di Giuseppe Maiolo. Pubblicati nel blog dell'autore nel settembre 2023 e nell'agosto del 2024.
L'ansia come stato di allarme e di energia. Pubblicato nel 2023.
Ansia è parola comune e diffusa, assimilabile ad altri vocaboli come paura, preoccupazione, angoscia, ma ha una sua dimensione specifica. È allarme e inquietudine che non ti abbandona, ti insegue ovunque senza motivo.
Così non sai che ragione ci sia per quella paura che non ha nome né volto, eppure è dominante, a volte nemica e altre compagna di viaggio, ma assillante. Di fatto ti svegli e la senti, o meglio ne intuisci la presenza e te la ritrovi accucciata al tuo fianco, lì che ti aspetta. Ti domandi da dove viene o chi l’abbia portata, ma non trovi risposta. Non conosci il suo volto ma ti è familiare e sai che può essere perversa e persecutoria, capace di frantumarsi in mille rivoli d’inquietudine e incertezza o diventare terrore e dolore sconfinato. Vorresti dominarla, ma è lei che comanda, lei che impone i suoi tempi e ti fa correre o ti blocca.
A volte diventa panico, rigidità, terrore della morte. Cuore impazzito che pare esplodere o arrestarsi, respiro in affanno, muscoli rigidi che non rispondono, paralizzati senza motivo. È uno sconfinato Tsunami che al passaggio lascia macerie infinite, soprattutto incertezza e precarietà.
Ma il panico non è la traiettoria usuale dell’ansia che invece è consueta, costante, quotidiana. È il pensiero della turbolenza che potrà arrivare anche se il cielo è sereno.
L’ansia come allarme e insicurezza
Ci allarma senza motivo l’ansia, ma ci mostra le parti fragili o le assi sconnesse dell’anima che non vediamo. È fatta di parole mai dette, oppure solo pensate, di sensazioni scoperte dopo un’avventura sconvolgente o un travaglio pesante che ci ha messo in ginocchio. Piegati ad esempio dalla pandemia, non vi è dubbio che sia stata incontrata la precarietà della vita e l’ansia sia comparsa come scoperta di debolezza. Non l’ha inventata il Covid. Caso mai l’ha potenziata e ha svelato l’illusione di essere invincibili mettendo a nudo un’anima fragile e insicura.
L’ansia è la scoperta dello sconosciuto che ci appartiene e abita il sottosuolo della coscienza, l’inconscio che non incontriamo ma di cui abbiamo memoria (Dostoevskij, Memorie dal sottosuolo, Mondadori). È il nostro personale migrante che arriva sulle sponde in cui viviamo apparentemente tranquilli. È lo straniero colonizzato, asservito e che vorremmo al suo posto, oppure da ricacciare indietro.
È la narrazione del ritrovamento di parti ignote e oscure di noi, delle debolezze indicibili che un narcisismo accecante non ci ha permesso di vedere.
Vista in controluce, invece, l’ansia potrebbe essere più alleata che nemica, più utile che dannosa, compagna di viaggio da non eliminare subito con la forza delle sostanze “magiche” (a volte utili) che ci acquietano con un sorso d’acqua. Ma va narrata e non combattuta, ascoltata piuttosto che rimandata in cantina. È energia bloccata da far circolare, controllo e vigilanza esasperata da allentare.
Narrarla vuol dire riconoscere dignità alle nostre parti fragili e deboli per temperare gli opposti e farli convivere.
Ansia normale e patologica in adolescenza. Pubblicato nel 2024
Da circa un mese c’è un film che sta riempiendo le sale. Un film prezioso dal punto di vista artistico e scientifico, intelligente e accurato capace di spiegare i processi interni che ora le neuroscienze stanno mettendo in luce. Parla di emozioni e le presenta come la parte più autentica di noi, perché le emozioni determinano la maggior parte dei nostri comportamenti e dicono quello che accade al nostro interno. Emozioni che sono veritiere e non ci imbrogliano sula realtà, contrariamente a quanto fa la ragione con la quale invece possiamo raccontarci menzogne.
Nel film si parla quasi solo di un’emozione che vive la protagonista, una ragazzina entrata nella pubertà. È l’ansia cioè quella inquietudine che è processo fisiologico con cui deve fare i conti l’adolescente per diventare grande, anche se ne segna la crescita e mette in crisi l’autostima.
L’ansia è paura senza nome in quanto la paura è sempre per qualcosa di specifico come la paura dei ragni o dei cani, quella di volare o di un brutto voto. L’ansia è agitazione, preoccupazione o allarme senza motivo che però segnala un pericolo sconosciuto. Dell’ansia conta la quantità: un’ansia moderata e contenuta è naturale, forse necessaria. Oltre un certo livello invece è nociva, è come la febbre, un sintomo che indica un’alterazione o l’infiammazione di un organo e va indagata. In adolescenza può essere dunque utile al processo di individuazione, può servire per i “compiti” che fanno diventare grandi. Ad esempio l’ansia giovanile è quella del tempo in cui si sperimenta l’autonomia e prevede il compito di “alzare le vele e prendere i venti del destino dovunque spingano la barca” (E. L. Masters, Antologia di Spoon River, Einaudi).
Putting in the hard work
Èla preoccupazione di partire per destinazioni sconosciute con quel poco che serve del passato, dopo aver resettato un po’ tutto. Perché l’adolescenza è il momento del pruning sinaptico, cioè della potatura delle sinapsi come importante rimodellamento cerebrale. Accade in natura che dalla potatura dipende il futuro della pianta, così in età giovanile l’inquietudine sta tutta nel non sapere come sarà la chioma del proprio albero e nel non riuscire a immaginare i frutti o il raccolto. La possiamo chiamare con nomi diversi, uno dei più recenti e di moda è “ecoansia” ma è pur sempre disagio, stato di allarme per il futuro incerto, stress intenso e senso di impotenza e che io trovo in tanti adolescenti che vengono a chiedermi aiuto nella “stanza del dolore”.
Sono i ragazzi e le ragazze che narrano la loro insicurezza e una preoccupazione eccessiva per la vita. È la confessione di non aver fiducia in se stessi e il non saper attendere né accettare gli inciampi, perché famiglia e scuola non hanno dato loro strumenti per rialzarsi dopo una caduta o misurare la febbre. Anzi la nostra società frenetica e narcisista, quella che alimenta la competizione più esasperata e sviluppa uno stress continuo che porta a vedere la vita a tinte fosche, fa crescere ovunque un dolore mentale ingestibile. È quella l’ansia dannosa che non fa andare avanti perché è l’ansia di perfezione che molti gli adolescenti si riconoscono, ma che è tormento infinito e pericoloso e non di rado diventa panico che inchioda