di Giovanni Caprio. Pubblicato in Pressenza del 30 marzo 2024.
Il disorientamento e la solitudine che accompagnano le nostre vite ci fanno sempre più capire che nessuno può bastare a se stesso e ci spingono ad operare per costruire il tessuto relazionale delle nostre Comunità, che da qualche tempo a questa parte si stanno proponendo come il vero soggetto del cambiamento. Sono due in particolare le esperienze che si vanno affermando in giro per l’Italia: la Fondazione di Comunità e la Cooperativa di Comunità.
Le Fondazioni di Comunità sono organizzazioni filantropiche che si concentrano su specifiche aree geografiche con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita delle comunità in cui operano, rafforzare i legami sociali, affrontare i problemi locali e promuovere lo sviluppo. Lo fanno favorendo un’infrastrutturazione sociale basata sul concetto del dono, incentivando le donazioni da e per la comunità e creando e gestendo fondi di varia natura, che concorrono a costituire e incrementare il patrimonio dell’ente. Le Fondazioni di Comunità favoriscono il coinvolgimento civico, ispirando le persone a sostenere cause locali, in particolare identificando i problemi più urgenti e promuovendo soluzioni su misura, basate su una conoscenza privilegiata delle esigenze del territorio e della sua comunità. Attualmente se ne contano 52 diffuse su tutto il territorio nazionale.
La Cooperativa di Comunità è invece una forma di cooperativa che nasce da un’azione comune e che crea valore sociale ed economico, attraverso la produzione e/o gestione di beni comuni in maniera partecipata ed inclusiva. È una forma diffusa soprattutto nei territori montani dove a fronte del crescente spopolamento dei territori e della bassa accessibilità ai servizi tipica delle aree rurali e periferiche si è assistito ad una crescente tensione politica e sociale volta alla difesa e alla “rigenerazione” di questi luoghi. I percorsi comunitari e di cooperazione nascono dalla comunità stessa, dai cittadini e dagli abitanti del territorio di riferimento. Ciò non significa, però, che la nascita sociale di organizzazioni cooperative o di comunità sia un atto assembleare o totalizzante. Il percorso di costituzione è infatti promosso da una “minoranza profetica”, visionaria e determinata che si assume il rischio e la responsabilità imprenditoriale del progetto: non può esistere un’impresa di comunità, se non è la comunità ad investire in se stessa.
sintesi di Alessandro Bruni
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