di Giuseppe Ferrara. Pubblicato in CDS Cultura il 18 Dicembre 2024.
«Tutto il clamore su di me? È perché sono il filosofo Caffo, se fossi stato l’idraulico Caffo non ne avrebbe parlato nessuno» Dopo la condanna a quattro anni emessa dal Tribunale di Milano per maltrattamenti aggravati e lesioni gravi nei confronti della sua ex compagna, Leonardo Caffo torna a ribadire la propria innocenza e denuncia quella che a suo dire sarebbe una «mostrificazione» in atto nei suoi confronti e lo fa …inselvatichendo gli idraulici!
Questa idea che l’idraulico (o l’imbianchino o il meccanico) è quello che è, perché è quello che fa (o che nell’immaginario rappresenta), mi ricorda che ancora oggi molti sono quelli che patiscono quel vizio di fondo che Wittgenstein aveva denunciato nella sua critica al Ramo d’oro di Frazer, a quel certo modo di pensare all’evoluzione di Homo: all’inizio solo habilis e poi, piano piano – grazie a Dio – sapiens.
Forse varrebbe la pena ricordare che in queste famose Note sul “Ramo d’oro” di Frazer L. Wittgenstein ha dato il suo unico contributo ‘esplicito’ all’antropologia – e anche in questo caso è riuscito a creare quel ribaltamento di figura e sfondo che il suo pensiero ha portato dovunque si sia mosso. Innanzitutto abbozzando una “antropologia dell’antropologo” – fondata su questo assioma: «Frazer è molto più selvaggio della maggioranza dei suoi selvaggi».
Lui, il FILOSOFO Caffo, con il suo sorriso sapiente e il civile giubbotto da baseball indosso, ha ribadito la versione secondo la quale non avrebbe mai commesso alcun tipo di violenza fisica nei confronti della madre di sua figlia, che aveva denunciato la frattura di un dito e tentativi di strangolamento, e di essere stata apostrofata, tra le altre cose, come «fallita» e «madre di merda» e altre violenze psicologiche.
«Sto cercando di riportare ordine nel caos – commenta – vengo dipinto come un mostro ma l’accusa di aver causato lesioni permanenti è caduta, rispetto la magistratura e confido nell’appello. Non ho mai usato violenza, sono contrario alla violenza di genere».
Ne abbiamo già parlato qui (Custodi della Lingua) e non riesco a risolvermi se lasciare nel mio brevissimo elenco, oltre ai poeti, anche i filosofi. A proposito: spero che si sia colta la provocazione insita nella brevità della lista che tra l’altro non conteneva gli antropologi alla Frazer. Ciò che si intendeva sottolineare è che tutti possiamo riarmarci e riamare la nostra “ingenua” umanità a patto di sapere cosa significhi “essere umani”: il riconoscere CAOS e FALSITA’ mi sembrava poter essere identificato come un marker moderno per riuscire a contenere una definizione del termine “umano”.
Ora il buon Caffo, come filosofo, sta giustamente e sapientemente cercando di riportare ordine nel caos. Ma probabilmente non basta: questa cosa la sa fare bene anche un idraulico quando cambia i tubi o cerca di risolvere una emergenza come una fuoriuscita d’acqua. Riportare ordine nel caos.
Ma oltre a questo l’idraulico sa bene che, per terminare al meglio il lavoro, non può usare dei tubi falsi o fallati nel quale far nuovamente scorrere ordinatamente dell’ acqua.
Continua Caffo nella sua intervista: «Il mio è stato reso un caso simbolico per fare vedere che anche i bravi ragazzi possono essere dei bastardi. Gli uomini in questo momento storico sono mostrificati, non si capisce la differenza tra maschile e maschilismo».
Ecco forse Caffo dovrebbe sapere che un caso simbolico è anche un caso reale così come il Pane è e rappresenta il Corpo di Cristo, e che prima dell’idraulico e del filosofo vi è l’uomo così come prima del pane c’è una seme e della terra, dell’acqua, del sole e , se volessimo entrare più nel dettaglio diremmo che c’è la geologia che ha dato vita a quel tipo di terra e quell’acqua che ha ravvivato quel terreno e quella stella che si è formata circa 5 miliardi di anni fa etc, etc…Insomma prima di tutto c’è ….molto di più.
A chi lo intervista a proposito delle violenze per il quale il tribunale lo ha condannato Caffo glissa e a chi gli chiede conto del suo futuro professionale il filosofo risponde di essersi autosospeso dalla Nuova accademia delle Belle Arti di Milano: «Mi impediscono anche di parlare di Kant», chiosa, prima di schermirsi eludendo qualsiasi tipo di paragone con Socrate: «Non bevo la cicuta ma mangio la cicoria».
Quello che non si capisce oggi caro Caffo non è la differenza tra filosofo e idraulico sulla quale bisognerebbe fare ordine, così come tra maschile e maschilismo tra …femmina e femminismo. No, quello che proprio non si vuole capire è quella differenza più elementare tra… violenza e non violenza e qui, si capisce, stiamo parlando (e non solo) di Kant!
Il mio amico Leo fa l’idraulico e se alle 3 di notte, in una città quasi deserta, vedi una macchina che si ferma davanti a un semaforo rosso, è probabile che alla guida ci sia Kant oppure lui che “corre” per una chiamata di emergenza. Ecco la violenza è solo questo: non fermarsi quando chiedono di fermarti, anche se è solo una/uno a chiedertelo, in una città deserta. Di notte.