di Andrea Gandini. Economista, analista del futuro sostenibile.
L’evasione fiscale c’è in tutti i paesi del mondo ma in Italia è particolarmente alta (le stime del Governo stesso indicano circa 87 miliardi annui, una cifra analoga alla spesa pubblica per tutta l’Istruzione e l’Università inclusa). Ciò è dovuto ad almeno 6 fattori:
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la numerosa presenza di lavoratori autonomi e piccole imprese in rapporto ai dipendenti (in Italia per esempio sono circa 7 milioni solo gli autonomi rispetto a 17 milioni di dipendenti, mentre in Gran Bretagna sono 4,3 milioni rispetto a 28,5 milioni di dipendenti). Ovviamente è più facile controllare 4 milioni che 7 milioni, specie se c’è una diffusa cultura dell’evasione;
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il sotto finanziamento da sempre delle Agenzie fiscali (Entrate e Guardia di finanza);
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la scarsa volontà dei partiti (specie di centro-destra) di usare tutte le 200 banche dati oggi disponibili per fare emergere l’evasione;
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una legge sulle successioni che di fatto consente una quasi totale elusione fiscale (evasione per legge) ai ceti ricchi e più abbienti del paese per cui lo Stato incassa ogni anno meno di 2 miliardi, mentre tassando in modo equo chi eredita oltre un milione di euro potrebbe ricavarne 10 volte tanto;
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varie leggi che favoriscono (ma l’Italia è in buona compagnia con molti paesi occidentali) sia i ricchi che qui prendono la residenza (paghi massimo 100mila euro di imposta annua anche su redditi milionari –ora salita a 200mila-) sia le imprese con leggi (super ammortamenti,…), ma soprattutto con lo spostamento nei paradisi fiscali dei profitti. In un recente lavoro basato su dati macroeconomici, Wier e Zucman mostrano come dal 1970 al 2019 la quota dei profitti delle multinazionali spostata verso i paradisi fiscali sia aumentata a livello mondiale dal 2 al 37%, per un ammontare globale di circa 1.000 miliardi di dollari. Negli stessi anni la perdita collegata al profit shifting è passata dallo 0,1 al 10% del gettito mondiale delle imposte sul reddito societario. Per l’Italia, nel periodo 2015-2019 gli autori calcolano che circa 20-30 miliardi di utili siano stati trasferiti all’estero, sottraendo circa il 15-20% del gettito dell’imposta sul reddito delle società;
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infine, ed è forse la cosa più grave, i ricorrenti condoni che mandano un messaggio esplicito della serie: “se non paghi vedrai che prima o poi anche se ti beccano, faremo un condono che metterà a posto le cose”, per cui non ti conviene pagare tutte le imposte in regola. Ora il Governo tenta una nuova strategia il concordato biennale facendo pagare solo il 12% sui profitti non dichiarati, se sono però massimo il 30% in più del dichiarato. Staremo a vedere. “Sine pena nulla lege”, non a caso negli Stati Uniti il 30% dei detenuti lo è per evasione fiscale. In Italia non c’è nessuno. Non a caso l’Agenzia delle Entrate ha accumulato 1.200 miliardi di imposte non versate in 25 anni.
Per quanto riguarda il livello di evasione del 2023, si potrà notare che per i dipendenti è del 2,4%, per gli autonomi il 70%. L’evasione delle imposte sui redditi si traduce poi in una evasione dell’Iva. Molto alta anche l’IMU (22%) sulle seconde case specie in alcune regioni del Sud. Esso varia (fonte Corte dei Conti https://www.corteconti.it/Download?id=d829a9c3-96c7-460b-8994-7e96a5ed9603) dal 40% del gettito teorico in Calabria al 10,9% in Emilia-Romagna e presenta valori più elevati nelle Regioni meridionali: Campania 34,3% del gettito teorico, Sicilia 33,3% e Basilicata 31,2%. Valori più bassi si osservano, invece, in Valle d’Aosta 11,5%, in Liguria 13,5% e nelle Marche 14,3%. Qui sono i Comuni inadempienti (scambio elettorale) a riscuotere le imposte. Ancora peggio vanno le cose per i Comuni del Sud per le tariffe dell’acqua (per quelli che la gestiscono in house, cioè di loro amministrazione), per le tariffe degli asili nido e scuole infanzia (quelle poche che ci sono), per le mese scolastiche (sempre quelle poche che ci sono) e gli affitti degli immobili comunali, la tassa sul suolo pubblico. Si riscuote in media il 65% ma per i Comuni calabresi si scende al 31-35%, in Campania al 40-47%, in Lazio al 50-57%. Oggi una parte degli ammanchi viene dato dallo Stato, ma con l’autonomia differenziata questo trasferimento cesserà. Al Sud come noto la base imponibile è minore che al Nord. Bassa base imponibile, non volontà di riscuotere le imposte e incompetenza amministrativa portano a chiedere la procedura di dissesto finanziario in 139 Comuni dal 2019 al 2023, quasi tutti in Sicilia, Campania, Calabria e Lazio. Per sapere chi sono si veda la cartina a pag. 372 del rapporto (citato) della Corte dei Conti per gli anni 2021-22-23.
