di Luigi Viviani. Sguardi al futuro politico.
L’occasionale svolgimento lo stesso giorno del 18 gennaio, che coincide con quello dell’appello dei “liberi e forti” di Luigi Sturzo del 1919, ha fatto sì che due iniziative diverse fossero accomunate a una ipotetica sollecitazione del centro cattolico in direzione del centrosinistra. In realtà, il convegno di Milano, indetto dall’ex Ragioniere dello Stato Rossini e da Delrio, è nato per mobilitare verso il Pd un’area potenzialmente di centro al fine di aumentare le adesioni al centrosinistra per renderlo più competitivo, mentre l’incontro a Orvieto di Liberrtàuguale, una corrente riformista del Pd, ha inteso, come recita il titolo di convocazione: “Idee per una sinistra di governo”, proporre al partito una strategia per il governo del Paese.
Il punto effettivo di contatto delle due iniziative è rappresentato dal comune riferimento al Pd per stimolarlo, da posizioni diverse, ad assumere più concretamente l’identità di alternativa di governo. Infatti, il Pd attuale, pur essendo il secondo partito del Paese, con più del 22% dei voti previsti, e crescendo nei consensi, non viene percepito come una concreta alternativa al centrodestra, per ragioni di cultura e di strategia. Le sollecitazioni provenienti dai due convegni vanno esattamente in questa direzione. Se esaminiamo il loro svolgimento e i contenuti del dibattito, gli indirizzi più significativi emersi appaiono abbastanza precisi.
Superata definitivamente l’idea di un partito cattolico perché fuori dalla realtà, fare oggi efficacemente politica di governo di centrosinistra significa essenzialmente due cose: possedere una cultura e una visione sufficientemente definita del futuro della società italiana e internazionale, nello spirito e nei valori della Costituzione, a cui collegare le diverse proposte operative, da realizzare attraverso il metodo riformista che rimane l’unico idoneo a governare un Paese complesso come il nostro. A livello globale il compito essenziale e primario della politica oggi è quello di costruire un nuovo ordine mondiale dopo che quello bipolare della guerra fredda uscito dalla Seconda guerra mondiale, è finito da tempo.
A tale riguardo, di fronte alla frantumazione attuale, della quale le diverse guerre in corso e le crescenti disuguaglianze rappresentano gli effetti più gravi, diventa essenziale il ruolo politico dell’Europa come soggetto portatore di cultura e di civiltà che si confronta con gli altri soggetti globali per una nuova sintesi. Tale ruolo è però possibile soltanto con un’Europa nuovo soggetto politico a tutti gli effetti, nato dal trasferimento di sovranità dei singoli Stati membri, secondo la nostra Costituzione, superando i limiti e le contraddizioni del nazionalismo sovranista. Anche perché, in questa prospettiva, i singoli Stati, da soli mantengono solo la libertà di scegliere il partner globale con cui allearsi, ovviamente in posizione subordinata.
A questo insieme di sollecitazioni politiche provenienti da due convegni, il Pd, tramite la sua segretaria ha reagito in silenzio e in termini piuttosto difensivi, ma è chiaro che non bastano i dibattiti per cambiare la situazione. Serve certamente un ruolo determinato di iniziativa politica dentro il partito che finora c’è stata in modo insufficiente. La rivendicazione su singoli aspetti, anche se sacrosanti come nel caso della sanità e del salario minimo, da soli non determinano una alternativa di governo che richiede visione, strategia, confronto con i possibili alleati e coerente battaglia politica di opposizione. Intanto prendiamo atto che Roma e Orvieto, sia pure in modo diverso e anche con limiti, hanno posto problemi veri e stimoli nella giusta direzione.
Il Pd ha così idee e proposte su cui riflettere per arricchire la linea politica offrendo ai potenziali alleati una ipotesi di lavoro più completa, oltre l’unità precaria realizzata con il campo largo. Il problema è mettersi al lavoro in modo da utilizzare questi stimoli verso un’opposizione di governo per accelerare e rendere più concreta l’alternativa alla destra. Non so se, in particolare dopo l’incontro di Roma, potrà nascere qualcosa di nuovo nel sistema politico italiano, nonostante le negazioni tattiche di un nuovo partito che si sono manifestate-
In ogni caso è stato ulteriormente chiarito che qualsiasi nuovo soggetto politico dovrà essere laico e qualificarsi per le scelte culturali e politiche che saprà operare, senza deleteri riferimenti e nostalgie del passato o etichette precostituite di centro moderato. L’ulteriore allargamento di idee, programmi e consenso per la competitività del centrosinistra sarà la vera verifica dell’utilità di questa operazione.
Luigi Viviani. Negli anni ottanta è stato membro della segreteria generale della CISL durante la segreteria di Pierre Carniti. Dopo aver fondato nel 1993 il movimento dei Cristiano Sociali insieme a Ermanno Gorrieri, Pierre Carniti e altri esponenti politici, nel 1996 diviene senatore della Repubblica. Dal 1998 al 1999 è stato sottosegretario al lavoro con il ministro Cesare Salvi nel governo D'Alema I; rieletto al Senato nel 2001, è vicepresidente del gruppo dei Democratici di Sinistra. Conclude il proprio mandato parlamentare nel 2006.