di Barbara Marengo. pubblicato in ytali del 21 luglio 2024.
Un non vedente alla scoperta di Roma, città meravigliosa e sciatta fino alla crudeltà. Il bel romanzo di Alessandro Forlani.
Certo. Muoversi a Roma non è semplice: camminare in mezzo a ostacoli d’ogni genere su marciapiedi o cercare di salire su un vagone superaffollato della metro mette di cattivo umore. Se uno poi, come Michele Achilli, è affetto da retinite pigmentosa con sindrome maculare degenerativa avanzata, le cose si fanno complicate. Cieco, insomma: ma non dalla nascita, dramma ancora più drammatico. Ed è Michele, un giornalista frustrato, uno che alla RAI ci è entrato per concorso e non per raccomandazioni, a descrivere il percorso costellato da situazioni surreali, ciniche, crudeli, a volte anche dettate da sentimenti di umanità (a volte) che coinvolgono uno come lui, ostinato a continuare la sua vita “normale” fatta di lavoro, spesa, casa, relazioni…
Un panorama desolante, questa bellissima città, che esce dalle pagine di Il buio e altri colori (Manni editore) scritto da Alessandro Forlani, alter ego di Michele Achilli. Voce dei GR di radioRai, Forlani è al suo primo romanzo, un corposo testo ricco di sentimenti di ogni tipo: situazione di handicap grave, descritta durante i mesi della pandemia da Covid19, che ha sommato le restrizioni e le difficoltà dei cittadini “normali” a quelle di un non vedente mai domo. Non c’è rassegnazione nelle quattro stagioni descritte nel romanzo, anzi: la voglia di agire, muoversi, lavorare, comunicare traspare da ogni singola riga, a volte con rabbia, con la voglia di sfasciare il mondo e i suoi ostacoli, insormontabili.
Un romanzo legato ai sensi primordiali dei quali troppo spesso ci dimentichiamo, se abbiamo la fortuna di possederli tutti e cinque: Michele non vede, il cane Asia e il bastone bianco a guidarlo in una gimkana perenne, ma sono soprattutto gli odori a colpire il suo cervello sempre in tensione: e di odori, nella Roma di superficie e di metropolitana, troppi ce ne sono. E ti pare di sentirli, questi odori che sono puzze anche innominabili, in luoghi chiusi ma anche puteolenti marciapiedi, dove l’immondizia si mescola agli umori più svariati lasciati lì, abbandonati da umani e bestiole di umani cafoni.