ultimo aggiornamento del 15 ottobre 2024
Definizione
Il Parkinson è una malattia neurodegenerativa, ad evoluzione lenta ma progressiva, che coinvolge, principalmente, alcune funzioni quali il controllo dei movimenti e dell'equilibrio. La malattia è presente in tutto il mondo ed in tutti i gruppi etnici. Si riscontra in entrambi i sessi, con una lieve prevalenza, forse, in quello maschile. L'età media di esordio è intorno ai 58-60 anni, ma circa il 5 % dei pazienti può presentare un esordio giovanile tra i 21 ed i 40 anni. Prima dei 20 anni è estremamente rara. Sopra i 60 anni colpisce 1-2% della popolazione, mentre la percentuale sale al 3-5% quando l'età è superiore agli 85.
Le strutture coinvolte nella malattia di Parkinson si trovano in aree profonde del cervello, note come gangli della base (nuclei caudato, putamen e pallido), che partecipano alla corretta esecuzione dei movimenti (ma non solo). La malattia di Parkinson si manifesta quando la produzione di dopamina nel cervello cala consistentemente. I livelli ridotti di dopamina sono dovuti alla degenerazione di neuroni, in un'area chiamata Sostanza Nera (la perdita cellulare è di oltre il 60% all'esordio dei sintomi). Dal midollo al cervello cominciano a comparire anche accumuli di una proteina chiamata alfa-sinucleina. Forse è proprio questa proteina che diffonde la malattia in tutto il cervello. La durata della fase preclinica (periodo di tempo che intercorre tra l'inizio della degenerazione neuronale e l'esordio dei sintomi motori) non è nota, ma alcuni studi la datano intorno a 5 anni.
Per approfondire in termini generali
La malattia di Parkinson, sovente definita come morbo di Parkinson, Parkinson, parkinsonismo idiopatico, parkinsonismo primario, sindrome ipocinetica rigida o paralisi agitante è una malattia neurodegenerativa. I sintomi motori tipici della condizione sono il risultato della morte delle cellule che sintetizzano e rilasciano la dopamina. Tali cellule si trovano nella substantia nigra, una regione del mesencefalo. La causa che porta alla loro morte è sconosciuta.
Autosservazione Con la tecnica dell’autosservazione si pone attenzione verso se stessi oppure verso qualcosa che ci riguarda. L’obiettivo dell’autosservazione è di imparare a riconoscere quali sono le sensazioni, gli stati d’animo, i pensieri e i comportamenti che si hanno in determinate situazioni. Annotare in un diario le proprie osservazioni offre la possibilità di ricordare più facilmente tutto ciò che si è provato durante il giorno a livello emotivo, mentale e fisico. In caso di ansia, si può ad esempio scrivere: “Questa situazione mi ha causato ansia”. Stessa cosa per la rabbia, la gelosia, la tristezza, l’apatia. Per ciò che riguarda l’aspetto psichico si possono annotare i pensieri che hanno dato più fastidio, quelli ripetitivi, quelli ossessivi, in modo da portarli alla luce della consapevolezza e, quindi, essere nella giusta direzione per il cambiamento. A livello fisico si possono osservare i movimenti corporei e descriverli nel proprio diario. Per il malato di Parkinson può essere estremamente utile indicare i momenti della giornata durante i quali ha difficoltà motorie, movimenti indesiderati (discinesie), altri sintomi non motori disautonomici (o del sistema neurovegetativo).
Nella malattia di Parkinson, i sintomi si manifestano in modo differente da persona a persona e, per di più, i sintomi e la risposta ai farmaci variano nella medesima persona da un giorno all’altro. Non per tutti i pazienti sono indicati gli stessi farmaci e neppure gli stessi dosaggi. Nel decorso della malattia si rende anche necessario cambiare la tipologia di farmaco e i dosaggi. Un’associazione di diversi farmaci è spesso l’unico modo per garantire il migliore controllo dei sintomi.