Il problema è che il Governo attuale di centro-destra (si veda il rapporto 2023 sull’evasione del Ministero dell’Economia https://www.mef.gov.it/documenti-pubblicazioni/rapporti-relazioni/index.html#cont_7) è costretto a trovare risorse per finanziare alcuni benefici che vuole dare ai ceti deboli e medi, senza tassare i ricchi e dovendo subire l’austerity imposta dall’Europa per rientrare dal debito pubblico che impone una riduzione della spesa di 12 miliardi all’anno per 7 anni. Altri 11 miliardi servono per confermare lo sgravio fiscale al Sud per le assunzioni fino a 35mila euro all’anno e altri servono per il riconfermare il cuneo fiscale.
Per fortuna le entrate nel 2024 (primi 6 mesi) vanno molto bene (+10 miliardi sul 2023) per via dell’aumento degli occupati dipendenti (da cui arrivano automaticamente imposte e oneri sociali obbligatori) e soprattutto per le maggiori dichiarazioni dei redditi di chi è stato coinvolto nel superbonus 110% (ingegneri, geometri, architetti, elettricisti, idraulici, imprese edili, altri fornitori) che, almeno, sono stati obbligati (coi “bonifici parlanti”) a dover certificare le spese e quindi impossibilitati all’evasione fiscale. Ciò spiega perché le dichiarazioni dei redditi dei geometri, ingegneri, elettricisti ed idraulici siano lievitate dal 2019 al 2022, mentre questo fenomeno non si è avuto nelle altre categorie (commercialisti, dentisti, baristi,…). Ci sono molte categorie dove il reddito dichiarato è ancora minore di quello di un dipendente, il che non è vero, senza nulla togliere al maggior orario di lavoro e alla responsabilità di avere una propria impresa con tutte le incertezze e i rischi che un lavoratore autonomo ha. Lo “scambio” in Italia è l’elevata evasione fiscale di molti piccoli, medi e grandi imprenditori che da sempre sono un bacino elettorale dei partiti di centro-destra.
Il Dipartimento delle Finanze del Ministero dell’Economia ha elaborato un rapporto con dati inediti delle dichiarazioni sia di persone fisiche ma anche di società di persone e di capitali (dal 2019 al 2022) e anche con un dettaglio territoriale da cui emergono anomalie clamorose. Il primo aspetto (già citato) fa vedere che se si creano modalità obbligatorie per evitare o ridurre l’evasione, le dichiarazioni quasi raddoppiano (da 36mila a 61mila per elettricisti ed idraulici) che ora dichiarano più dei dentisti, avvocati, ingegneri e quasi come i commercialisti. Bar e pasticcerie dichiarano di guadagnare mille euro al mese, ma se si toglie Bolzano e Milano scendono in media a 750 euro al mese. Il caso dei balneari è clamoroso anche perché usano un’area demaniale da decenni (c’è chi la usa anche da 100 anni) e non solo si rifiutano di tornare a gara (pur con le indennità in caso di perdita dell’esercizio che sono dovute per gli investimenti fatti), ma anche di pagare un minimo di imposte. I dati per provincia mostrano differenze clamorose che solo in piccola parte sono imputabili ai maggiori ricavi delle città più ricche per cui a Bolzano un dentista dichiara in media 134mila euro, a Roma 44mila, come a Potenza e Campobasso. Vale anche per i tassisti, dai 27mila di Venezia-Mestre ai 20mila di Firenze e Bolzano, ai 19mila di Milano e agli improbabili 10mila di Roma e 9mila di Napoli e Palermo.
Una volta questi dati venivano distribuiti anche per ogni provincia ma, suscitando proteste e malumori in chi versava correttamente le imposte, si è deciso di non farlo più. Ora i dati ci sono ma vengono forniti solo in forma aggregata e ai giornalisti, oppure te li devi elaborare tu perdendo ore di lavoro: w la trasparenza!
In conclusione e come si potrà vedere leggendo i dati:
- l’evasione rimane alta ma si sta riducendo per la crescente informatizzazione, per le necessità dei Governi di finanziare riduzioni fiscali per chi paga alte imposte e favorire lo sviluppo;
- è cresciuta la possibilità di evadere le imposte da parte delle grandi imprese e multinazionali ma ora crescono azioni internazionali ed europee tese a limitare questo gravissimo fenomeno, dovuto ad una voluta globalizzazione senza regole;
- l’impoverimento in atto dei ceti medio-bassi che pagano le imposte costringerà, prima o poi, i Governi a dover ridurre l’evasione o tassare i super ricchi, se non si vuole smantellare il welfare state, cioè la più grande conquista sociale dell’Europa degli ultimi 75 anni.