di Andrea Gandini. Economista, analista del futuro sostenibile.
Sempre più persone cominciano a dire che si “stava meglio quando si stava peggio”. Come mai si diffonde questo sentiment? Quali sono le principali cause?
Qualche indicazione può venire dai dati statistici quantitativi ma, le quantità non raccontano tutto, anche perché la nostra vita è fatta soprattutto di qualità e di buone relazioni (cioè pace). Se infatti cresce la speranza di vita dobbiamo anche considerare che gli anni di vita buona, quella cioè in cui siamo in salute (o quasi) crescono molto meno. Se poi crescono le guerre tutto è perduto. I nostri media hanno messo in luce che negli ultimi 3 anni è molto cresciuta l’occupazione in Italia (il tasso 20-64 anni è salito dal 62,5% del 2019 al 66,3% del 2023). E’ ancora tra i più bassi in Europa, ma è vero che gli occupati stanno crescendo.Però i salari calano e le ore lavorate non aumentano per cui vuol dire che la stessa torta di monte salari viene divisa tra più persone che, di conseguenza, hanno minori salari reali (part-time, stagionali, precari).
Tutti i dati li potete vedere nel cruscotto (dashboard) del sito dell’Eurostat e potete anche scegliere quali dei 27 paesi confrontare (https://ec.europa.eu/eurostat/cache/dashboard/social-scoreboard/).
Ancora di più che in Italia è cresciuta l’occupazione in Europa e in Usa, ma se questo incremento è dovuto soprattutto agli immigrati che entrano è chiaro che interessa poco ai nativi già occupati o disoccupati. Salari e redditi reali delle famiglie invece sono in calo: rispetto al 2008. Fatto =100, sono caduti bruscamente a 90 nel 2012 (dopo 4 anni di recessione) e da allora sono in lenta crescita e avevano raggiunto livello 95,7 nel 2021 (92,1 nel 2020), ma da 2 anni stanno di nuovo calando e nel 2023 sono 93,7. Ma questa è una media. Se infatti andiamo a vedere il 70% dei redditi famigliari più bassi, il calo è ben superiore, perché bisogna considerare che nelle statistiche ci sono anche i redditi delle poche famiglie ricche e super ricche che continuano a salire, mentre tutte le altre sono in affanno. Ovviamente le famiglie guardano questi dati, mentre Tv, media e Governi si sgolano a parlare del PIl (che cresce zero virgola) e che ovviamente non interessa a nessuno. Scrive Paolo Rumiz in “Verranno di notte, lo spettro della barbarie in Europa (2024): “Oggi che lo spazio di cuscinetto (che aveva creato l’impero austro-ungarico) è saltato e la Nato si è spinta a est a contatto con l’altra Europa, gli effetti si vedono. Russia e Occidente si ringhiano addosso, per la felicità dei mercanti d’armi e della mafia mondiale”.
Pensiamo ai nostri giovani che, in questo contesto di guerre e consumismo, sempre più spesso votano estrema destra. In Germania (Sassonia) AFD ha appena preso il 31% ma il 38% tra 18-24 anni. Bsw di Sarha Wagenknecht (sinistra) ha preso il 10% (prima non esisteva) e il 12% tra i giovani (anche se il suo elettorato più forte è tra gli anziani). Significa che il 50% dei giovani sono per partiti del tutto contrari alle politiche degli attuali Governi. Per ora ci si difende dicendo che sono un test limitato a 6 milioni di elettori, ma non credo che tra un anno alle elezioni nazionali le cose andranno molto diversamente. In Italia abbiamo appena avuto i casi di Moussa Sangare (29 anni, italiano con origini in Mali) che ha ucciso senza motivo una donna (Sharon, 33 anni) e il 17enne di Paderno Dugnano (Milano) che ha sterminato i genitori e il fratellino perché si sentiva “oppresso” (anche dal fratello di 12 anni?). Don Claudio, il prete che lo ha incontrato in carcere, dice: “il caso spaventa perché pare un ragazzo “normale” (non siamo cioè in presenza di emarginati) e che il vuoto interiore che aveva non è stato gestito con droghe o reati, ma tenendoselo dentro. Si è voluto confessare, ha pianto, è conscio di quello che ha fatto e si aspetta il carcere”.
