di Savino Pezzotta, pubblicato nel blog dell'autore e in La barca e il mare del 25 maggio 2024.
Kharkiv pur sotto i bombardamenti è costretta ad accogliere migliaia di persone in fuga dal fronte. Un’ondata che si sperava di non vedere più. Innanzi a queste immagini e a quelle che provengono da Gaza le mie convinzioni pacifiste e non violente sono messe a dura prova. Ma poi mi rendo conto che cercare di essere uomini pacifici e nonviolenti in tempo di guerra e di oppressioni è difficile ma credo che questo sia un modo per sostenere la resistenza degli ucraini, di mantenere viva l’idea che la libertà sia il non piegarsi alla logica guerresca e delle armi che sta dominando il mondo.
E’ un modo per dimostrare che nonostante il nostro essere collocati in questo fosco e indescrivibile presente non possiamo accettare la dissoluzione delle speranze, ma che è arrivato il tempo di dare alle stesse maggior concretezza. In questo processo di resistenza culturale e sociale dobbiamo avere la forza e il coraggio di prendere congedo dai principi astratti che tante volte, in buona fede, proclamiamo ma che data la loro astrattezza non sono capaci di tutelare le persone e schierarci dalla parte dei perdenti. Perché tutto sommato viviamo contro la guerra in paesi che ancora non la vivono.
Perché quando le guerre menzionate finiranno e apriranno la possibilità che si possano chiudere i 184 conflitti armati che sono aperti nel mondo non ci saranno vincitori, ma tutti perdenti da sostenere, speranze da ripristinare e la dedizione alla cura dei corpi feriti e mutilati, alle persone esodate e alle case distrutte e alla ricostruzione di nuovi luoghi da abitare. Ma soprattutto servirà rinvigorire le anime e far rifiorire gi spiriti per sconfiggere la disperazione e il desiderio di vendetta o di rivalsa.
Per queste ragioni occorre che oggi, collocati in un tempo di guerra e di risorgenza bellicista, prendere congedo da ogni violenza “giusta”. Mi rendo conto che non è facile fare fronte a simili tragedie e che non basta dichiararsi pacifisti per avere la coscienza a posto.
Il problema principale che abbiamo come pacifisti è che veniamo ripetutamente contestati con un’immagine distorta del pacifismo: siamo accusati che il nostro pacifismo totale sia senza cuore e cieco. E questo ci costringe a mettere alla prova la nostra visione di pacifismo e sconfiggere il pregiudizio che sia una ideologia fuori dalla realtà e forsanche pericolosa.
La domanda a cui dobbiamo rispondere. Il Pacifismo in tempo di guerra: è possibile? Una sua difesa, nonostante la barbara guerra di aggressione in Ucraina e il massacro dei palestinesi a Gaza, come si combinano? La mia ipotesi è questa: non bastano più le dichiarazioni ideali ma la guerra che si svolge nell’epoca post-moderna e con l’uso di sofisticati strumenti tecnologici può essere contrastata con un “pacifismo pragmatico”.
sintesi di Alessandro Bruni
per leggere l'articolo completo aprire questo link