di Andrea Gandini. Economista, analista del futuro sostenibile.
Esulta il Governo perché l’Ocse dichiara che i redditi reali delle famiglie (media per abitante) in Italia sono cresciuti nel 1° trimestre del 2024 più che in tutta Europa e Usa (+3,4% a fronte di una media Ocse di +0,9%). Ma è lo stesso Ocse a ricordare che siamo ancora sotto del 5,4% rispetto al livello raggiunto nel 2007 prima della grande recessione, mentre tutti gli altri Paesi sono già ritornati sopra.
Gli andamenti dell’economia sono significativi considerando almeno un anno sull’altro (non un trimestre sull’altro) ed inoltre bisognerebbe non dividere il reddito generato tra tutti gli abitanti (ottenendo la media del mezzo pollo di Trilussa), ma considerando chi ha avuto forti incrementi (e sappiamo chi sono, i soliti ricchi e super ricchi) e chi invece (poveri, operai, ceto medio) non ha avuto aumenti reali post inflazione.
L’opposizione ha potuto facilmente rispondere che se si considera il periodo di Governo del centro-destra (dal 3° trimestre 2022 ad oggi) l’incremento dell’Italia è inferiore (+1,9%) a quello medio Ocse (+2,8%) e non poteva che essere così vista la bassa dinamica dei salari, la riduzione degli aiuti ai poveri e il taglio dell’indicizzazione di 3 milioni di pensioni e la mancata introduzione del salario minimo presente in quasi tutta Europa.
Il confronto con la Germania fa capire quanto reddito abbiano perso gli italiani dal 2007 ad oggi. Ben venga l’aumento del 1° trimestre 2024 dovuti anche per gli ingenti investimenti del PNRR (che non ci saranno più dal 2028). Il problema sono infatti gli investimenti che mancano in Italia, in quanto si sa bene che i Paesi crescono se questi ci sono (sia pubblici che privati). Ma quando le cose vanno bene per le imprese come ora (lauti ricavi e ancor più lauti profitti), come per banche, assicurazioni, imprese energetiche, c’è una gran corsa a distribuire i dividendi agli azionisti più che ad investire.