di Alessandro Bruni. In memoria di mia madre deceduta il 22 ottobre 2024.
Nella molto attesa plenaria del 3 agosto 2024, Living in a Sustainable World, al XXV Congresso Mondiale di Filosofia a Roma, Jeffrey Sachs ha elencato sei requisiti per definire un approccio etico globale allo sviluppo sostenibile: 1) studio delle grandi tradizioni, Confucio, Buddha, Aristotele, Maometto; 2) sviluppo della cittadinanza; 3) benevolenza e reciprocità; 4) dialogo, incontro, risoluzione pacifica dei problemi; 5) responsabilità della ricchezza e del potere, il mondo è per tutti, non per pochi; 6) felicità e benessere.
Questi requisiti sul piano individuale sono strettamente legati all'acquisizione di una libertà inedita basata su quattro parole: desiderio, vocazione, spiritualità e mistica. Stati che le nuove generazioni fanno sempre più fatica a raggiungere, e che non sono più espressione di “contrapposizione morale al dovere”, ma che hanno assunto la forma più pura della ricerca legittima del “vero dovere”, come ha recentemente sottolineato Recalcati in La repubblica del 13 ottobre 2024 parlando di desiderio e di vocazione.
Oggi, sul piano laico e civile, desiderio e vocazione sono l'espressione dell'agito individuale e materiale della vita, mentre spiritualità e mistica sono espressione della costruzione di un autogoverno che accomuna individui diversi uniti da un comune vedere e sentire. La spiritualità permette il transito dall'egocentrismo alla altruità e la mistica sublima l'appartenenza in un comportamento collettivo di trascendenza dell'essere. Dunque, il desiderio è la spinta a diventare (es. volontario), la vocazione è l'ambito dell'essere come persona (essere volontario nell'agito), la spiritualità è il primo autogoverno che sublima l'atto vocativo determinando una appartenenza di pensiero e lega più persone (es. il riconoscersi in un gruppo di pensiero: religioso, filosofico, ambientalista, ecc.), la mistica è il coltivare l'unione spirituale con atti rafforzativi di riconoscimento fisico collettivo in una ascendenza fraterna comune (es. essere parte attiva in una associazione di volontariato o di un gruppo di pensiero).
Desiderio e vocazione, sono sentimenti profondamente legati tra loro, che dall'uno (desiderio) trascendono all'altro (vocazione). Se in senso contemporaneo il desiderio deve essere inteso come il sentimento della mancanza di cosa necessaria al nostro interesse fisico o spirituale (avere desiderio di tranquillità, di riposo, di amore, di un affetto sincero, ecc.), la vocazione deve essere intesa come inclinazione naturale ad adottare e seguire un modo o una condizione di vita: ad esercitare un’arte, una professione, un ruolo, ecc.. Spiritualità e mistica nel senso più moderno portano alla sublimazione individuale e collettiva dell'appartenenza, che hanno radici intime nell'agito determinato da desiderio e vocazione.
La spiritualità laica è, oggi, intesa come la particolare sensibilità di profonda adesione ai valori fondanti dell'essenza della vita, mentre la mistica laica è l’incontro con il significativo che può essere sapienziale: come facciamo a stare al mondo in modo significativo da un punto di vista del pensiero profondo. Le manifestazioni di piazza a favore del cambiamento sociale altro non sono che manifestazioni mistiche di persone diverse accomunate da un pensiero comune: sono l'agito di un credo, come lo è la messa per una persona credente.
Senza il desiderio e la vocazione non c'è l'agito responsabile e conseguentemente nemmeno vera spiritualità e mistica. Il solo pensiero confina alla inazione perché viene meno il coraggio di agire e quindi la possibilità di vivere una vita attiva, si rimane confinati in un conservatorismo asservito alla forza del pensiero altrui.
