di Luigi Viviani. Sguardi al futuro politico.
Il rovesciamento delle scelte politiche e delle alleanze, realizzato da Donald Trump, che ha sconvolto la politica a livello globale, e ha reso più evidenti le ambiguità e le contraddizioni del governo italiano, chiama in causa anche il ruolo dell’opposizione, la cui attività, in questo contesto, corre il rischio di ridursi a essere funzionale allo stesso governo.
Mentre Meloni e la sua maggioranza, per esigenze di sopravvivenza, ormai da tempo adottano comportamenti sempre più lontani dalle regole di una corretta democrazia parlamentare, l’opposizione, spesso anche divisa su temi politici di rilevanza particolare (Lavoro, Europa, Trump) incentra la sua contestazione nella rivendicazione del rispetto di tali regole. Con la premier che interviene ogni giorno sui social rifiutando, nello stesso tempo, la sua presenza in Parlamento per chiarire fatti di particolare delicatezza per il governo, è evidente che, per questo esecutivo, la certezza della maggioranza è sufficiente per considerare pressoché scontato ogni problema di rapporto con le Camere. Tuttavia, i sondaggi confermano la tenuta del consenso di Meloni e di Fratelli d’Italia con un aumento del distacco del Pd, per cui il percorso del governo appare sufficientemente stabile nonostante le prese di posizione spesso alternative di Salvini. mentre l’opposizione sembra non influire gran ché sulle sue prospettive.
Credo perciò sia utile svolgere qualche riflessione su questa opposizione, costituita essenzialmente dal rapporto Pd-M5S. Il Pd, nato dalla fusione tra Pds e Margherita, finora non è riuscito ad amalgamare politicamente la sua base, al punto che attualmente al suo interno vivono 12-13 correnti. Nate solo in parte per alimentare il dibattito politico, oggi piuttosto asfittico, ma in prevalenza come strumento di legittimazione a partecipare alla definizione delle candidature e dei posti.
Attualmente il Pd conduce una contestazione sistematica delle scelte del governo, che in gran parte si- infrange sulla marginalizzazione del Parlamento, e che il governo non si sogna di cambiare, mentre manca una proposta di alternativa di governo che delinei, con sufficiente chiarezza, gli aspetti caratteristici di come si intende governare il Paese. Su questo terreno della proposta finora non si è andati oltre ad alcune richieste specifiche, come il salario minimo, che finora non sono riuscite a smuovere il no pregiudiziale della maggioranza. Il M5S stando all’opposizione ha accentuato il suo carattere populista e di alternativa al Pd, assumendo in diverse occasioni, specie in politica estera, posizioni diverse e con ciò condizionando e mettendo in crisi l’alleanza del Campo largo.
La responsabilità maggiore di tale situazione ricade sul Pd, al quale, avendo il doppio dei voti dei grillini, compete la proposta di una strategia alternativa di governo, con margini di flessibilità, che consentano l’adesione dei diversi partiti di opposizione. Questa strategia, a mio parere, dovrebbe comprendere un’idea definita, nelle sue linee essenziali, dell’Italia futura insistendo, in particolare, sugli aspetti nei quali risultano più evidenti i limiti e le contraddizioni della politica del governo. Mi riferisco alla situazione e economica e sociale del Paese, con il Pil fermo da sei mesi, l’industria che non cresce da due anni, la tanto pubblicizzata crescita dell’occupazione ridotta ormai a un ricordo, mentre emergono crescenti problemi di qualità e di salario, con relativa fuga dei giovani più competenti all’estero. Altrettanto preoccupanti risultano gli effetti sociali con l’ininterrotta crescita della povertà, anche connessa al lavoro, e una regressione dei servivi di istruzione e sanità, anche se l’attività degli ospedali del Veneto è considerata tra le migliori.
A questi problemi la maggioranza non sa andare oltre la propaganda menzognera dei pretoriani di FdI, incurante della sofferenza diffusa del Paese. L’altra contraddizione crescente della destra riguarda il rapporto con L’Europa che i dazi del 25% di Trump stanno cercando di dividere e mettere in crisi, Va segnalato che si tratta di un particolare e specifico attacco contro l’Europa che, se attuato, potrebbe far diminuire il Pil europeo del 7%, mentre nei confronti della Cina, storico avversario degli Usa, il dazio previsto è del 10%.
Sull’Europa l’opposizione, e lo stesso Pd, ha molto da farsi perdonare, essendo stata la sua politica incerta e incostante, perdendo spesso importanti occasioni di mettere in difficoltà il governo e la stessa premier. Oggi, di fronte alla guerra commerciale di Trump, la risposta dell’Europa deve essere altrettanto dura e soprattutto unitaria per creare le condizioni di un negoziato alla pari. Meloni, ovviamente per interesse, ha dichiarato che l’Europa va sostenuta, anche se a Bruxelles è sempre più chiaro che l’Italia sta mettendo spesso i pali tra le ruote, mentre Salvini, più trumpiano di Trump, vorrebbe una trattativa bilaterale separata Usa-Italia. Una situazione che rappresenta un campo di lavoro fondamentale per una opposizione sinceramente europeista.
Nelle prossime settimane, potremmo trovarci in una situazione di estrema gravità per effetto dell’attacco degli Usa, di segno corporativo e antieuropeo. O il Pd cambia strategia e s’impegna a costruire una concreta alternativa di governo, sulla base della quale ricerca tutte le alleanze possibili, avendo come rifermenti fondamentali la difesa della Costituzione, la ripresa dello sviluppo, del lavoro di qualità, con un impegno europeo da Paese fondatore, oppure si corre il rischio di elezioni del 2027 fotocopia di quelle del 2022. riconsegnando l’Italia a chi la sta deturpando nella sua identità umana e spirituale. A quel punto, il Pd come avrebbe assolto il compito per cui è nato?