La punta del secondo spillo è questa. L’esame di Risonanza Magnetica che Francesca non riesce a fare nelle strutture pubbliche nei tempi da lei attesi non è – come lei scrive – un esame urgente. È un esame programmato. Tutto sommato, e molto in generale, tre mesi e mezzo di attesa per una RMN non urgente con il SSN non è tantissimo. Se si fanno controlli seriali (ogni sei mesi) occorrerebbe saperlo e prenotarli per tempo. Poi ovviamente i controlli di patologie note come la SM dovrebbero avere un percorso del tutto differente. Anzi devono avere un percorso differente: ma qui torniamo alla punta dello spillo numero uno. Se Francesca abitasse in Emilia Romagna, per esempio, il problema non si porrebbe.
Terzo e ultimo spillo. Il tema “dicono che non c’è posto ma se pago lo stesso esame me lo fanno domani” è un tema complesso. Molto più complesso di quanto possa sembrare ad un occhio inesperto. Ne fanno parte molte variabili: gli stipendi impiegatizi dei medici, gli scarsi-nulli controlli sulla appropriatezza delle richeste, i controlli sull’efficienza della macchina pubblica, i soldi che le Regioni destinano all’assunzione del personale e molte altre.
L’arcobaleno di possibilità che queste variabili disegnano va dal “voglio fare subito un esame per il quale potrei aspettare i tempi del SSN” al “sono obbligato a pagarmi la sanità pubblica una seconda volta”. Sanità pubblica che è liberamente e gratuitamente a disposizione – occorre ricordarlo sempre perché non è una piccola variabile – ad ogni singolo evasore fiscale.