Purtroppo nel mondo contemporaneo spesso il piacere dell'esperienza viene confuso con l'esperienza stessa e la percezione interiore si perde: si vive l'adesso senza coglierne il significato e il tutto in cui siamo immersi è un qualcosa che non ci appartiene (come puntualizza Recalcati). Così il desiderio è tanto effimero e breve che si estingue in un attimo e così inizia la ricerca di un altro desiderio, di un'altra vocazione, in assenza di spiritualità e di mistica. Purtroppo, le parole “spirituale” e “mistico” suggeriscono, oggi, qualcosa di rarefatto, fuori da questo mondo, di elevato, di religioso, quasi in opposizione ai problemi pratici dove si spendono attivamente il desiderio e la vocazione umana.
Educare per obiettivi formativi nell'infanzia e nell'adolescenza
La famiglia è il luogo affettivo originario di coloro che ne fanno parte, a prescindere dai legami biologici: è luogo simbolico dove un bambino sente di essere amato e di esistere, cosa che gli permette di svilupparsi in modo sano dal punto di vista psicologico, morale e dell’apprendimento. Ma è anche il luogo dal quale nell'adolescenza è necessario distaccarsi per dare origine alla propria unicità identitaria di adulti.
Per vivere compiutamente questo passaggio, è necessaria una modulazione evolutiva dei sentimenti di desiderio, vocazione, spiritualità e mistica; è necessaria una educazione che si sviluppi in atti che attengono a vissuti differenti dove si esprimono obiettivi formativi che dalla vita familiare di conservazione e di difesa portano alla vita di comunità, di cambiamento degli ideali con coerenza e congruenza fra metodi e obiettivi formativi agiti.
Nella fase preadolescenziale e adolescenziale iniziano ad essere primari gli insegnamenti passivi e attivi verso gli obiettivi formativi extrafamiliari, i soli che fanno superare la fase del cerchio familiare per lanciarsi in uno slancio di autoaffermazione identitaria. In questa fase evolutiva sono preminenti le grandi visioni sociali della idealità collettiva che traggono scelta dal contesto familiare e dove dovrebbero esprimersi i sentimenti propri della spiritualità quali quelli della generosità e dell'indifferenza al denaro; del coraggio e dello sprezzo del pericolo, della schiettezza e dell'amore per la verità; dell'amore al prossimo e dell'abnegazione; del desiderio di essere e di sapere. Questa è la strada sulla quale si consuma il passaggio alla vocazione dell'individuo verso l'essere nell'insieme, verso la spiritualità interiore che poi si evolverà nella mistica, laica o religiosa che sia, che è l'ascesi verso un sé migliore.
Oggi l'agito educativo delle famiglie fatica a trovare un equilibrio su un terreno in perenne cedimento dove le virtù del risparmio, della prudenza e dell'astuzia appaiono le più opportune. Certo l'educazione fornita dall'esercizio della formazione familiare non sono da disprezzare, ma non rappresentano nulla che si debba insegnare: si respirano automaticamente nell'aria della famiglia e diciamolo sono di fatto un valore complementare che fan maturare il cinismo o la paura di vivere, fattori che sono alla base del vivere da suddito.
Oggi, gli obiettivi formativi sociali extrafamiliari sono di ordine diverso e rappresentano la sostanza viva dell'educazione genitoriale. La loro essenza non è nell'istinto di difesa ma nel donare e donarsi, al di là di ogni logica dell'utile e dell'autoconservazione, contro ogni fantasma della paura e nella fiducia che solo chi si perde perché ha agito, potrà anche ritrovarsi. Per questo gli obiettivi formativi sociali sono come un gioco al rialzo, da cui può scaturire un nuovo legame sociale e un nuovo senso per l'esistenza.
