di Andrea Gandini. Economista, analista del futuro sostenibile.
Il primo rapporto INPS del 9 luglio sui primi 6 mesi del 2024 sulle nuove misure del Governo Meloni (ADI+SFL) su quello che era il Reddito di Cittadinanza mostra che è stato tagliato nei primi 6 mesi del 2024 non del 20% come era stato scritto sui documenti di Bilancio ma del 68% (https://www.inps.it/it/it/inps-comunica/notizie/dettaglio-news-page.news.2024.07.online-il-primo-osservatorio-inps-sulle-misure-di-adi-e-sfl.html). Del resto il Governo Meloni dovrà far fronte nei prossimi anni ad un taglio sulle spese, imposto dalle misure di austerità dell’Unione Europea di 12 miliardi all’anno (nei prossimi 7 anni fanno 84 miliardi) oltre a finanziare 1,7 miliardi di nuove armi da inviare all’Ucraina nel 2025. Inoltre incombe sempre l’ordine di aumentare di 10 miliardi il budget delle spese militari per arrivare a quel famoso 2% sul Pil richiesto dalla Nato.
Così si fa “cassa” tagliando sui poveri molto di più di quello che era stato annunciato dallo stesso Governo Meloni. Il Reddito di Cittadinanza, il sussidio per i più poveri introdotto nel 2019 su spinta del Movimento 5 Stelle, non c'è più. Quella misura costava 8,8 miliardi all’anno (prima di alcuni tagli) e poneva fine allo scandalo di una Italia che, con la Grecia, era l’unico paese a dedicare pochissimi aiuti ai suoi poveri in Europa.
Il Pd di Gentiloni nel 2017 aveva introdotto il Reddito di Inclusione (RdI) con molte meno risorse (2 miliardi ma a regime) che era però meglio disegnato, in quanto era gestito a livello locale (quindi i poveri si conoscevano bene e non potevano esserci frodi) e consentiva a chi trovava un lavoro (spesso temporaneo) di mantenere il 60% del sussidio, favorendo la ricollocazione al lavoro. Il M5S ha giustamente più che quadruplicato le risorse ma ha alzato troppo il sussidio individuale (dal pochissimo che era col RdI -187 euro al mese - a 550 euro) e insieme ha deciso di toglierlo a chi trovava lavoro, disincentivando il lavoro regolare soprattutto al Sud, dove in molti settori il salario in nero è attorno ai 700-800 euro al mese. In tal modo, oltre a esporsi alle frodi, era iniquo per le famiglie numerose e per i poveri del Nord Italia il cui costo della vita è di un terzo superiore al Sud.
La proposta M5S rispondeva però a un’esigenza reale in un’Italia che per 20 anni era stato il solo Paese europeo (con la Grecia) a non avere alcuna forma di sostegno ai poveri assoluti, mentre questi triplicavano negli ultimi 20 anni fino a 5,7 milioni (i poveri relativi sono invece 11,5 milioni).
Il Governo Meloni ha sostituito il Reddito di Cittadinanza con due misure: 1 “Assegno d’inclusione ADI” (da gennaio 2024) e 2.”Supporto per la Formazione e il Lavoro SFL” (da settembre 2023).
L’Inps ha diffuso il 9 luglio l’ammontare dei sussidi erogati nei primi 6 mesi del 2024 per l’”Assegno di inclusione” che costano allo Stato appena un miliardo e 39 milioni di euro (i calcoli sono miei), quando nel primo semestre dell’ultimo anno di funzionamento pieno, il 2022, il Reddito di cittadinanza aveva erogato circa 4,4 miliardi, compresivi però delle spese SFL che sono state pari a 81 milioni nei primi 6 mesi del 2024.
I sussidi ADI sono relativi a 698mila domande accolte pari a 1,7 milioni di cittadini e a un importo medio di mensile di 618 euro. Non si sa però quante siano le domande fatte (pare 1,2 milioni) e rifiutate in base ai parametri molto più restrittivi di ADI rispetto a RdC. Anche le famiglie numerose beneficiarie sono meno (118mila con importo medio di 706 euro contro le 130mila per 741 euro di RdC) che il Governo Meloni aveva promesso di privilegiare rispetto ai single. In realtà il taglio dei sussidi è enorme e riguarda tutti, famiglie numerose incluse. I sussidi ai non italiani sono solo il 10%.
Quanto al “Supporto formazione e lavoro (SFL)”, cioè il percorso offerto agli adulti ritenuti in grado di lavorare, sono solo 96mila nei primi 6 mesi del 2024 (su 250mila potenziali) e il bonus da 350 euro mensili pagato per una media di 3,7 mensilità, mostra come i corsi di formazione necessari per ottenerlo sono pochi e intermittenti. I beneficiari (e stiamo parlando di corsi di formazione non di lavoro vero) sono molti meno di quanto previsto dallo stesso governo.
