di Nicla Panciera. Pubblicato in Vita del 23 maggio 2024.
Le cure palliative sono un diritto sulla carta. Sono nei livelli elementari di assistenza dal 2017 e le evidenze scientifiche mostrano che allungano e migliorano la vita e aiutano a non morire male. Eppure, nel nostro paese, per rispondere ai bisogni di cure palliative mancano all’appello oltre la metà dei medici e i due terzi degli infermieri. La fotografia della situazione e la stima del bisogno di personale competente e qualificato in cure palliative viene da un documento tecnico frutto di un notevole impegno durato un anno di un gruppo di lavoro della Società Italiana di Cure Palliative Sicp, pubblicato qui sulla Rivista italiana di cure palliative. Le raccomandazioni per gli standard di personale per le équipee specialistiche avanzate dai palliativisti si basano sulla quantificazione del personale medico e infermieristico attualmente mancante e necessario per attuare gli obiettivi che sono definiti in modo chiaro e inequivoco dalla normativa italiana.
L’urgenza è quella di agire ora: «Viviamo un momento che può essere definito a ragione come un’occasione unica per il sistema sanitario nazionale. La legge 106 del 2021 chiede alle Regioni di completare l’articolazione delle Reti di cure palliative entro il 2025, il decreto ministeriale 77/22 definisce il ruolo di tali Reti nel panorama ampio di una sanità territoriale profondamente rinnovata, la Legge 197/2022 fissa l’obiettivo della presa in carico del 90% del bisogno di cure palliative da raggiungere entro il 2028. Tutto questo si colloca nel perimetro ampio del PNRR con l’impegno del miglior uso delle risorse rese disponibili» spiega Gino Gobber, presidente della Sicp e direttore del servizio cure palliative dell’Apss di Trento. Quello della rete di cure palliative è un modello organizzativo paradigmatico, che prevede un’alleanza tra medicina generale, l’assistenza domiciliare integrata a livello base e il sapere specialistico di chi guida la rete, in linea con la sanità territoriale in via di costruzione nel paese.
Ecco le cifre: per l’assistenza domiciliare mancano circa 750 medici dei 1.600 che sarebbero necessari e più di 3.000 dei circa 4.500 infermieri, con una carenza di unità pari al 66%. Negli hospice le cose vanno lievemente meglio: oggi negli hospice lavorano circa 500 medici palliativisti e oltre 2100 infermieri per 3199 posti, insufficiente rispetto agli obiettivi fissati dal decreto del ministero della salute 77/22, secondo i quali mancherebbero oltre 100 medici palliativisti e oltre 600 infermieri, pur in presenza di una grande variabilità di dati nelle diverse Regioni. C’è, infatti, ampia disomogeneità dei modelli organizzativi di erogazione delle cure palliative fra le diverse Regioni e talvolta anche all’interno delle stesse...
sintesi di Alessandro Bruni
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