Sfortunatamente in passato si è enfatizzato solo un ruolo paterno alla volta, con diverse funzioni che attirano la maggior attenzione nelle diverse epoche storiche. Concentrandosi sul comportamento dei padri quando sono con i loro figli, gran parte dei dati di indagine hanno suggerito che madri e padri si impegnano in tipi di interazione piuttosto diversi con i loro bambini. Questi studi hanno costantemente dimostrato che i padri tendono a “specializzarsi” nel gioco, mentre le madri sono specializzate nella cura, specialmente (ma non solo) in relazione ai bambini. Sebbene questi risultati sembrino abbastanza affidabili, sono stati spesso travisati e hanno portato a ritratti eccessivamente stereotipati e unidimensionali di padri come partner di gioco. Rispetto alle madri, i padri in effetti trascorrono una parte maggiore del loro tempo con i bambini impegnati nel gioco, ma trascorrono ancora la maggior parte del tempo con i bambini impegnati in altre attività...
Era una canzoncina di Gianni Morandi quella dal titolo “Sei forte papà” e pareva una celebrazione della paternità positiva. Orecchiabile, capace di metteva buon umore, alla fine però era un inno alla concessione, dove la forza della paternità stava nell’accontentare i figli. Quel gufo con gli occhiali che sguardo che ha/ Lo prendi papà? (Sì!) /La lepre in tuta rossa che corse che fa! /La prendi papà? (Sì!). Solo qualche strofa e capiamo che gli apprezzamenti dei bambini sono per la disponibilità paterna ad accogliere e per il piacere delle gratificazioni. Uno che accontenta e concede è di sicuro amabile, ma le funzioni della paternità sono anche altre. Comprendono le frustrazioni e la possibilità che un padre le faccia sperimentare ai figli durante la loro crescita. Spesso nascono da quel saper mettere confini che è uno specifico della paternità, quel dare senso e valore al limite in quanto linea che segna un percorso, ma è pure l’accettazione della trasgressione come violazione delle regole. Compito paterno per nulla semplice soprattutto quando i figli iniziano a fare a braccio di ferro con gli adulti...
3. I padri sono ancora necessari?
Oggi è difficile “essere” padre. Non è un problema di biologia, ma di costruzione individuale e psico-sociale. Viviamo un tempo senza età, nel quale allo scorrere degli anni non corrisponde l’assunzione di ruoli e di responsabilità individuali. Tra maternità e paternità esiste una grande differenza in termini di senso del tempo e dell’età. La donna ha il limite temporale della menopausa, mentre l’uomo ha una andropausa lenta, per cui si illude di essere sempre il ragazzo di un tempo e che non c’è fretta per assumersi la responsabilità di un figlio. Inoltre, il desiderio di paternità degli uomini deve fare i conti con quello di maternità delle donne, che è e rimane prioritario rispetto alla disponibilità maschile sia sul piano dell’intimità di negoziazione della coppia, sia legalmente. Dunque, biologia, relazione di coppia e società non aiutano certamente il desiderio e l’assunzione del ruolo genitoriale da parte maschile, tanto che Lacan parla di paternità “evanescente” come tratto caratteristico della società occidentale contemporanea. Questa evanescenza ha origini lontane...
4. San Giuseppe e le funzioni del padre
Una funzione basilare della figura paterna perché, nella dinamica familiare il padre è colui che dà protezione e trasmette sicurezza. È quello che osserva e ascolta, che contiene e conforta. Funzioni che hanno forza, energia e si coniugano benissimo con la tenerezza e la dolcezza che non sono doti esclusivamente femminili. Forse bisognerebbe ricordarsi di più di questi aspetti nel festeggiare il papà il 19 marzo. Ci servirebbe, credo, per riflettere sulle funzioni specifiche della paternità, oggi che se ne lamenta sempre di più la mancanza. I nuovi padri sembrano alla ricerca di un’identità. Hanno scoperto il codice materno, la tenerezza di accudire e la bellezza di partecipare alla crescita fin dai primi giorni di vita, ma hanno perso l’energia dell’autorevolezza, la forza della determinazione. Il padre «materno» è una conquista, ma il «mammo» è una perdita di funzioni. La cosiddetta società «senza padri» è una realtà dolorosa per tanti adolescenti che hanno bisogno di guida, rassicurazione, spinta a lasciare le sponde rassicuranti della famiglia, la madre, le comodità di un nido caldo che ripara dalle intemperie...
I padri di oggi sono latitanti, assenti, distanti dai figli. Io Aggiungerei mancanti, perché mancano delle loro funzioni principali. Ce lo ricorda proprio il Pontefice quando dice che siamo passati da un estremo all’altro: dal padre autoritario, dal “patriarca” dotato di potere assoluto sulla famiglia, al padre democratico, meno corazzato e più conciliante, morbido e dolce, capace di tenerezze e affettività. Qualità che prima appartenevano solo alla figura materna. Ora i nuovi padri, dismessa la corazza e l’elmo che li faceva forti e coraggiosi, sono diventati teneri e dolci, protettivi e rassicuranti, preoccupati di non “far andare in guerra i loro figli” e salvaguardare il loro benessere materiale e non solo. Gesti, tratti, azioni e pensieri che hanno fatto loro conquistare il titolo di “mammo” perché questo codice di comunicazione appartiene più all’universo materno. Ne è venuta fuori nel contempo l’immagine di un padre incerto e timoroso, preoccupato di sbagliare e non di rado senza parole e senza gesti da dare ai loro figli. Silenzioso e sullo sfondo della scena familiare...
