A cura di Alessandro Bruni, le notizie tratte dal web
- Nuova gestione: Donald Trump, che mercoledì ha incontrato il presidente in carica Joe Biden alla Casa Bianca, ha iniziato ad annunciare i componenti del futuro governo federale. Tra i nomi resi noti ci sono per i ruoli di vertice soprattutto persone che Trump considera a lui più leali, a dispetto delle effettive competenze.
- Prima del tempo: Il 16 dicembre il governo di coalizione tedesco affronterà un voto di fiducia da parte del Bundestag, in seguito alla crisi dell’esecutivo guidato dal cancelliere Olaf Scholz, scoppiata per divergenze tra gli alleati di maggioranza sui contenuti della legge di bilancio che hanno portato al licenziamento del ministro delle Finanze liberaldemocratico Christian Lindner.
- Voto congelato: Martedì a Bruxelles si sono svolte le audizioni al Parlamento europeo dei sei vicepresidenti della futura Commissione: tra loro anche Raffaele Fitto, esponente dei Conservatori e Riformisti europei, nominato dall’Italia e destinato a seguire il portafoglio su Coesione e Riforme.
- Trattative interrotte: Il Qatar ha informato Hamas, Israele, gli Stati Uniti e l'Egitto che interromperà i propri sforzi per mediare sulla fine del conflitto a Gaza perché ritiene che le parti non stiano più negoziando in "buona fede".
- Un piano prudente: In Cina, l'Assemblea nazionale del popolo ha annunciato un piano da 1,4 mila miliardi di dollari destinato a rifinanziare il debito dei governi locali per sostenere l'economia del Paese . Il piano, tuttavia, ha deluso gli investitori che si aspettavano un maggiore sostegno ai consumi delle famiglie.
- La Corte Costituzionale: Ha dichiarato infondata la questione di costituzionalità sull'intera legge sull'autonomia differenziata, dopo aver esaminato i ricorsi presentati dalle Regioni Puglia, Toscana, Campania e Sardegna. La Consulta ha però definito illegittime sette disposizioni incluse nel testo.
- Lavorare per vivere: A partire dal 2020 abbiamo imparato a conoscere il fenomeno della “Great Resignation”, ovvero le “grandi dimissioni” dal posto di lavoro. Nonostante dopo quasi cinque anni il trend sia rallentato lasciando spazio al fenomeno opposto del “Great Regret”, ossia il “grande pentimento” per essersi dimessi.
- Priorità al benessere: Le motivazioni sono variegate e spaziano dagli aspetti strettamente economici, fino alla difficoltà di conciliare la vita lavorativa con quella privata. Secondo uno studio della più grande agenzia per l'impiego al mondo, Randstad, il 57% dei lavoratori non accetterebbe un lavoro che inciderebbe negativamente sul loro equilibrio tra lavoro e vita privata.
- In cerca di soluzioni: I lavoratori non chiedono più flessibilità, la pretendono. Non sono più disposti a sacrificare la propria vita personale per la promessa di una sicurezza del posto di lavoro a lungo termine, né si accontentano di salire i gradini aziendali senza senso o realizzazione. Vogliono costruire carriere attorno alle loro vite, non il contrario.