di Redazione pubblicato in Confronti del 11 ottobre 2024.
La recente mobilitazione per allargare i canali di accesso alla cittadinanza italiana si accoda ai molti tentativi di riforma legislativa andati a vuoto nel corso dell’ultimo quarto di secolo, mentre nello stesso periodo le politiche migratorie nazionali hanno sempre più ristretto, per gli immigrati, il diritto di accesso a beni, servizi e misure fondamentali di welfare; un’interdizione cui hanno concorso anche le gravi disfunzioni dell’apparato burocratico. Si anticipano qui alcuni temi analizzati nel Dossier Statistico Immigrazione 2024 edito da IDOS, che verrà presentato alle 10.30 del prossimo 29 ottobre, a Roma (presso il Teatro Orione) e, in contemporanea, in tutte le regioni e province autonome italiane.
È da oltre 25 anni che in Italia, a ogni periodica riaccensione del dibattitto intorno alla revisione della legge 91/1992 sulla cittadinanza, emergono proposte le più differenti, salvo ogni volta, fino ad oggi, concludersi tutto con un nulla di fatto. E così la norma, pur largamente ritenuta inadeguata, vige intatta da 32 anni.
Ius soli (“puro” o “temperato”), ius culturae, ius scholae e ius Italiae si contendono, recentemente, il diritto di modifica, tra le resistenze governative di chi, appoggiandosi a una lettura superficiale e spesso strumentale dei dati, taglia corto e sostiene che la legge “va bene così”.
In effetti nel 2022 e nel 2023 le acquisizioni di cittadinanza in Italia hanno superato il tetto delle 200mila (213.716 e 213.567 nell’ordine), una evenienza che si è verificata ancora solo nel 2016 (201.591). Ma questi picchi (al netto dei quali, dal 2013, la media annua è di circa 128mila acquisizioni) non devono ingannare: sono frutto della maturazione dei 10 anni di residenza continuativa necessari alla naturalizzazione ordinaria, con l’aggiunta di qualche altro anno per la definizione delle pratiche (fino a 4 secondo l’estensione temporale introdotta dal “Decreto Salvini” del 2018), da parte di un alto numero di stranieri, in buona parte alimentato dai regolarizzati nelle sanatorie avvenute, appunto, tra i 10 e i 14 anni prima. Si tratta quindi di persone divenute italiane dopo un periodo di residenza regolare anche superiore ai 10 anni. In particolare, nel caso dell'ultimo biennio il picco di acquisizioni può essere in buona parte riferito alle sanatorie del 2009 e 2012 (che hanno regolarizzato rispettivamente 238.000 e 99.000 immigrati), mentre quello del 2016 alla sanatoria del 2002 (la più ampia finora realizzata, con 650mila emersioni).
Non è un caso che nel 2022, in continuità con il decennio precedente, in oltre 3 casi su 4 si è trattato di naturalizzazioni ordinarie (45,1%) o di trasmissione a figli minorenni da parte di genitori a loro volta naturalizzati (31,4%), riguardanti soprattutto collettività non Ue a più lunga permanenza in Italia (albanesi e marocchini). Invece le acquisizioni per matrimonio (8,8%), per elezione al compimento dei 18 anni e per discendenza iure sanguinis (14,7% complessivamente) restano, significativamente, molto più esigue. Dati, questi, che confermano la necessità di una riforma che estenda i canali di accesso alla cittadinanza almeno per i minori che in Italia sono nati o vi sono giunti in tenera età.
Il Dossier Statistico Immigrazione 2024 sarà presentato il 29 ottobre, alle 10.30, a Roma presso il Nuovo Teatro Orione (via Tortona 7) e in contemporanea in tutte le Regioni. Maggiori informazioni, a breve, sul sito www.dossierimmigrazione.it