di Massimiliano Castellani. Pubblicato in Avvenire del 29 gennaio 2025.
Uomini e donne sull’orlo di una crisi matrimoniale è lo scenario, purtroppo diffuso, che vive da tempo questa società iperconnessa ma dai rapporti assai sconnessi e dalle relazioni sempre più fragili. Sono tempi difficili per la famiglia, il matrimonio, lo stare insieme, la tenuta dei legami. Però sotto questo gelo emotivo e sentimentale c’è una parola che non si è ancora sciolta ed è la parola speranza. La speranza è che ci sia ancora tanto amore in circolo da tenere unite due persone e di consentirgli di onorare il proprio legame sancito dalla Chiesa davanti a Dio con quel “finché morte non ci separi”. «Oggi la vera trasgressione è stare insieme alla stessa donna per tutta la vita e questo vorrei che arrivasse al cuore della gente e soprattutto a quello dei miei coetanei»: è il primo ciak riflessivo del regista Pupi Avati dopo la lettera aperta scritta e pubblicata nei giorni scorsi dal Foglio.
Pupi Avati parla da uomo sposato, «lo scorso anno con mia moglie abbiamo festeggiato le nozze di diamante» e da « padre di famiglia non allargata». E poi anche da “cineasta cattolico” – ci tiene a sottolineare una volta di più - da regista di lungo corso che nella sua ampia filmografia non ha mai mancato di toccare, con estrema delicatezza, i temi dell’amore e delle unioni tra un uomo e una donna.
Scene da un matrimonio si ritrovano dalle sue pellicole che vanno da Il testimone dello sposo a La seconda notte di nozze fino a Lei mi parla ancora… In ogni frame c’è sempre qualche riferimento autobiografico, a partire dalla sua Bologna dove ha incontrato l’amore della vita, la signora Amelia. «La donna che ho sposato nella Chiesa di San Giuseppe, a Bologna, il mattino del 27 giugno del 1964».
Nella pubblica dichiarazione d’amore, Pupi Avati nell’incipit confessa: «So che la ragazza che sposai sessant’anni fa non leggerà mai questa mia confidenza e quindi mi sento libero di essere assolutamente sincero . In questo ultimo quarto della mia vita sto scoprendo di essermi rinnamorato di lei».
Partiamo da qui: ma a 86 anni come si è accorto di essersi “rinnamorato” della donna che ha sposato sessant’anni fa?
E’ una cosa che è nata lentamente e che ho avvertito dentro di me. Un sentimento nuovo che andava oltre l’affetto verso chi, come noi, ha condiviso un tratto così lungo del cammino. E’ un qualcosa in più che si è insediato dentro di me. Un innamoramento che non credevo possibile e che mi ha profondamente stupito: sedotto da questa presenza in un modo inesplicabile. Perché l’amore è un mistero che ha a che fare con l’irragionevolezza. Altrimenti come è possibile che un uomo di 86 anni provi lo stesso amore adolescenziale, psicologico e spirituale verso un essere umano con cui peraltro ha un rapporto difficilissimo? Perché in sessant’anni di vita in comune non è mica facile riuscire a mantenersi saldi nel proprio ruolo di marito e di moglie. E allora comprenderete che questo sentimento forte e intenso che riaffiora assume un valore straordinario.
sintesi di Alessandro Bruni
per leggere l'articolo completo aprire questo link