sarebbe anche il vicedirettore Giovanni Alibrandi, colpevoli a diverso titolo della decisione di estromettere il monologo di Antonio Scurati dal programma di Serena Bortone. L’anniversario della Liberazione dal nazifascismo si stava avvicinando senza troppo rumore, a differenza dell’anno scorso, quando le dichiarazioni controverse del presidente del Senato Ignazio La Russa avevano generato polemiche durissime. «Eravamo arrivati al 20 aprile quasi indenni», ironizzano nel partito, e invece ecco che la Rai, la Rai meloniana, riporta il dibattito lì dove sorgono le ambiguità mai davvero risolte.
- Il testo integrale del monologo: Se la premier non dice la parola antifascismo di Antonio Scurati