di Andrea Gandini. Economista, analista del futuro sostenibile.
La democrazia è viva e vegeta e ci sono maggiori possibilità di sviluppo umano se chi Governa ha una vera opposizione che consenta agli elettori (almeno ogni tanto, 4-5 anni) di esprimersi. C’è stato un tempo della nostra prima Repubblica in cui Enrico Berlinguer (segretario del PCI, Partito Comunista Italiano), pur essendo all’opposizione (e sembrava senza speranze di poter governare), disse che “si governa anche dall’opposizione”. Intendendo che è possibile, anche se si è in minoranza in parlamento, avanzare proposte (intelligenti) che possono trovare (in tutto o in parte) il consenso di chi governa. Negli ultimi decenni però la Politica (e la democrazia) hanno trovato un temibile concorrente che si situa fuori dal Parlamento e dalla Politica e che riguarda il “potere dei soldi”, il “dio quattrino” che regna in Terra, al posto del “dio trino” che una volta governava sia in Cielo che in Terra.
Intendiamoci: le lobby ci sono sempre state ma oggi hanno assunto un potere enorme. L’Economia è sempre stata importante sin dall’antichità, ma Etica e Politica l’hanno tenuta sempre a bada. Con Niccolò Machiavelli nel 1500 ha fatto un primo “salto” sganciandosi dall’Etica (“il fine giustifica i mezzi”), un secondo passo lo ha fatto con Adam Smith (1776), ponendo le basi per diventare “moderna”, quando dice “non è certo dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che ci aspettiamo il nostro pranzo, ma dal fatto che essi hanno cura del proprio interesse”, dimenticando però che lo stesso Smith aveva scritto nella Teoria dei sentimenti morali (1759): “Per quanto egoista lo si possa supporre l’uomo ha evidentemente nella sua natura alcuni principi che lo inducono a interessarsi alla sorte degli altri e che gli rendono necessaria la loro felicità”. Infine un terzo grande salto lo ha fatto di recente (nel 1999), quando Clinton ha deciso che tutte le banche potevano speculare, abolendo una legge che il più rinomato presidente democratico (Roosvelt) aveva fatto per porre fine alla crisi del 1929. Da allora la gran parte dei profitti si fa non investendo nell’economia reale, ma speculando su tutto ciò che è possibile.
Il 1999 seguiva a un decennio in cui era crollato il comunismo reale in Urss e il capitalismo era ormai considerato l’unico “Verbo” possibile nel mondo, al punto che Fukuyama scrisse che la “storia era finita”. Ma come dice l’adagio “l’orgoglio precede la caduta”, sia nella cultura occidentale che in quella orientale. Il nostro teatro ha 5 atti che vanno in crescendo nei primi 3 (presentazione, dialogo-scontro, conflitto tra le due regine); ma nel 4° atto c’è una pausa-riflessione che porta, nel 5° atto, alla conclusione. Così anche nella cerimonia del tè il 4° sorso (pausa-caduta) è in discontinuità con la crescita dei primi tre sorsi: piacere, felicità, pienezza e precede il 5° e ultimo sorso di saggezza-armonia. In sostanza la cultura universale ci dice che se non ci si ferma a riflettere e si fa anche un passo indietro, la crescita per la crescita, la crescita infinita è patologica, produce tumore e morte.
Così sta avvenendo nel mondo odierno per l’Occidente che ha sempre “dato le carte” al mondo intero spiegando come si vive e si produce (produci, consuma e crepa, dicono i Cccp), come si fa economia e finanza. E’ come se fossimo al 3° atto, al culmine di una hybris, di un delirio di potenza e di crescita infinita (e relativa depredazione della Natura) che è tumorale. Ciò avviene (avveniva) perché non ci sono apparenti avversari. Se nel 2° dopoguerra fu costruita la meglio società occidentale (welfare, uguaglianza, tasse sui ricchi) lo si è dovuto proprio alla competizione con l’opposizione (Urss). Si doveva pur dimostrare che la società liberal democratica era migliore dell’oppositore comunismo. Crollato nel 1991 siamo ripiombati in un incubo dominato da disuguaglianze, impoverimento e guerre reali.
