di Lidia Baratta. Pubblicato in “Forzalavoro” di Linkiesta il 21 ottobre 2024.
Tra le novità inserite nella bozza della legge di bilancio approvata dal governo, c’è l’allungamento da due a tre dei mesi di congedo parentale indennizzati all’80 per cento dello stipendio. Parliamo dei congedi facoltativi per madri e padri – oltre a quelli obbligatori – che di norma vengono pagati al 30 per cento. Quest’anno, per effetto della scorsa manovra, i mesi pagati all’80 per cento – solo per i lavoratori dipendenti – sono saliti a due. Nel 2025 dovrebbero quindi aumentare a tre, diventando strutturali. Da usare entro i primi sei anni del bimbo o bimba.
La logica dietro queste misure è favorire il bilanciamento tra lavoro e vita privata, ma soprattutto incentivare l’uso del congedo facoltativo da parte dei padri, che in Italia hanno un congedo obbligatorio di soli dieci giorni rispetto ai cinque mesi delle donne. E infatti, se il padre utilizza almeno tre mesi di congedo facoltativo, il totale per la coppia sale da dieci a undici mesi.
Nella realtà, però, i padri usano pochissimo il congedo facoltativo e sono ancora soprattutto le madri che continuano a chiederlo. L’uomo che si assenta dal lavoro per dedicarsi alla famiglia, insomma, resta un’eccezione (vedi dati Inps). Ma c’è anche una ragione economica: visto che il congedo parentale non è retribuito al cento per cento, per una famiglia è economicamente più conveniente che venga preso dal percettore di reddito più basso, generalmente la madre.
La questione svedese
Quest’anno ha compiuto cinquant’anni l’introduzione del congedo parentale paritario in Svezia, di cui avevamo parlato qualche mese fa qui su Forzalavoro. Nel 2023, nel Paese scandinavo solo il 18 per cento dei padri che hanno avuto figli nati nel 2017 non ha utilizzato alcuna indennità di congedo parentale. Ma non è stato un passaggio immediato. C’è voluto tempo. E anche in Svezia non è tutto rose e fiori, visto che i padri svedesi prendono ancora solo il 30 per cento dei giorni di congedo disponibili.
Lo stigma del congedo
Oltre alle questioni culturali, che portano soprattutto le madri ad assentarsi dal lavoro e a fare lavori part-time persino nei Paesi più avanzati, esistono pressioni di genere anche per i padri. Ormai si parla di stigma della flessibilità, che ha conseguenze diverse su uomini e donne. In pratica, socialmente, ci si aspetta che le donne utilizzino di più soluzioni flessibili di lavoro e congedi per conciliare meglio gli impegni familiari e domestici. Ma se la richiesta arriva da parte degli uomini, viene spesso interpretata dai capi come una mancanza di impegno nel lavoro. In pratica: se le pressioni e le aspettative sulle donne non sono cambiate, lo stesso è successo per gli uomini.
sintesi di Alessandro Bruni
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