Conclusione
Gli obiettivi formativi sociali rappresentano il contropotere che diviene legame indissolubile tra l'esercizio morale della formazione alla socialità, tra il sentire, l'essere e l'agire, nella fondamentale imperfezione e inadeguatezza che contrassegna ognuno di noi. Essi si generano in un clima educativo senza finzione, capace di preparare i figli ad affrontare in autonomia le proprie battaglie, nella fiducia che saranno in questo modo migliori e più liberi di noi. Al suo centro non si pone la questione del successo o dell'insuccesso, ma quella di un profondo attaccamento alla vita alle sue conquiste e alla sue sconfitte: chi nella vita non è mai stato sconfitto, chi ha avuto solo conquiste, nell'armonia della vita è un perdente.
Desiderio, vocazione, spiritualità e mistica, quando sono espresse come grandi virtù sociali acquisiscono una forza autonoma che spinge alla sovversione dell'ordine costituito, alla creatività vitale, all'interpretazione del proprio vissuto in modo personale da cittadini attivi. In questo senso sono l'antidoto alla società conservatrice del sospetto verso l'altro, sono ciò che stimola la vera emancipazione che non teme né il giudizio né il fallimento, e che fa fiorire la vocazione che stimola al volo, allo schiudersi. Come genitori dobbiamo, quindi, educare aspettando che si sveglino nei figli, spiando ogni segnale che ne permetta la fioritura. Spiritualità e mistica, invece, apparterranno solo a loro: è un cammino che non ci riguarda, ma che forse abbiamo trasfuso nella formazione familiare.
Dice Nesse che per i fortunati fra noi, la vita è iniziata come per Siddharta, il bambino destinato a diventare Buddha. Passiamo i primi anni della nostra esistenza protetti da genitori amorevoli che ci tengono al riparo dalle sofferenze del mondo, ma anche all'oscuro di esse. Quando Siddharta ebbe finalmente il permesso di andare in città, si trovò a tu per tu con il dolore e la tristezza della vita. La sua conclusione fu che la sofferenza scaturisce dal desiderio. Se Siddharta vivesse oggi, probabilmente si chiederebbe perché la selezione naturale ha evoluto l'uomo con desideri, vocazioni, spiritualità e mistica. La risposta è semplice: il nostro cervello è stato plasmato per massimalizzare la trasmissione dei nostri geni e le emozioni non sono altro che modalità operative che offrono una via di scampo al cinismo e al determinismo asservito all'esercizio del potere dell'uomo sull'uomo. Vivendo i sentimenti, che nutrono gli affetti genuini, l'evoluzione ci ha resi capaci di vivere una vita degna, anche se sensi di colpa e lutto ne sono la contropartita.
Fonti
Per il desiderio
- Recalcati M. Accendiamo nei ragazzi il fuoco del desiderio. La repubblica, 13 ottobre 2024.
- Mazzi A. Ciò che conta davvero. Solferino, 2024.
- Guanzini I. Filosofia della gioia. Ponte alle grazie, 2021.
Per la vocazione
- Miegge M. Vocazione e lavoro. Claudiana, 2010.
- Pirsig R.M. Sulla qualità. Adelphi, 2024.
- Paolicchi P. La variabile G. Rizzoli, 2009.
Per la spiritualità laica
- Herrigel E. Lo zen e il tiro con l'arco. Adelphi, 1992.
- Watts A.W. Beat Zen e altri saggi. Arcana, 1978.
- Bariselli A. A wild mind. Rizzoli, 2024.
Per la mistica laica
- Pirsig R.M. Lila. Adephi, 1992.
- Pirsig R.M. Lo zen e l'arte della manutenzione della motocicletta. Adephi, 1981.
- Lombardi Vallauri L. Meditare in occidente. Corso di mistica laica. Le lettere, 2015.
Per la filosofia e la formazione
- Sachs J. Living in a Sustainable World, XXV Congresso Mondiale di Filosofia, Roma, 2024.
- Kagan J. Lo sviluppo umano. Cortina, 2014.
- Nesse R.M. Buone ragioni per stare male. La nuova frontiera della psichiatria evoluzionistica. Cap.3. I piaceri e i pericoli della vita sociale. Bollati Boringhieri, 2020.