di Elisa Cozzarini. Pubblicato in Unimondo del 2 gennaio 2025.
Arriva fino alla laguna di Venezia la contaminazione da sostanze per- e polifluoroalchiliche delle acque superficiali in Veneto. È uno dei dati emersi da "Operazione fiumi", la campagna di Legambiente che coinvolge esperti e cittadini. I risultati mostrano che l'inquinamento della falda tra Vicenza, Verona e Padova, scoperto nel 2013, oggi è ancora lontano dall'essere risolto. Ambientalisti, mamme e altre organizzazioni si sono dati appuntamento davanti al Tribunale di Vicenza per puntare i riflettori sul processo in corso. Chiedono che vengano accertate le responsabilità e la bonifica.
Su sedici punti di campionamento, uno o più Pfas sono stati rilevati in quindici. È uno dei dati emersi dalla campagna di citizen science Operazione fiumi di Legambiente Veneto, che per la prima volta ha incluso le sostanze per- e polifluoroalchiliche tra gli inquinanti ricercati nei principali corsi d’acqua della regione. Il confronto con le serie storiche dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente – Arpav, partner tecnico della campagna, ha messo in evidenza anomalie in sei campioni: in questi casi i Pfas, anche se a basse concentrazioni, non erano mai stati rilevati prima.
Inquinamento diffuso
I dati più preoccupanti sono quelli relativi alla zona più prossima allo stabilimento ex Miteni di Trissino: da qui ha avuto origine l’inquinamento della falda tra Vicenza, Verona e Padova, per cui è in corso il processo alla Corte d’assise di Vicenza. Parliamo del Fratta-Gorzone, da Cologna Veneta alla confluenza nel Brenta, e del Retrone a Vicenza. L’associazione ambientalistasegnala tra l’altro la presenza di alcuni composti cosiddetti di “nuova generazione”, appena al di sopra del limite di rilevabilità, mai riscontrati in precedenza da Arpav. La situazione peggiore è quella del Retrone, a Vicenza, con Pfoa e Pfos entrambi sopra gli standard di qualità ambientale (il primo con il valore di 217 ng/l a fronte dello standard di 100, il secondo 24,86 ng/l a fronte di una soglia di 0,65 ng/l) e diverse altre molecole. L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro – Iarc considera il Pfoa “certamente cancerogeno” e il Pfos “possibile cancerogeno”. Sono da segnalare anche il caso del Dese Sile, alla foce nella laguna di Venezia, e del Livenzaa Motta di Livenza, dove il Pfos supera il limite di 0,65 ng/l...