Ma quest’anno… be’, di sicuro avrete già visto un sacco di articoli che dicono come questa sia una Pasqua diversa da tutte le altre, il che è vero. La nostra Pasqua segna un momento di estremo pericolo in cui TUTTI ce l’hanno fatta. Non questa volta. Non ci siamo tutti affrancati dalle catene – anzi alcuni di noi non ce lo faranno mai.
Da ragazzo, la mia famiglia, come molte altre, era solita aggiungere una quarta matzah alla pila tradizionale delle tre poste sulla tavola del Seder. La quarta matzah era posta lì per ricordare gli ebrei di tutto il mondo che non sono nelle condizioni di celebrare il Seder perché in una situazione di oppressione – è anche chiamata “matzah della speranza”. Invitavamo così, simbolicamente, tutti quegli ebrei che non potevano fisicamente essere parte della festa nelle nostre case e davamo loro un posto d’onore alla nostra tavola familiare, con la speranza che un giorno anche loro si sarebbero uniti a noi nella libertà di essere ebrei e di celebrare la nostra tradizione comune, il nostro retaggio condiviso di libertà dalla schiavitù.
Siamo una famiglia, noi ebrei. Ed è vero, a dispetto delle tante, forti divisioni, differenze e persino ostilità che ci sono tra di noi. Scusa, la tua famiglia è tutta rose e fiori? Vi trovate tutti d’accordo su tutto? Non ci sono mai divisioni serie o discussioni dolorose?
Le famiglie possono essere toste, possono ferire, essere colme di rancore e persino a volte intollerabili. Sono sicuro che esistono famiglie in cui tutti vanno perfettamente d’accordo – se vale nel tuo caso, mi fa piacere. Non penso però che sia esagerato dire che la famiglia è un qualcosa di difficile per molti di noi da affrontare.
Non importa, però. Siamo comunque una famiglia, non importa come. È così che mi sento riguardo all’essere ebreo – e anche un umano.
Siamo tutti famiglia, letteralmente e metaforicamente, e i miei fratelli e sorelle sono stati rapiti, uccisi, violentati e mutilati. Sono stati messi in catene e non siamo riusciti a liberarli.
I miei fratelli e sorelle stanno anche uccidendo, mutilando e distruggendo, bombardando e sparando, partecipando a una catastrofe umana che segue una logica che non possiamo capire appieno da lontano.
E tutto fa male oltre ogni parola. Più semplice di così.
Penso che valga la pena ripeterlo. Noi dall’esterno non possiamo veramente capire. Come possiamo giudicare? Ho le mie opinioni sulla politica e leadership, che si basano su una mia comprensione incompleta – sia dalla lettura e dall’osservazione a distanza. Ma non mi sento in grado di fare una dichiarazione politica. La mia famiglia è nel dolore, la mia famiglia è sotto attacco e la mia famiglia sta prendendo parte a quello che può essere chiamato solo un orrore brutale.
Invece, affronto la prima notte di Pasqua chiedendomi quanti altri matzah dovremo aggiungere per portare speranza? La quarta matzah è un simbolo per coloro che potrebbero in futuro avere la possibilità di essere liberi e celebrare come il resto di tutti noi. Non penso che ora basti.
Quanti altri matzah dovremmo mettere fuori per coloro che sono stati rapiti? E per chi è stata tolta la vita in modo violento e per tutti quelli che sono morti e continuano a morire da allora? Quante gocce di vino dovremmo versare per sedare la nostra gioia quest’anno? Dieci? Diecimila?
Sono certo solo di una cosa. La mia famiglia, la nostra famiglia, la famiglia umana non sarà mai più la stessa. E questo fa male più di quanto possa esprimere a parole.
Ma posso dire questo: per me solo l’amore è incondizionato. Tutto il resto è aperto alla discussione, al dibattito, al ripensamento. Quindi, se i sentimenti che ho espresso qui in questa notte – una notte che consideriamo diversa da tutte le altre perché è un espressione di gratitudine così assolutamente unica e importante – offendono perché mi rifiuto di “prendere partito” o essere qualcosa di diverso dalla creatura che sono, uno che non è in grado di giungere a conclusioni definitive su scenari insopportabilmente complessi e dolorosi ed è restìo nel giudicare gli altri – anche quelli con cui penso di essere radicalmente in disaccordo – allora tutto ciò che posso dire è “benvenuto nella famiglia”.