di Assia Neumann Dayan. Publicato in Linkiesta del 19 novembre 2024.
Avere figli non è un diritto, e questo è tutto quello che ho da dire sulla gestazione per altri. Ho sempre pensato che una donna potesse liberamente quantificare il valore del proprio corpo, in euro o in dollari; la gestazione per altri altruistica non la prendo nemmeno in considerazione perché, insomma, ho partorito e quando una donna dice «nemmeno pagata» non è una metafora. Vorrei anche capire dove sono i sindacati, perché un lavoro ventiquattro ore su ventiquattro per nove mesi senza pausa pranzo, ferie, malattia, infortunio, farmaci, prosciutto crudo, non so mica se si può fare.
Se esistesse una macchina perfetta in grado di sostituire il corpo di una donna durante la gravidanza, sarei favorevole a un utero finto in affitto per altri? Ne dubito. Certo è che il reato interstellare di Gpa è un mostro giuridico, una roba che non serve a niente se non a intasare i tribunali non ancora intasati dalle querele per altri milioni di reati intergalattici. La risposta automatica alle ragioni della Gpa è «si può sempre adottare». Nemmeno adottare è un diritto, ma è diritto di ogni bambino avere una vita decorosa. Questi bambini esistono, non sono un’idea, non sono filosofia, sono proprio bambini fatti a forma di bambino.
Di recente è stata fatta un’interrogazione parlamentare. Qui c’è un bambino che deve tornare da sua madre, affetta da problemi psichici, dopo anni passati con due persone che chiama mamma e papà. Noi siamo sicuri che ripetere “stigma” ogni quattro parole funzioni? Si può pure dire che una volta che accetti il rischio giuridico sono affari tuoi, ma si deve anche dire che sono più che altro affari del bambino. Questo non ci riguarda? Ci riguarda solo la filosofia intorno alle donne che non sono forni? Ci riguarda solo l’inverno demografico? I bambini non dovrebbero essere uno strumento riabilitativo per gli adulti. L’interesse del minore, che è la cosa su cui si dovrebbe basare la giurisprudenza, è sempre e comunque tornare dalla famiglia biologica? Mi auguro di no. Tutti hanno il diritto di sapere da dove arrivano e perché sono stati abbandonati, dati via, non amati. Non è proprio possibile andare avanti senza sapere da dove si parte e perché. Tutti abbiamo una sfortuna speciale da raccontare, ma alcuni più di altri.
sintesi di Alessandro Bruni
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