di Luigi Viviani. Sguardi al futuro politico.
La scelta di Trump di imporre i dazi del 20% all’Europa ha, per l’Italia, l’effetto di ridurre la crescita di quest’anno almeno dello 0,3% aggravando una situazione già di per sé problematica e rendendo le prospettive ulteriormente negative. Ciononostante, Meloni, attenta ai suoi rapporti con Trump, considera comunque la situazione non catastrofica e pensa a uscirne sollecitando l’Ue a negoziare.
Dopo oltre due anni di vita del governo Meloni, abbiamo potuto verificare dal vivo una serie di suoi limiti culturali, politici, di qualità della classe dirigente che rendono quanto mai incerto il futuro del nostro Paese. Una situazione strutturale di difficoltà che si aggrava ulteriormente in relazione al rapporto del governo italiano con l’Europa e, più in generale alla politica estera e alla sua credibilità sul piano internazionale. Ad esempio, nel recente voto al Parlamento europeo relativo al progetto Von der Leyen sulla Difesa comune europea, i partiti di governo hanno espresso tre voti differenti: FI ha votato a favore, FdI si è astenuto e la Lega ha votato contro. Con l’evidente e grave ferita della credibilità politica dell’Italia.
A dimostrazione che ormai le dinamiche interne del governo italiano attengono soprattutto ai dissensi e alle divergenze interne fra i tre partiti, ognuno alla ricerca del consenso, mentre in occasione del voto su diversi provvedimenti l’unità si ricompone a spese della qualità della politica per il Paese. Le conseguenze per l’Italia sono di tutta evidenza: crescita pressoché nulla, povertà sempre più diffusa, più posti di lavoro di bassa qualità e riservati a ultracinquantenni, mentre cresce la disoccupazione giovanile e femminile e i giovani più preparati fuggono all’estero, crisi della sanità pubblica e dello stato sociale. Una situazione di difficoltà che si cerca di sostenere e giustificare con il prevalere della propaganda sulla verità.
In ogni caso, il governo vive tale realtà in termini di tranquilla stabilità politica tanto che, a fronte di una ripresa identitaria della Lega sull’Autonomia, Meloni rilancia sulla riforma del premierato, da tempo in stand by e, nonostante il permanere di non pochi ostacoli, si vuole proseguire sulla riforma della giustizia. Il senso del riproporre, a ragion veduta, le più impegnative riforme costituzionali denota uno stato di tranquilla sicurezza della maggioranza che consente di affrontare le prove più difficili e pericolose. Quindi, pur tra difficoltà e conflitti interni, il governo intende procedere con sufficiente stabilità per cui, se non avvengono improvvise e impreviste rotture della maggioranza, la legislatura appare sufficientemente delineata nel suo svolgimento fino al suo termine naturale con obiettivo di riproporsi per la prossima legislatura con ottime possibilità di vittoria.
A questo punto, uno svolgimento diverso della conclusione della legislatura e un diverso governo della prossima è essenzialmente legato al ruolo e alla qualità dell’opposizione di dar vita e rendere efficace un'alternativa politica di governo, Da questo punto di vista è da tempo che cerchiamo di evidenziare come l’azione del Pd, perno decisivo del centro sinistra, non riesca a staccarsi da un tradizionale ruolo di opposizione impostato sulla critica dei numerosi errori della maggioranza che procede autopropulsiva, del tutto sorda a ogni rilievo. Nello stesso tempo la gestione Schlein non riesce a concepire l’opposizione fuori da un rapporto determinante con il M5S ora in competizione diretta con il Pd e in preda ad una infatuazione pacifista che intravvede in Italia e in Europa deviazioni belliciste che la rendono interlocutore scarsamente credibile- In questa situazione, la possibile coalizione di centrosinistra non è competitiva per cui circa il governo della prossima legislatura non ci sarà storia per cui l’Italia dovrà sobbarcarsi almeno un secondo quinquennio di questa gestione.
Ciò che diventa indispensabile, e allo stato manca, è un’effettiva alternativa democratica di governo, fondata su un innovativo, seppur realista, programma di governo che spetta al Pd concepire e proporre, attorno al quale costruire, attraverso una partecipazione coinvolgente, tutte le forze politiche disponibili. Un compito certamente difficile ma l’unico che l’attuale situazione del Paese richiede come necessaria. Altrimenti il Pd si colloca fuori da quel ruolo protagonista che l’Italia richiede. Data l’urgenza di una scelta del genere e il poco tempo ormai disponibile, credo sia necessario avviare nel Pd un serio e urgente dibattito sulla sua strategia di governo, per evitare di soggiornare fuori gioco, e magari accorgersi di tale necessità quando ormai è troppo tardi.
Dai segnali, fin troppo chiari, sui limiti della politica espressa da questo governo Meloni e sulle sue conseguenze sul futuro dell’Italia, emerge la necessità inderogabile che il Pd sia all’altezza del compito che lo stato attuale del nostro sistema politico gli assegna, per ridare fiducia ai cittadini nella politica e nel futuro dell’Italia in Europa. Altrimenti il Pd può correre il rischio di diventare, di fronte alle esigenze della realtà, un partito sbagliato e fuori tempo.