di Riccardo Bonacina. Pubblicato in La Puntina, blog di Vita.it del 22 giugno 2024.
Sono stato questa settimana a vedere la mostra “Io sono un drago. La vera storia di Alessandro Mendini ” alla Triennale Milano, un itinerario pieno di affetto ed empatia dedicato a un uomo speciale celebrato a 5 anni dalla sua scomparsa.
Tra le tante sorprese mi ha colpito il manifesto del Fragilismo del 2002.
In quel manifesto Mendini riflette sulla fragilità della terra, condannando l’architettura violenta e la proliferazione delle merci. Il manifesto, non è scritto ma disegnato. Ma c’è un testo che lo esplicita ed è un vero invito a tutti. Eccolo:
Conoscere la fragilità dei pensieri, delle cose, dei corpi e del mondo.
Il “fragilismo” è un modo di concepire la vita.
È la coscienza del fragile, del provvisorio, lo spazio dei frammenti, il valore delle azioni piccole, anzi minime.
È il dovere di sapere di esistere, di essere coscienti della fragilità del destino.
È saper accostare gli oggetti che appaiono e scompaiono evanescenti, quasi stelle della via lattea. È da qui che nasce la nostra dedizione all’ignoto, la capacità di fondare nuovi alfabeti, le ipotesi sull’incertezza. Perché conosciamo la labile identità delle cose silenziose.
È in loro compagnia che abbiamo imparato a coltivare, curare, oscillare, attendere, guardare, camminare.
È immergendoci in loro che abbiamo appreso il lento, fragile, utile, onesto ripetersi dell’inutilità della vita.
È da questo oscillare tra essere e non essere che abbiamo definito il nostro metodo di lavoro.
In genere ci piace non sapere bene cosa succede attorno al nostro lavoro.
Ci piace che esistano incognite…
“Fragilismo” è una visione del mondo.
Abbiamo sempre pensato che la vita è tutta fatta di incertezze: è questa la sua curiosa caratteristica.
In questo cammino abbiamo imparato che la ragione non coniugata con le emozioni è nulla.In questo cammino abbiamo imparato che anche le cose piccole diventano grandi.
Per questo quelli che vengono chiamati “Progetti” ci appaiono solo affermazioni di pura potenza che vogliono dominare il futuro.
Per questo è bene vivere in modo fragile.
Perché così il “fragilismo” diventa la teoria per una vita disposta a scivolare su e giù come sulle sabbie mobili.
Diventa un metodo, una grande forza che fa accettare la debolezza come fosse un valore.