Sussidi ADI nei primi 6 mesi e beneficiari SFL da settembre a giugno 2024 per regione (fonte: Inps)
In sostanza, l’Italia dal 2024 ha fatto un taglio netto di aiuto ai 5,7 milioni di poveri assoluti italiani di circa il 70%, molto di più di quanto messo a bilancio dallo stesso Governo Meloni (7,1 miliardi l’anno -5,3 di ADI+1,3 di SFL, contro gli 8,8 miliardi del Reddito di Cittadinanza), nonostante il numero dei poveri sia salito anche nel 2023 (+78mila poveri e +435mila dal 2021, dati affidabili di fonte Istat, basati sulle rilevazioni sui consumi o le domande di assistenza sociale ai Comuni e non su auto-dichiarazioni magari truffaldine), sia pure di poco (dal 9,7% al 9,8% degli individui).
I risparmi riguardano anche il Sussidio Formazione e Lavoro (doveva costare 1,3 miliardi) che è costato nei primi 6 mesi dell’anno 81,4 milioni, in quanto era ovvio che molti poveri non avrebbero avuto occasioni vere di lavoro tramite improbabili corsi di formazione, in quanto l’80% dei possibili beneficiari ha al massimo la licenza media e circa la metà dei disoccupati lo era da oltre 5 anni. Quasi impossibili da ricollocare. Infatti nel 2023, anche se si sono visti quasi mezzo milione di occupati in più, la povertà in Italia è aumentata.
Alla fine il governo risparmierà sui poveri 6 miliardi all’anno (2/3 del budget RdC), confermando le bugie della Meloni che lei fa la lotta alle élite e difende la povera gente.
Del resto lo avevano già scritto tre economisti della Banca d’Italia - Giulia Bovini, Emanuele Dicarlo, Antonella Tomasi – con uno studio (https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2023-0820/index.html) del dicembre 2023 sulla «revisione delle misure di contrasto alla povertà», da cui risulta che il decimo dei residenti in Italia con il reddito familiare più basso subisce un taglio dell’11% (da circa 11.800 euro all’anno a 10.500 circa), mentre per gli altri cittadini non ci sono vantaggi significativi, in quanto i pochi soldi tolti ai poveri non danno alcun vantaggio al restante 90% dei cittadini. Ma per un terzo di quel 10% dei più poveri, i più poveri di tutti, la perdita è una mazzata enorme, in quanto il loro reddito scende di circa 4.000-4.630 euro, pari ad un terzo delle loro entrate, cioè rivengono sbattutti in una condizione atroce.
Dove finiranno i 6 miliardi risparmiati sui poveri? Probabilmente a finanziare la conferma degli sgravi ai contributi dei lavoratori fino a 35 mila euro di reddito (che costano 20 miliardi per anno) e alle spese militari per l’Ucraina, spostando gli aiuti dai poveri ai ceti medio-bassi e verso le spese militari.
Nel complesso quindi la manovra delle destre è la seguente:
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a chi evade il fisco viene offerto, con il concordato biennale preventivo, il diritto legale di pagare solo una quota ridotta delle tasse dovute;
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ai titolari delle concessioni balneari viene offerta una difesa a oltranza dei privilegi acquisiti, ben oltre il senso comune e non solo oltre la legge europea.
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ai concessionari auto viene offerto l’uso integralmente in incentivi all’acquisto di vetture nuove del miliardo di euro destinato alla ristrutturazione dello stesso settore auto (misura lasciata in eredità dal governo Draghi), così i fondi pubblici andranno tutti a case produttrici estere (cinesi) e ai proprietari italiani dei saloni di rivendita, invece che a imprese produttrici della filiera perché investano e diventino più competitive;
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i Comuni subiscono un taglio di 250 milioni;
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la scorsa legge di bilancio prevede 20 miliardi di euro in privatizzazioni in tre anni, anche nella forma di vendita ai privati di quote azionarie di grandi imprese pubbliche (Eni, Enel, Poste, FFSS,…);
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nella sanità, sempre più privatizzata, si confermano i tagli già decisi dal precedente Governo Draghi per cui diventa sempre più una sanità per chi se lo potrà permettere;
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ai poveri che non hanno una lobby (era il M5S) e non sono in grado di comprare beni e servizi essenziali, un taglio netto degli aiuti (nonostante crescano in Italia);
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alla Nato il favore di aumentare le spese militari.
Poiché l’Europa impone all’Italia un taglio di bilancio di 12 miliardi all’anno nei prossimi 7 anni e la Nato più spese militari, non sarà semplice rilanciare i servizi senza tassare i ricchi (il ceto medio è già tartassato), un problema aperto anche in Gran Bretagna e in Francia, con le destre (Farage in GB è cresciuto dal 2% al 14,3%) pronto a cogliere l’occasione tra 5 anni se poco si farà per ridurre l’enorme malumore del 70% dei cittadini europei che si stanno impoverendo anche in paesi più forti dell’Italia.
Alcuni ricorderanno l’allarme di Peter Glotz per la società dei 2/3. Il socialdemocratico tedesco era preoccupato che il “sistema” producesse vantaggi (era il 1989) solo per 2/3 dei cittadini. Che dire oggi che ne produce solo per 1/3?