di Andrea Gandini. Economista, analista del futuro sostenibile.
Uno dei progetti più interessanti del Labour di Starmer è la creazione di una Agenzia Nazionale pubblica dell’Energia che agevoli la transizione green verso energie sostenibili. E pensare che in Italia abbiamo i giganti Eni ed Enel fondati da Enrico Mattei (a dispetto delle sette sorelle del petrolio anglosassone) ancora pubblici che potrebbero farlo, anche se agiscono, purtroppo oggi, con logiche privatistiche da s.p.a. che il Governo Meloni vuole ulteriormente accentuare con la vendita di quote azionarie nei prossimi 3 anni (è scritto sulla legge di bilancio del 2023) per fare “cassa”, non volendo in alternativa tassare i veri ricchi e continuando a favorire sia l’evasione fiscale sia l’elusione fiscale (agevolazioni per legge).
Intanto procede lo smantellamento nel settore gas ed energia elettrica della presenza del “pubblico” con lo sviluppo del “libero mercato” (si fa per dire) con le 700 utility create in Italia, tanto il prezzo del gas e dell’elettricità lo pagano i cittadini, mica lo Stato. Un prezzo, quello dell’energia elettrica che è per i 30,1 milioni di consumatori domestici e le 7 milioni di imprese il più alto d’Europa (vedi l’ultima Relazione annuale di Arera) https://www.arera.it/fileadmin/allegati/relaz_ann/24/Sintesi_RA24.pdf pari per i clienti domestici a 38,6 cent per kWh nel 2023 (+6,1% in più del 2022) che è superato tra i 27 paesi europei solo dalla Germana (42 cent) e Belgio (40 cent), i quali hanno però un potere d’acquisto quasi doppio del nostro e con salari reali doppi e in crescita da anni mentre i nostri sono la metà e in calo del 6,9% dal 2019 come certificato anche dall’ultimo report OCSE. In Spagna si pagano 26 cent, in Francia ancora meno 23,6 cent, in Finlandia 22, Svezia 20, Olanda 32, Norvegia 12,8 senza arrivare agli 11 cent di Bulgaria e Ungheria che comprano ancora il gas dalla Russia.
In Italia si pagano 7,7 cent solo di oneri e tasse, essendo venuta meno la fiscalizzazione dei Governi precedenti. I clienti industriali italiani hanno pagato meno (28,9 c€/kWh), ma anche qui in media più dei partner europei, anche se le cose vanno meglio nel 2023 rispetto al 2022 in termini di confronto.
Nel 2022 il prezzo totale del gas per i consumatori domestici (cioè comprensivo di imposte e oneri) era superiore in Italia del 13% rispetto alla media UE, mentre nel 2023 è sceso a 11,36 c€/kWh e si è collocato nella fascia intermedia. Il prezzo 2023 più elevato si è registrato in Svezia (25,2 c€/kWh) e nei Paesi Bassi (20,5 c€/kWh), mentre i prezzi più bassi si sono osservati in Romania (5,6 c€/kWh), Croazia (4,5 c€/kWh) e in Ungheria (3,3 c€/kWh). Nel 2023 la differenza tra il prezzo medio corrisposto dai clienti non domestici italiani (8,2 c€/kWh) e il prezzo medio pagato nell’Area euro (8,0 c€/kWh) si è molto assottigliata rispetto al 2022, quando era dell’11,8%, ma è rimasta positiva e pari al 2,7%.
Nella sua relazione annuale (luglio 2024) Stefano Besseghini, presidente di Arera, l’Authority pubblica con 238 dipendenti che controlla il mercato delle 700 utility, ha dichiarato che i 3,6 milioni di clienti che sono ancora nel sistema pubblico della “maggior tutela” (over 75, vulnerabili malati, disabili,…) hanno prezzi di luce e gas inferiori di quelli (14,7 milioni) che sono migrati nel libero mercato, nonostante i forti sconti che quelli che sono passati di recente avranno nei prossimi 3 anni, fatti per prendersi i clienti ai quali con ogni probabilità verranno aumentati i prezzi dal 2027 per rifarsi di questi sconti. Besseghini ammette anche che è vero che ci sono alcuni (come il sottoscritto) che pagano meno pur essendo nel “libero mercato”, ma si tratta di pochi clienti in quanto “la comprensione delle dinamiche di mercato è patrimonio soltanto di un insieme ristretto di consumatori”. Detto in parole semplici (parla come mangi) significa che quelli che si possono permettere di perdere ore di tempo a confrontare le offerte e capirci bene avendo tutte le conoscenze sono davvero pochi. Del resto non è così per tutte le altre offerte che ti arrivano (banche e finanziarie incluse) scritte in corpo illeggibile e formate da 20-30 pagine che tutti firmiamo e nessuno legge?. Anche questo è un modo “democratico” per ridurre le tutele sostanziali, favorendo chi ha potere verso chi non lo ha.
Per quanto poi riguarda i rigassificatori (Ravenna,…) che trasformano il gas liquefatto che arriva dagli Stati Uniti ci sarà “un rimarchevole incremento dei costi”, come era prevedibile in una narrazione che ci vuole fare tutti fessi.
E’ una bella soddisfazione sentire per noi queste parole perché sosteniamo da anni (pur non essendo affatto contrari al libero mercato purchè sorvegliato) che in alcuni settori (sanità, energia,…) un grande operatore pubblico fornisce prezzi e servizi migliori di quelli di tanti operatori in concorrenza nel libero mercato (ma lo stesso Adam Smith lo ammetteva). Ciò vale a maggior ragione per l’Italia che non ha materie prime energetiche e che avrebbe bisogno di un grande operatore pubblico, controllato da una Authority, che già c’è (si chiama Arera), in grado di acquistare sul mercato internazionale enormi volumi di gas ed energia e così offrire prezzi più bassi ai 30 milioni di clienti domestici italiani e ai 7 milioni di imprese e servizi che invece devono da un lato subire prezzi mediamente più alti e dall’altro impazzire perdendo ore di tempo a confrontare tra le offerte di 700 utility private. Lo ha capito anche il moderato nuovo ministro britannico Starmer del Labour che vuole appunto istituire un’Agenzia pubblica Nazionale per l’Energia.