di Mimmo Muolo. Pubblicato in Avvenire del 20 gennaio 2025.
Il cardinale Matteo Zuppi rilancia l'idea di una «chiesa che dialoga» ed è «profetica». Cioè una Chiesa che «parla, comunica, ascolta, interroga e risponde». E gli attori di questo dialogo, dice il presidente della Cei, «sono tutti i credenti nella loro vita personale, relazionale, lavorativa, sono le istituzioni ecclesiali, le parrocchie, i movimenti. Parlare con tutti delle grandi e piccole tematiche della vita quotidiana e della dimensione sociale e nazionale: in queste parole e nella relazione circolano anche le parole della fede».
«Se volgiamo lo sguardo all’Italia - ha detto infatti -, troviamo altre situazioni che minacciano la persona, l’unica preoccupazione che chi ama Gesù mette al centro, soggetto delle nostre scelte e preoccupazioni. Fa riflettere la condizione del lavoro povero e precario, che favorisce peraltro sacche di illegalità, la difficoltà per tanti di arrivare alla fine del mese e di poter immaginare il futuro. Strettamente legata alla famiglia e alla natalità è la questione della casa che richiede certamente uno sforzo straordinario per garantire prezzi d’acquisto accessibili e garanzie adeguate agli affittuari». Per il resto, il riferimento nel discorso è andato al necessario contrasto al gioco d'azzardo, alla necessità di promuovere la pace, e alla questione migratoria, sempre attuale.
A questo proposito Zuppi, ricordando lo slogan "Liberi di partire, liberi di restare", ha notato: «Sul fronte dell’immigrazione, nonostante la riduzione degli sbarchi (secondo i dati recenti, nel 2024 sono sbarcati sulle coste italiane 66.317 migranti, il 58% in meno rispetto ai 157.651 arrivati nel 2023), rimane elevato il numero di vittime di naufragio (circa 1.700 morti in mare, 1 ogni 40 arrivi, superiore ai morti nella rotta del Mediterraneo occidentale che è di 1 ogni 36). È evidente la necessità di non indebolire la cultura dei diritti dei richiedenti asilo e dei rifugiati, offrendo regole di diritti e doveri sicuri, flussi e canali che permettano l’ingresso dei necessari lavoratori, che non sono mai solo braccia, ma persone che richiedono politiche lungimiranti di integrazione.
L’esperienza dei corridoi umanitari e lavorativi è da valorizzare perché garantisce dignità e sicurezza a chi fugge da situazioni drammatiche. Le Diocesi italiane, con il loro impegno, sono un faro di accoglienza per oltre 146.000 persone di origine straniera. Accanto ai corridoi umanitari, lavorativi e universitari sono un esempio concreto di come sia possibile conciliare il diritto a migrare con l’integrazione e lo sviluppo locale». Chiesto anche il condono dei debiti dei Paesi poveri.
A proposito del rapporto chiesa-mondo, il presidente della Cei, ha detto di guardare «con simpatia agli sforzi per una rinnovata presenza dei cristiani nella vita politica del Paese e, mi auguro, dell’Europa, a partire dalla Settimana Sociale di Trieste. È importante che ciò avvenga nel tracciato della Dottrina sociale della Chiesa, nella pur legittima pluralità di espressioni politiche».
sintesi di Alessandro Bruni
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