di Valerio Bassan. Pubblicato in Ellissi del 14 febbraio 2025.
Qualche giorno fa, Trump ha detto di voler trasformare la Striscia in una sorta di nuova Costa Azzurra — con spiagge, resort e ristoranti. «È un piano magnifico», ha detto, che garantirà «sviluppo economico» e fornirà «un numero illimitato di posti di lavoro e di alloggi». Il suddetto «piano magnifico» include anche una deportazione di massa: due milioni di palestinesi che chiamano quella terra casa verrebbero infatti «ricollocati» in «stati confinanti», mentre gli Stati Uniti «prenderanno possesso» della Striscia. Netanyahu ha sogghignato con soddisfazione alle parole di Trump, accolte con entusiasmo anche dall’estrema destra israeliana. Al contempo, però, la maggior parte degli osservatori esterni ha definito la proposta per ciò che è: ovvero «inaccettabile», «assurda», «una follia».
Spostare gli estremi
Trump ci ha abituato a sortite violente e incendiarie. Negli ultimi mesi sembra però che le sue briglie si siano definitivamente sciolte. Prima ha accusato gli immigrati di mangiare i propri animali domestici; poi ha detto che il Canada diventerà il 51° stato americano e rinominato unilateralmente il Golfo del Messico in Golfo D’America. E ora c’è questa idea della «Riviera di Gaza».
Simili dichiarazioni non sono casuali, né “solamente” provocazioni istrioniche di un leader politico autoritario e narcisista. Fanno parte, piuttosto, di una strategia ben precisa. Il cui fine è quello di spostare l’ago della bilancia del dibattito pubblico verso nuovi estremi. Modificare gradualmente la percezione del pubblico sulle questioni dell’attualità per far sembrare normale ciò che normale non è.
Questo approccio risponde a una teoria ben precisa: quella della Finestra di Overton, che lo studioso Joseph Overton elaborò all’inizio degli anni ‘90. All’interno della «finestra» ci sono tutte le idee e le proposte politiche considerate accettabili dal pubblico in un dato momento. Al di fuori, tutto ciò che i cittadini considerano inimmaginabile.
La finestra, però, non è statica: si sposta in una direzione o nell’altra a seconda di quello che succede e dell’epoca in cui viviamo. Ciò che un tempo era considerato «impensabile» o «radicale» può diventare «accettabile», «sensato», perfino «popolare». Per esempio, se alla fine del diciottesimo secolo era impensabile che le donne votassero, ora è vero il contrario.
Il manuale dell’autoritarismo
Non serve però che trascorrano secoli perché la Finestra di Overton si sposti. In situazioni di emergenza siamo disposti a trasformare «l’impensabile» in «accettabile». Si pensi alle misure straordinarie adottate durante la crisi economica o la pandemia da Covid-19.
Oggi Trump sta facendo esattamente questo: accelerare lo spostamento della finestra attraverso un martellamento inesorabile di proposte sempre più estreme. Una tattica di negoziazione estremamente rischiosa e dannosa, e che potrebbe essere il preludio a qualcosa di ancora più sinistro.
Natalia Antelava, direttrice del magazine Coda, ha scritto:
«Questa normalizzazione sistematica dell'estremo è un principio fondamentale del manuale autoritario: una strategia calcolata per espandere gradualmente ciò che la società tollera, centimetro dopo centimetro, controversia dopo controversia. L'obiettivo non è solo quello di superare i limiti, ma di esaurire la resistenza, di far sembrare l'inimmaginabile non solo possibile, ma inevitabile.»
Quando ci fermeremo? E soprattutto, possiamo sottrarci a questo grande shift narrativo? Nessuno può negare loro il diritto a ricostruire. Anche se le finestre da cui un tempo vedevano il mare ora sono diventate macerie.
sintesi di Alessandro Bruni
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Nota esplicativa di Alessandro Bruni sul trumpismo dilagante. Questo blog non ha come fine l’esposizione di situazioni politiche e partitiche né per quanto riguarda l’Italia, né per altre nazioni. Ciò che ci interessa sono le ricadute sociali che la politica nazionale e internazionale determinano nella qualità della vita di persone comuni quali noi siamo. Pertanto, il prevalente interesse per la nomina di Trump alla presidenza degli Stati Uniti ha per noi riflesso per quanto avrà sulle persone svantaggiate per conflitti armati, povertà, alimentazione, sanità. A fornire informazioni, dalla geopolitica allo scontro tra poteri, al determinare vinti e vincitori su qualsiasi scena, non mancheranno i media cartacei e digitali scrivendo di cronaca politica e partitica, di schieramenti, di conflittualità sovraniste, di ambigui vassallaggi, di indicazioni di vincitori e vinti. Noi continueremo a guardare a coloro che sono costantemente vinti, al mondo degli emarginati, dei perdenti, degli sfiduciati. Saremo poca cosa, ma ci interessano più le riflessioni post eventi politici, le riflessioni non urlate, ma confrontate con colloqui sereni al tavolo di cucina tra la nostra famiglia e i nostri amici fraterni di ogni posizione politica essi siano. I post che pubblicheremo sul trumpismo dilagante avranno questo fine e il nostro schieramento sarà sui contenuti sociali che il trumpismo determinerà con la ferma proposizione di non essere sudditi di nessuno. Non ci preoccupa essere dei perdenti liberi.