di Anna Romano. Pubblicato in Scienza in rete del 22 novembre 2024.
Ridere è un comportamento che mettiamo in atto ogni giorno, siano risate “di pancia” o sorrisi più o meno lievi. È anche un comportamento che ne ha attirato, di interesse: da parte di psicologi, linguisti, filosofi, antropologi, tutti a interrogarsi sul ruolo e sulle origini della risata. Ma, avvertono il neuroscienziato Fausto Caruana e l’etologa Elisabetta Palagi fin dalle prime pagine del loro libro, Perché ridiamo. Alle origini del cervello sociale (il Mulino, 2024).
Queste assunzioni sono la stretta connessione della risata allo humor e il suo essere peculiare e unica dell’essere umano. Cosa succede se vengono meno? Succede che dobbiamo rivedere le nostre teorie sul riso, che sono storicamente tre. Molto in breve si possono riassumere così: ridiamo per senso di superiorità (può sembrare cinico, ma è una teoria sostenuta da personaggi del calibro di Platone e Hobbes), per l’aspettativa violata o una sorta di operazione di debug cerebrale, oppure per il sollievo, come un rilascio di energia dopo un momento di tensione.
Ciascuna di queste teorie ha dei punti di forza, ma non è difficile – anche leggendone descrizioni più accurate e approfondite – coglierne anche diversi punti di debolezza; certo lasciano fuori molto di ciò che porta a parecchie delle nostre risate quotidiane. Tutte e tre, inoltre, si basano di fatto su quelli che sono gli antecedenti cognitivi della risata: in altre parole, lo humor. E ignorano invece che, come è accaduto a diversi altri comportamenti e abilità (usare gli utensili, programmare le azioni, la presenza cultura e senso morale…), anche la risata non può più essere considerata prerogativa umana.
Ridono, a modo loro, gli altri primati, le iene, i cani, i ratti, i leoni marini e molte altre specie. «Nelle diverse specie di animali la risata può esprimersi attraverso molteplici varianti che si esplicano con una serie di attivazioni muscolari aggiuntive», scrivono gli autori. Ridono per segnalare le proprie intenzioni pacifiche e mitigare il rischio di conflitti, ma anche per il gusto e il piacere che provano per alcune azioni.
Comunque, è proprio questo campo di studio ad aver individuato le strutture più strettamente correlate al riso, tra le quali la corteccia cingolata anteriore svolge il ruolo del direttore d’orchestra, coordinando altre strutture responsabili degli aspetti espressivi (per esempio le contrazioni della muscolatura facciale e la vocalizzazione) sia quelli soggettivi (per esempio il rilascio di oppiodi endogeni e dopamina). Non solo: la corteccia cingolata anteriore modula anche l’attività di aree legate alla sfera delle emozioni negative e al controllo del linguaggio. È questa caratteristica che può spiegare come la risata riesca sia a influenzare stati d’animo come la tristezza o la rabbia, sia a inserirsi nelle funzioni sociali.
sintesi di Alessandro Bruni
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