di Andrea Gandini. Economista, analista del futuro sostenibile.
I gestori delle spiagge in Italia sono circa 30mila. Sono quasi tutte famiglie che si tramandano questo lavoro anche da 100 anni. In alcun casi beneficiano di bassi affitti che lo Stato fa pagare per la concessione della spiaggia e l’Agenzia delle Entrate ha dichiarato che in media il tax gap è del 60-70%, cioè dichiarano in media un terzo del dovuto. Ma ci sono differenze enormi, se in media in una stagione si guadagna dai 50mila ai 100mila euro, ci sono quelli che vanno ben oltre i 200mila euro.
Nessun governo in 75 anni di Repubblica si è mai azzardato a chiedere che si facciano delle gare al termine delle concessioni che durano in media 20-30 anni, in quanto si tratta di un vasto bacino elettore (sinistra nelle regioni rosse, destra in quelle bianche). Ovviamente i gestori (quasi sempre famiglie) se dovessero perdere la gara (che si basa in gran parte su una offerta economica) avrebbero diritto alla remunerazione degli investimenti non ammortizzati (come prevede anche la nuova legge).
Com’è noto l’Europa chiede all’Italia da più di 10 anni di fare le gare e ora ha raggiunto un accordo col Governo Meloni che si dovranno fare improrogabilmente entro la fine del 2027 (max marzo 2028), cioè 9 mesi dopo le prossime elezioni politiche (che sono il 27 giugno 2027), in modo tale che i balneari non possano cambiare voto (in genere di centro-destra). Poi a fine 2027-primavera 2028 (dopo le elezioni) arriverà per loro la “sorpresa” in quanto il disegno di legge governativo appena pubblicato non prevede alcun limite di concessione a un singolo gruppo imprenditoriale. In sostanza le multinazionali (italiane ed estere) e i grandi gruppi del turismo potranno presentarsi a gara in tutte le spiagge che desiderano (immaginiamo quelle che rendono di più), in barba a tutte le dichiarazioni a favore dei patrioti della Meloni. Ma non aveva detto di essere contraria all’invasione degli stranieri e delle multinazionali estere e che vuole difendere il lavoro artigiano italiano? Mica male come eterogenesi dei fini per chi ha come slogan “Dio, Patria e Famiglia”.
In economia la concorrenza è considerata positiva ma va sempre regolamentata: se infatti fai gareggiare un peso massimo con un peso piuma si sa già chi vincerà e tutti i paesi cercano di favorire i propri cittadini. Ma qui l’idea è proprio l’opposto. Basterebbe limitare la partecipazione ad una sola gara per gruppo imprenditoriale che l’”italianità” sarebbe salva.
Intanto il Governo è stato costretto a “pagare per sanare” i precari storici della Pubblica Amministrazione (insegnanti, infermieri, dipendenti vari nella Pubblica Amministrazione) che sono stati assunti nel corso di vari anni con vari contratti a tempo determinato, cosa che nel privato non è possibile se non con dei limiti (massimo di 4 volte nell'arco di 24 mesi, a prescindere dal numero dei contratti). L’Europa ha avviato contro lo Stato italiano una procedura di infrazione aperta a luglio 2019 contro “l’abuso di contratti a termine” (lo fanno tutti i Governi) per manifesta discriminazione rispetto a chi è assunto a tempo indeterminato, soprattutto a favore dei cosiddetti “precari storici”. Ci sono infatti insegnanti che lavorano tutto l’anno (anche per 7-10 anni) sempre con un contratto a tempo determinato. Lo Stato dovrà pagare da 4 a 24 mensilità a seconda della gravità dell’ingiustizia. Molto bene. La domanda, specie per noi che siamo a favore del ruolo dello Stato nell’economia (almeno in alcuni settori strategici).
Ma si può avere ancora nel 2024 uno Stato così inefficiente? Non sarebbe ora di trovare soluzioni a storture così evidenti? E’ duro poi difendere la gestione dello Stato in tutte le materie, quando diritti elementari dei lavoratori vengono sistematicamente violati per acclarata inefficienza organizzativa di chi dirige la “macchina Stato”.