6. Paternità, la forza dell’accoglienza e della fiducia
“Colui che genera un figlio, non è ancora un padre. Un padre è chi genera un figlio e se ne rende degno” Così scriveva Dostoevskij nei Fratelli Karamazov dove il tema della paternità era centrale e autobiografica. La parola paternità, sembra dire il grande scrittore russo, non è data dal legame di sangue, ma dalla dignità. Non è un dono della natura, ma una conquista che ha come condizione prima il “sentirsi padre” e poi fa “essere padre”. Che è diverso dal “fare il padre”. Parola antica la paternità, che porta gli echi di una figura dominante a cui nei secoli si è affidato spesso un “potere” assoluto, il diritto e la presunzione di chi da “padrone” poteva decidere tutto. Ora è parola nuova, trasformata radicalmente, da quando in tempi recenti il padre ha deposto l’elmo e la corazza per occuparsi con amorevolezza del figlio, accoglierlo e curarlo. Una rinnovata funzione paterna di un padre non più guerriero che ora ha accesso alla tenerezza e all’attenzione. Un codice che non appare originale, a volte troppo simile al materno e al biologico, forse ancora da costruire, ma la paternità che ha tagliato le punte della prepotenza ...
7. San Giuseppe. Festa del papà. Ma quale?
San Giuseppe, il padre per antonomasia, il santo che la ricorrenza di marzo vuole ricordare per le funzioni genitoriali. Per questo viene festeggiato come il santo patrono dei padri anche se prevale il sospetto che la sua figura venga ricordata più per aspetti commerciali che per quelle che erano le sue caratteristiche specifiche. Anche se non vi sono notizie di cose che lui abbia detto, né discorsi fatti, è figura schiva, rappresentata sovente nell’iconografia classica di lato o sullo sfondo, silenzioso e attento, lontano dal “logos” cioè dalla parola. E quell’umile mestiere di falegname che lo caratterizza, ci fa pensare alle valenze del ‘fare’ più che quelle del ‘dire”. Così in apparenza distante dalla vita del Figlio e di Maria, sappiamo dalle scritture che invece è genitore amorevole e attento, capace di partecipazione e in grado di assolvere il compito affidato: fare il custode della Sacra Famiglia. Un ruolo per nulla di secondo piano. Anzi una funzione basilare perché, nella dinamica familiare il padre è colui che dà protezione e trasmette sicurezza. E’ quello che osserva e ascolta, che contiene e conforta, incoraggia e dà limiti. Funzioni che hanno forza, energia e si possono coniugare benissimo con la tenerezza e la dolcezza, le quali non sono doti esclusivamente femminili...
8. “Avere tutto”, un romanzo sulla paternità
“Con questo libro volevo raccontare una storia semplice nel modo più denso possibile. Volevo che, in poche pagine, si avesse la sensazione di aver letto una vita intera”. Questa storia inizia quando il protagonista decide di tornare nella città in cui è cresciuto, Rimini, per il compleanno di suo padre. “Sono partito da un’esigenza incredibile, che è anche l’esigenza più semplice del mondo. Un figlio torna da Milano a Rimini. E lì, nella città dov’è cresciuto, c’è suo padre che lo aspetta. Non sapevo nient’altro. L’incipit era esattamente quello di adesso. ‘Mi telefona mentre sono al supermercato’. Poi ho iniziato a immaginare tutto il resto, ma una cosa la sapevo: sapevo che entrambi avevano due grandi segreti”…
9. Riabilitazione e perdono
Caro Giordano, ho deciso di scriverti dopo la lettera che hai inviato a Gabriella. La tua lunga lettera, dopo tanti anni, ha notevolmente scosso tua figlia. È stato un ritorno al passato. Un passato doloroso che tu sdogani con il fatto di aver pagato il tuo debito con la giustizia. Hai fatto 5 anni di carcere sui 7 della tua condanna, per, come si dice, buona condotta. Ora sei fuori, libero. Dici che ti stai rifacendo una nuova vita con Rosalia, tua moglie e madre di Gabriella. Racconti quanto è difficile ricominciare dopo la condanna. Quante difficoltà nascono per un ex carabiniere radiato dall’Arma a trovare un lavoro decente. Racconti di quanto grande sia stata la tua sofferenza in carcere, quanto ostili siano stati i tuoi compagni di cella e vigile la sorveglianza alla quale sei stato sottoposto per evitare che altri detenuti ti facessero del male. Comprendo, dato che il tuo crimine è considerato tra i più odiosi, e so essere tra i meno accettati anche in carcere. Scrivi che ora tutto è passato e vorresti allacciare rapporti di vicinanza dato che tu sei il padre naturale di Gabriella, ora giovane donna...
10. La riproduzione tecnica della vita
La legge sulla fecondazione assistita propone diversi temi importanti ed ha aperto dibattiti e contrapposizioni. Qual è nel merito la tua posizione? Intanto si pone una prima questione, perché la riproduzione al di là delle disposizioni legislative che possono essere più o meno coerenti, e in questo caso sono molto contraddittorie, è un tema fondamentale: è possibile la riproduzione tecnica della vita? La riproduzione tecnica della vita infrange un tabù storico; l’uomo può disporre e dispone della natura esterna, ma non ha mai disposto della riproduzione di se stesso, tant’è vero che i vecchi codici contengono normative che preservano anche la possibilità di vendere organi o parti del corpo: il corpo della persona è stato sottratto alla disponibilità individuale. Il principio della riproduzione tecnica va oltre il caso specifico della riproduzione assistita, abbraccerà tutta la questione dei trapianti, degli interventi sul cervello; ripeto io metterei la nostra conversazione sotto l’etichetta: riproduzione tecnica della vita...