di Massimo Battaglio. Pubblicato in Gionata del 2 maggio 2024.
Il tutto in nome di Dio, ci mancherebbe. In nome delle “radici cristiane dell’Europa”.
Vorrei chiedere a questi difensori della famiglia “creata da Dio” e dell’Europa istituita per diritto divino: ma quanto è evangelica la vostra famiglia? Che radici ha, nelle Scritture?
Il Vangelo dice che Gesù nasce nella meno tradizionale delle famiglie: da una ragazza non sposata, il cui fidanzato è talmente cotto che rischia la pelle pur di non denunciarla (Mt 1,18-22). Magari aveva capito tutto: la storia dell’angelo, il disegno di salvezza di Dio… Ma la gente del quartiere, tutto questo, non lo sapeva. Vedeva un cornuto contento che infrangeva pure la legge prendendosi in casa una ragazza madre.
A 12 anni, Gesù scappa per una prima volta di casa (Lc 2,41-50). Modello Mulino Bianco, proprio. A 30, se ne va definitivamente, affascinato da quell’altro squinternato di suo cugino Giovanni che si era messo a fare l’hippy sulle rive del Giordano (Mc 1,9-11). Di nuovo: noi conosciamo il senso di tutto ciò. Ma la gente del paese?
Dopo un po’ di stranezze, i suoi lo beccano e vorrebbero riportarlo a casa. Lui manda a dire: “chi è mia madre? Chi è mio fratello?” (Mc 3,31-34). A questo punto, pare che sia la madre ad aver accettato di fare la barbona pure lei. Sì, barbona, perché “il figlio dell’uomo non ha dove poggiare il capo” (Mt 8,18-22), cioè è una specie di punk a bestia.
Che fine ha fatto Giuseppe? Forse la stessa fine della moglie di Pietro, che esiste, perché il Vangelo fa menzione della di lui suocera (Mt 8, 14-17), e quindi ha senz’altro dei bambini. Ma Gesù è il tipo che ti conquista, e non gliene importa proprio nulla se, per seguirlo, devi fare come lui, cioè impippartene della famiglia e andare a battere le strade: “chi non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, non può essere mio discepolo” (Lc 14,26).
E’ così. E per far meglio capire quanto consideri la “famiglia tradizionale”, sceglie come migliore amico un tipo, Lazzaro, che abita con due sorelle non sposate e non prende moglie manco a morire (Lc 10,38-42). Quanto alle sue amiche di sesso femminile, ce n’è almeno un paio che gli fanno un filo spietato senza che lui si decida a sceglierne una. E sono due ragazze talmente perbene che, di una, si chiacchiera che fosse posseduta da sette demoni (Lc 8,2-3) e, dell’altra, è meglio tacere per amor di Dio (Lc.7,36-50).
Per completare il quadretto, nella Pasqua più importante della sua vita, Gesù decide ancora una volta di infrangere le tradizioni famigliari, che, dai tempi dell’esodo, prevedevano la cena con l’agnello e il pane e le erbette e tutto quanto, e va a mangiare fuori coi soliti amici della banda (Mt 26,17-20). Da quella cena alternativa nascerà un mondo nuovo (“cibis in legalibus”, commenta la tradizione cattolica preoccupata. Ma quando mai?).
Si può sapere dove hanno imparato, i catto-integralisti sfrasciconi, a sostenere sempre e pervicacemente il contrario di quello che ha fatto il Gesù a cui proclamano di ispirarsi?
Per carità: non voglio mica dire che Gesù fosse per il divorzio, magari per l’aborto e financo per il matrimonio same sex. Di queste ultime due problematiche, non parla (il che suggerirebbe meno enfasi ai suoi pii seguaci quando legiferano in materia). Quanto alla prima, sì: dice che “quello che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi” (Mt 19,6), riconoscendo che il matrimonio viene dal Padre. Ma intanto, lui, personalmente, non lo pratica. Dimostra con la propria vita che certe cose e certe leggi non sono imperativi assoluti; che si può vivere bene anche inventandosi uno stile alternativo.
Davvero: non capisco su quali fondamenti, i tradizionalisti negano la fecondazione eterologa, la gestazione per altri, le coppie dello stesso sesso. E non vedo un’origine biblica della sovranità dei genitori sulla vita dei figli, come oggi si sta proclamando oltre ogni buon senso. Sono cose di tradizione? Credono che sia giusto così? Va bene, padronissimi. Ma non scomodino il Padreterno!
Perchè chi è così attaccato ai comandi antichi, dovrebbe sapere che “nominare il nome di Dio invano” (Es 20,7) è peccato mortale e, prima o poi, la pagherà.
Commento di Alessandro Bruni. Questo post di Massimo Battaglio potrebbe risultare irriverente ad alcuni. Di fatto riporta una esposizione della famiglia di Gesù nota da tempo con intenti politico-ateistici che Battaglio risolve con precise notazioni dei Vangeli. Vorrei che i lettori più critici prendessereo questo post per quello che è: una esposizione ironica di fronte al perdurare della esposizione politica affatto ironica di quanti, come Vannacci e altri di pari idee, considerano la famiglia un fortino da difendere con alte mura, mentre, si sa, che di fatto e da sempre, è una istituzione sociale assai fluida non solo nella contamporaneità, ma anche nella storia antropologica e sociale dell'uomo. L'esprimere altre latitudini in materia di famiglia, come nella fede, non dovrebbe mai indurre alle crociate dove ci si combatte all'insegna di "Dio è con noi", perché Dio o è con tutti o non è con nessuno. La differenza la facciamo solo noi con la sedimentazione di costume, di interpretazione, di stereotipi. La verità va sempre cercata perché si nasconde nelle nostre miserie di ritenere sempre di essere apoditticamente dalla parte dei giusti. Più che muri di difesa bisognerebbe evangelicamente aprire varchi di comprensione in cui il pass non può che essere l'amore reciproco e il rispetto delle differenze.