L’Europa “inclusiva” e sempre più “estensiva ad est” che avanza senza guardare a ciò che accade nella realtà, ha prodotto una enorme opposizione che si è materializzata alle ultime elezioni con l’avanzata dei sovranisti passati dal 18% dei voti al 26%. Negli Stati Uniti Trump ha rimesso in discussione molti principi che, al di là delle polemiche, sono stati assunti dallo stesso Biden negli ultimi 4 anni della sua amministrazione. Vediamoli questi sacri principi del capitalismo americano che Trump ha messo in discussione:
- bisogna difendere il ceto medio se perde reddito;
- bisogna difendere il lavoro e il reddito degli operai americani spiazzati dalla globalizzazione e dalle de-localizzazioni delle stesse multinazionali americane in paesi dove il costo del lavoro è molto più basso;
- bisogna regolamentare l’immigrazione perché non diventi una forma di concorrenza e uno strumento per ridurre i salari dei propri concittadini;
- bisogna imporre dazi alle merci cinesi a costo di pagare tutti come consumatori qualcosa di più, pur di difendere il lavoro made in Usa;
- bisogna ridiscutere il ruolo di Organizzazioni internazionali come il WTO che regolano i commerci nel mondo;
- bisogna rinunciare a voler controllare il mondo e concentrarsi sullo sviluppo del proprio paese.
Su tutti i primi 5 punti l’amministrazione Biden ha seguito le orme di Trump e in alcuni casi le ha anche superate. L’unico punto su cui c’è un reale dissenso è il 6°, in quanto Trump vuole concentrarsi sul fare “Great again” gli Stati Uniti, mentre i Democratici sono ancora convinti di poter controllare il mondo. Ma forse sarebbe meglio dire che più dei Dem agisce un potere dietro le quinte (trasversale): il “deep state”, lo stato profondo, formato dalle 15 agenzie di intelligence, dal Pentagono, dalle lobby militari e da molti ambienti economici e finanziari che fanno una montagna di soldi con le guerre, la globalizzazione de regolamentata e che sono favorevoli ad un clima di tensione mondiale in cui gli affari possano prosperare e la gente avere sempre più paura. E su questo punto non è difficile dare ragione a Trump che ha infatti chiuso la guerra in Afghanistan, mentre i Democratici le hanno tutte aperte negli ultimi 20 anni. Trump è un uomo radicale di destra e d’affari ma serve a poco accusarlo delle sue (poco edificanti) inclinazioni sessuali o pensare di batterlo con un processo della magistratura. Bisogna affrontarlo nel merito delle sue proposte, sapendo che solo migliorando le condizioni reali degli americani si potrà vincere e rafforzare la democrazia.
Fa quindi piacere che Harris, la nuova avversaria di Trump, abbia accolto il suggerimento dei suoi spin doctor a cimentarsi sul merito delle questioni che Trump ha messo in discussione, “buttando in aria” decenni di sacre convinzioni delle nostre economie concorrenziali (capitalistiche) e facendo sentire i leader delle forze “tradizionali” (democratici, socialisti, verdi, liberali, ma anche conservatori) non più i padroni di casa che per lignaggio devono governare, ma costretti a confrontarsi su ciò che sta a cuore ai loro cittadini.
Ovviamente tra il comunista (a modo suo e in conflitto con l’Urss) Berlinguer e l’uomo d’affari Trump fuori dagli schemi (“strano” ora lo chiama Harris) c’è una enorme differenza, ma sono entrambi temibili oppositori a cui lo Stato profondo si oppone. Al primo fu impedito (di fatto) di fare un governo di unità nazionale con Moro, il secondo è appena sopravvissuto da un micidiale attentato per pura fortuna, se non si fosse voltato all’ultimo secondo per fare vedere un grafico sull’immigrazione…nonostante le super finanziate 15 agenzie di intelligence americane.