di Eleonora Virgilio. Pubblicato in Upo Aging Project del 30 aprile 2024.
L’invecchiamento è un processo inevitabile e incessante che colpisce tutti gli individui indiscriminatamente. Man mano che le persone invecchiano, diventano più predisposte a numerose malattie legate all’età come le patologie cardio e cerebrovascolari, i tumori, il diabete, le patologie respiratorie e le malattie neurodegenerative. A livello microscopico le cellule perdono la capacità di proliferare, di maturare e di sostituire gli elementi morenti e vengono quindi denominate senescenti.
Quando questo declino funzionale riguarda il sistema immunitario, si parla di immunosenescenza che determina una inadeguata risposta immunitaria agli stimoli esterni. I fenomeni di immunosenescenza interessano sia la risposta immunitaria innata sia la risposta adattativa . Oltre alle patologie sopra citate, tali cambiamenti cellulari, portano anche ad una maggiore suscettibilità alle infezioni e mortalità, e a una peggiore e talvolta insufficiente risposta ai vaccini negli anziani.
Sebbene l’immunosenescenza si verifichi in quasi tutte le persone anziane, differenze genetiche, ambientali, di stile di vita e di nutrizione causano una variabilità ed eterogeneità tra diversi individui, rendendo alcune persone più suscettibili allo sviluppo di malattie e altre meno, potendo quindi raggiungere età molto avanzate relativamente prive da patologie croniche.
Tuttavia, è stato osservato come la senescenza cellulare stimoli la secrezione di citochine pro-infiammatorie che causano uno stato di infiammazione cronica indipendentemente dall’attivazione delle cellule del sistema immunitario. Questo fenomeno di infiammazione sistemica cronica di basso grado che accompagna l’invecchiamento è chiamato “inflammaging”. Inflammaging ed immunosenescenza sono quindi strettamente correlati, ma non appare ancora chiaro se l’inflammaging sia una causa o il risultato dell’immunosenescenza.
Queste nuove conoscenze potrebbero aprire in futuro la strada a nuovi trattamenti specifici che potrebbero rallentare l’invecchiamento biologico prevenendo così sia la malattia di Alzheimer che quella di Parkinson. Tali trattamenti potrebbero essere denominati come « geroprotettori ». E' stato osservato che l’immunosenescenza prematura sembra essenziale per l’insorgenza della sclerosi multipla e per la sua progressione. Anche le variazioni ormonali e l’inquinamento ambientale potrebbero essere coinvolti. Infatti gli estrogeni sembrano essere protettivi e un ridotto livello di estrogeni in menopausa porterebbe nelle donne con sclerosi multipla a possibili ricadute, accelerazione della neurodegenerazione ed incremento della disabilità.
Numerosi interrogativi circondano ancora l’immunosenescenza e l’inflammaging, cionondimeno studi futuri permetterebbero non sono di capire meglio la patogenesi ma anche di sviluppare nuove terapie per numerose malattie neurodegenerative.
sintesi di Alessandro Bruni
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