di Alessandra Minello. Pubblicato in inGenere del 22 agosto 2024.
Negli ultimi anni, presa consapevolezza dell'inverno demografico, stampa e governo hanno cavalcato l'onda delle politiche pronataliste. Abbiamo addirittura, per la prima volta, una Ministra per la natalità. Ma non è solo il governo a sostenere la necessità di politiche pronataliste: lo fanno le associazioni cattoliche, lo ribadisce il Papa. L’establishment conservatore insegue a ruota, bipartisan. E non siamo l’unico Paese a farlo: Trump alla Conservative Political Action Conference del 2023 ha dichiarato: "Voglio un boom di bambini!": il pronatalismo sta cominciando a essere accettato come un valore conservatore fondamentale.
Eppure, nessuno dovrebbe poter dire ad altri se fare figli, quando farli, né perché. Tanto meno dovrebbe essere lo stato a gestire il corpo delle donne.
Il paradosso è, poi, quando uno stato che non aiuta le famiglie che di figli ne desiderano, pretende che tutti (o meglio le coppie autoctone ed eterosessuali) abbiano figli in quantità.
Ci sono tre ulteriori punti da considerare.
- Il primo è che la retorica pronatalista da sola è inefficace: la narrazione pronatalista può al massimo convincere le famiglie ultraconservatrici ad avere più figli, ma in Italia sono poche e sempre meno.
- Il secondo è che, anche se questa retorica fosse accompagnata da importanti politiche pronataliste (e non lo è) non sarebbe efficace. Le politiche, anche quelle appositamente pensate per la natalità, fossero le più efficaci, spostano di poco la fecondità e lo fanno ancora meno nei paesi dove la fecondità è bassa.
- Il terzo è che, mai come oggi, la genitorialità ha smesso di essere l’obiettivo principale della vita per molte persone. Il desiderio di avere un figlio, che nelle precedenti generazioni solo in rari casi veniva messo in questione, ora è solo uno dei possibili desideri.
L’Europa sta attraversando da decenni una crisi della natalità. Anche dove sono state attivate delle politiche che direttamente o indirettamente volevano agire sulla fecondità - ad esempio in Germania dove si è lavorato per accrescere la partecipazione femminile al mercato del lavoro, sapendo che questa è legata positivamente all’aumento della fecondità, lo sforzo è riuscito ma di poco, passando da 1,4 figli per donna a 1,6; risultato ben distante dall’obiettivo esplicito o implicito delle politiche pronataliste di arrivare a due figli per donna, la quota che permette di rimpiazzare una generazione con un'altra di pari numero.
In Italia si inizia a vedere oggi solo qualche indizio in questa direzione, i cambiamenti sociali da noi arrivano solitamente con una generazione di ritardo rispetto ai paesi nordici. Anche qui sempre più giovani vedono la vita senza figli come plausibilmente appagante. Quasi il 30% dei e delle 11-19 enni intervistate da Istat nel recente rapporto su Bambini e ragazzi afferma di non voler avere un figlio, o di essere indecisa.
Rispetto al passato ci attende nel futuro una ridefinizione dei valori, un cambiamento dei desideri, un nuovo focus nella vita che lascia meno spazio alla genitorialità come obiettivo unico.
Le politiche per le famiglie vanno implementate, arricchite, estese, rese permanenti. Ma questo va fatto senza confondere il fine con i mezzi: le motivazioni per cambiare le politiche, per migliorarle, possono e devono essere il benessere delle famiglie e la parità di genere, non la retorica natalista, che altro non è se non un’illusione.
sintesi di Alessandro Bruni
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