di Lidia Baratta, Pubblicato in Linkiesta Forza lavoro newsletter del 28 ottobre 2024.
L’illusione di ogni governo è di creare posti di lavoro per decreto. Per cui basterebbe una nuova norma, o la cancellazione di quella precedente, per convincere le imprese ad assumere. Lo hanno fatto tutti. Ovviamente non è così. Ecco perché le celebrazioni dei risultati dei due anni dall’insediamento del governo Meloni sul fronte dell’occupazione lasciano il tempo che trovano.
Slide economy Dopo aver cancellato la conferenza stampa con le domande dei giornalisti, la presidente del Consiglio ha pubblicato delle slide sul sito del governo, celebrando i successi e intestandosi risultati che – come spiega Lavoce.info – poco hanno a che fare con l’azione dell’esecutivo ma sono più legati a tendenze economiche internazionali e più di lungo periodo, come il record degli occupati e la partecipazione delle donne al mercato del lavoro appunto.
Nelle due slide iniziali, dal titolo “Una Repubblica fondata sul lavoro”, viene riportato che ad agosto 2024 è stato raggiunto sia il record degli occupati, oltre 24 milioni, sia il record del tasso di occupazione, al 62,3 per cento. Tutto vero. I dati sono corretti, ma non vengono contestualizzati. E questo è il problema.
Uno. Il tasso di occupazione italiano resta il più basso d’Europa.
Due. Il mercato del lavoro non funziona per automatismi e risponde a logiche proprie. Per giunta, l’aumento dell’occupazione sembra anche slegato dalla stessa crescita, visto che mentre il Pil rallentava l’Italia ha continuato a macinare nuovi record di occupati.
Tre. Oltre al dato sull’occupazione, bisogna guardare anche altre cifre. Ma registriamo anche 106mila inattivi in più, cioè quelli che un lavoro non ce l’hanno e non lo cercano. E questa non è una buona notizia.
Quattro. Le slide parlano di 800mila contratti stabili in più, intestandosi la riduzione del precariato. Tra 2023 e 2024, l’Istat ha contato 516mila contratti a tempo indeterminato in più. La crescita costante dei contratti a tempo indeterminato è un fenomeno a cui si assiste da tempo. Un dato che non è necessariamente un buon segnale, visto che il mancato rinnovo dei contratti a termine potrebbe nascondere anche una nuova impennata delle finte partite Iva.
Cinque. Tra i successi celebrati da Meloni, c’è anche l’abolizione del reddito di cittadinanza. Ma l’aumento dell’occupazione non è certo dovuto alla presunta rivoluzione delle politiche attive di cui ha parlato durante il G7 di Cagliari la ministra del Lavoro Marina Calderone. Le anticipazioni trapelate dall’Inps dicono che circa trentamila hanno trovato lavoro tramite la nuova piattaforma Siisl. Senza dimenticare l’andamento disastroso del programma “Garanzia di occupabilità dei lavoratori” del Pnrr, che rischia di sprecare oltre 5 miliardi di risorse europee.
Sei. Nelle slide, il governo celebra anche i presunti successi sul fronte della sicurezza sul lavoro, con l’assunzione dei 1.600 ispettori del lavoro e la patente a punti nell’edilizia. I sindacati però già da tempo ricordano che i concorsi che hanno portato all’ingresso di circa 800 ispettori del lavoro e circa 600 ispettori tecnici sono il frutto del lavoro del governo Draghi.
Sette. Le slide di Meloni sottolineano poi come l’occupazione al Sud sia cresciuta più della media nazionale, rendendolo la «locomotiva d’Italia». I dati Istat confermano sì una crescita del tasso di occupazione al Sud più alto rispetto al resto del Paese. Ma gli squilibri territoriali rimangono forti. E la decontribuzione per il Sud risale alla legge di bilancio del 2021, mentre il governo Meloni ha ottenuto da Bruxelles una proroga di soli sei mesi fino a fine anno, e solo per chi era già stato assunto.
Otto. Meloni dimentica di dire che, anche se il lavoro cresce, siamo più poveri. Il paradosso è che nel 2023 la povertà è diminuita tra i disoccupati e cresciuta tra gli occupati. Come scrive la Banca d’Italia, dal 2022 c’è stata «una ricomposizione della produzione a favore delle imprese a maggiore intensità di lavoro, che ha sostenuto l’espansione delle ore lavorate ma ha contemporaneamente ridotto la produttività media».
sintesi di Alessandro Bruni
per leggere l'articolo completo vedera la newsletter Forza lavoro di Lidia Baratta del 28 ottobre 2024