Tutti dicono che in un paese civile è la scuola che fa la differenza, che educa, che aiuta i giovani. Ma la nostra è sottofinanziata e ha meno risorse di 30 anni fa. Patrizio Bianchi, ministro dell’Istruzione mi ha detto: “sono andato in una scuola ed è come 50 anni fa: corridoi, aule con i banchi e la lavagna”. E noi pensiamo che gli adolescenti stiano così seduti per 36 ore alla settimana? A parte il danno enorme inflitto ai nostri giovani con la chiusura delle scuole e la DAD ai tempi del Covid, è necessario un enorme incremento di risorse umane ed economiche per far fronte a sfide che non esistevano 30 anni fa: iperconnessione, digitale, telefonino, social hanno prodotto la distruzione della nostra cultura precedente e creato una enorme solitudine con drastica riduzione di interesse a studiare nel modo tradizionale, pur avendo (chi ha la fortuna) un bravo insegnante che non fa una lezione cattedratica ma cerca di coinvolgere gli studenti in mille modi. Ma specie ai Professionali e Tecnici e nelle scuole di periferia cresce la quantità di immigrati e di giovani italiani insofferenti di questo antico modello ex cathedra e quando superano un terzo della classe insegnare diventa quasi impossibile. Per questo è in corso una drastica riduzione dei livelli di apprendimento e il 20% di diplomati hanno un livello di conoscenza da 3^ media inferiore. Del resto la scuola oggi premia la “forma”, con un crescendo di procedure formalmente securitarie e infiniti compiti burocratici (per autotutelarsi) per cui l’essenza dell’insegnare scema. Se dai una insufficienza devi interrogare di nuovo l’allievo, il che produce un aumento di lavoro del docente e favorisce di fatto l’abbassamento del livello di apprendimento (il 6 che di fatto è un 5). Non parliamo poi se dai delle note, sarà per primo il Dirigente a sconsigliarti per non avere grane con la famiglia, quasi sempre iper protettiva. Cose che sanno bene i docenti, ma di cui nessun Ministro si occupa, così come spesso i manager non sanno come gli operai si organizzano e inventano nuovi attrezzi per lavorare meglio.
La “crisi” dei giovani c’è sempre stata, ma oggi assume una dimensione preoccupante per quello che si profila potrà essere la società futura: più soli e meno umani. E’ vero che le società di un tempo avevano confini, limiti e logiche di gruppo (al cui interno stavi un po’ dipendente ma anche protetto), ma andare troppo veloci verso l’individualizzazione e il consumismo significa diventare individualisti, vagare in un confortevole nulla in cui tutto ti è permesso, dove non ci sono più limiti. Essere quindi “conservatori” su alcuni valori non è quindi così incomprensibile e ciò spiega, a mio avviso, il successo di AFD e BsW in Sassonia che si definiscono entrambi partiti conservatori (il primo di destra, l’altro di sinistra). Serve poco liquidarli con espressioni tipo: nazisti, estremisti di sinistra, piuttosto capire le ragioni profonde per cui metà dei giovani li votano.
Rudolf Steiner ha scritto che “prima di fare un passo nella conoscenza, bisogna farne tre nella morale”. Ed è questo che manca alle nostre società della conoscenza: tutto è teso per crescere, innovare, fare più soldi, avere più successo, mentre gli antichi valori morali sono considerati zero (nei fatti, non a parole di cui ci si bea). Susanna Tamaro ha scritto che “nei giovani crescono passività, autolesionismo, alcolismo, uso spregiudicato delle droghe, forza del branco come identità individuale…ma se un bambino non ha avuto altro nutrimento che la rete e a 10 anni ha già assistito a un numero incredibile di omicidi…la scomparsa della volontà virtuosa lascia pieno campo a quella più distruttiva, volontà di potenza”.
E qui torno alla scuola perché l’apprendimento da Istruzione. Stare seduto al banco sviluppa capacità concettuali e affettive ma non la volontà, la quale si rafforza soprattutto nel lavoro manuale e artistico, nel fare (anche nello sport) e nel viaggiare (oggi impossibile per via della mitica “sicurezza”). Tutte cose che costano, ma se non si mette mano alla scuola con ingenti risorse e una trasformazione enorme nelle metodologie didattiche andremo sempre peggio.
Quando prenderemo atto che fuori dell’Occidente siamo visti sempre più spesso come avidi, privi di valori, egoisti, incapaci di sacrificarci per degli ideali (anche se non è vero che siamo tutti così) dagli slavofili russi, islamisti, post-colonialisti indiani, sudamericani, cinesi, africani, indigeni sparsi per il mondo? L’esistenzialismo tedesco e il post-strutturalismo francese ci avevano avvertito. Prima di declinare definitivamente sarebbe saggio cambiare e negoziare col resto del mondo. Lo scopriremo quando in prima serata tv anziché trasmettere “Affari tuoi”, ci sarà la riduzione teatrale dell’Idiota di Dostoevskij con Giorgio Albertazzi.