di Andrea Malaguti. Editoriali pubblicati del blog dell'autore il 4 e il 5 aprile 2024.
Sempre più sottofinanziato, con medici e infermieri insoddisfatti e malpagati, un’assistenza territoriale non al passo con i bisogni della popolazione che invecchia e il divario tra Nord e Sud che aumenta.
L’analisi è impietosa quanto è accorato l’appello a difesa della nostra sanità pubblica lanciato da 14 tra i maggiori scienziati italiani, tra i quali il Nobel per la fisica Giorgio Parisi, il grande immunologo Alberto Mantovani, il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli e il farmacologo Silvio Garattini.
Un parterre de rois unito nel dire che «non possiamo fare a meno del servizio sanitario pubblico», ma che oggi i dati dimostrano quanto sia in crisi, causa «arretramento di alcuni indicatori di salute, difficoltà crescente di accesso ai percorsi di diagnosi e cura,
delle diseguaglianze regionali e sociali». Molto «si può e si deve fare sul piano organizzativo, ma la vera emergenza è adeguare il finanziamento del Servizio sanitario nazionale agli standard dei Paesi europei avanzati.
Intanto, la Regione Lombardia recluterà tra i 400 e i 500 infermieri in Sudamerica, precisamente tra Argentina e Paraguay, dove è volato l’assessore al Welfare Guido Bertolaso. Un modo per provare ad arginare la mancanza di personale sanitario nelle strutture lombarde. Mancano all’appello infatti circa 3 mila infermieri, 2.300 solo per le case di comunità in una regione che ne ha solo 66mila.
«I numeri non sono opinioni: il fondo sanitario nel 2024 è al massimo storico di sempre: 134 miliardi. Negli anni prima del Covid stava a 115 miliardi. Non si può dire che abbiamo tagliato».
La premier Giorgia Meloni, dallo studio di Porta a Porta, difende l’operato del suo esecutivo (e omette di precisare che la spesa sanitaria vada considerata in rapporto al Pil: in discesa al 6, 4 per cento nel 2024, pari ai livelli pre pandemia). Intanto tre segnali d’allarme in ventiquattro ore danno la misura dell’urgenza: salvare il Ssn, subito, prima che sia troppo tardi.
Dopo l’appello di quattordici esperti, ieri all’indirizzo di Palazzo Chigi sono arrivati, a stretto giro, un ammonimento della Ragioneria di Stato sui Lea e l’aut aut della Conferenza delle regioni: se il governo non dovesse ripristinare i finanziamenti di 1, 2 miliardi tagliati dal decreto Pnrr per le opere di sicurezza sismica delle strutture ospedaliere, i governatori potrebbero rivolgersi alla Corte Costituzionale.
E il professor Franco Locatelli, oncoematologo di fama mondiale e presidente del Consiglio superiore di sanità di solito è uno che non si schiera. Ma questa volta non ci ha pensato due volte a firmare insieme ad altri 13 scienziati l’appello a salvaguardia del nostro Ssn. «Per non dover nemmeno ipotizzare che i pazienti non abbiano più l’accesso gratuito alle terapie innovative più costose».