di redazione di Good Morning del 7 giugno 2024.
Nel 1990 gli ultracentenari erano appena 95 mila in tutto il mondo; oggi sono più di mezzo milione e sono in costante aumento, mentre l’aspettativa di vita globale è di 76 anni per le donne e di 71 per gli uomini (Rivista Studio). Solo negli Stati Uniti, stima il Pew Research Center, il numero di chi avrà superato il secolo di vita è destinato a quadruplicare nei prossimi 30 anni. Eppure, nonostante un evidente progressivo invecchiamento della popolazione, la società contemporanea non è costruita per far fronte a un crescente numero di anziani, mette in guardia Andrew Scott, professore della London Business School nel suo libro “The Longevity Imperative”.
Variabile demografica Secondo Scott, il dibattito pubblico manca di considerare una terza determinante nella riflessione sul futuro e sulle profonde modifiche del tessuto sociale, accanto all’impatto dell’intelligenza artificiale e dei cambiamenti climatici: l’aggiustamento alla longevità, che dovrà essere resa accessibile e anche sopportabile. Nell’Unione europea, ad esempio, secondo un report della Commissione del 2023, il rapporto tra anziani e persone in età di lavoro passerà dall’odierno 33% al 60% entro la fine del secolo (Euronews).
Come vivremo Questo comporterà inevitabilmente una trasformazione generale che, se non affrontata, rischia di creare una situazione distopica tra aumento vertiginoso dei costi sanitari e della pressione sulle strutture di cura, fino a una crisi del sistema pensionistico (Guardian), affossando al tempo stesso crescita, innovazione e competitività. Ma la transizione verso nuovi modelli di vita riguarderà in prima battuta il piano individuale. Perché l’idea di 25 anni di istruzione, 35 di lavoro e 35 di pensione è impraticabile e diventerà presto un miraggio, sostituita da schemi flessibili in cui le persone lavoreranno più a lungo, torneranno a studiare, prenderanno ripetutamente delle pause e varieranno più volte le loro attività, scrive il Ft+ recensendo il libro di Scott.