di Alessandro Bruni, un laico altrimenti credente
Oggi ci troviamo immersi nel realismo capitalista di una società dei consumi che si sviluppa a livello mondiale. L’uomo è divenuto oggetto di forte manipolazione collettiva operata da multinazionali e governi autocratici dispensatori di beni e di certezze illusorie.
Questo iato di passaggio, tra società globalizzante e personale realizzazione, vede una forte deriva di alienazione e di insoddisfazione del singolo che culmina con il distacco alla partecipazione democratica della vita pubblica e con l’opposizione ad essere puro oggetto di una società di consumi e di tutte le mistiche preconfezionate per divenire attore della propria vita. Ne consegue un calo di partecipazione verso la politica e la religione, e il crescere del desiderio personale di una nicchia di pensiero e di una bolla psicosociale che permetta la coltivazione di uno spirito autonomo, ovvero di una mistica dinamica ed autonoma di personale esperienza.
E’ diventato evidente, ormai da molti decenni, come la società dei consumi e del benessere collettivo non sia più in grado di assicurare all’uomo i beni interiori del proprio vivere senza entrare nei territori scivolosi dell’archetipico, dell’impersonale e del sovra-individuale. Il proliferare delle sette e di eventi “miracolosi” o “mitizzati” è una dimostrazione di questo vuoto di senso in cui un’esperienza soggettiva ha bisogno di una legittimazione pseudo-oggettiva sancita da un gruppo di appartenenza (da pseudo-religioso a pseudo-sportivo con gli ultras) attraverso una liturgia che sancisca l’appartenenza di un individuo ad un collettivo dove si consuma la socialità dell’oggetto di mito mistico (si pensi agli influencer).
L’uomo sembra avere sempre più bisogno della conquista di sé stesso prima di divenire oggetto di un collettivo sociale. La mistica in tutte le sue espressioni da collettiva a individuale, da programmata a spontanea, si affaccia oggi al vivere dell’uomo tecnologico con lusinghe soggettive e con distinguo di appartenenze fuori dal coro in cui immagini estatiche di desiderio si oppongono a bui percorsi di condizionamento.
Base argomentativa della mistica religiosa. Il mistico religioso ha già in partenza il traguardo. Essendo la sua una vocazione personale profonda, possiamo definirla come un forte proposito soggettivo. Lui ha già in partenza fissata la meta: avvicinarsi a Dio e sa che per farlo deve abbandonare ogni cosa che lo possa distrarre da questo proposito. Per questo abbandonerà le cose del mondo, ridurrà il suo sostentamento al minimo, cercherà la solitudine perché il suo proposito vitale non sia distratto. Sul piano pratico è un deviante, rifiutando il vivere in comunità, e sul piano interiore è un conservatore che parte nel suo viaggio verso il trascendente con pochissimi strumenti esteriori e con una grande fede associata ad una grande considerazione di se stesso e con la sicurezza che le privazioni che si impone lo porteranno asceticamente a percepire quando riuscirà a sedersi accanto al Padre. La sua è una ricerca di verità statica e non dinamica, conservativa e non socialmente creativa, che come stile di vita vale solo per lui costituendo un esempio sul quale solo specchiarsi. Il suo percorso vale solo per l’asceta, e non per noi impuri e non vocati. La mistica religiosa crea “santi ingiudicabili” e non uomini sezienti giudicabili.
Base argomentativa della mistica laica. Il mistico laico non ha già in partenza il traguardo. Anche la sua è una vocazione personale profonda che possiamo definire parimenti con un forte proposito soggettivo. Il frutto di base del suo ragionare è dare un senso soggettivo ad un aspetto di vita contemporanea immerso primariamente nel fare materiale seguito dal senso personale del suo agire. Le sue scoperte fatte mediante la ricerca scientifica (umana e tecnologica e non per biografie edificanti) sono proposte a riviste di divulgazione scientifica dove vengono giudicate e poste a valore. Questa è la massima differenza con il mistico religioso: il mistico laico sa di aver commesso errori e sa che verrà giudicato, è quindi governato da un giudizio che lo fa definire sempre dinamicamente discutibile e quindi lo costringe ad essere sempre innovatore e mai conservatore. La mistica laica crea “uomini sezienti giudicabili” e non santi ingiudicabili.
Ci si chiede quale posto occupi oggi la mistica nel nostro mondo secolarizzato, quali declinazioni siano possibili e come si raggiunga l’esperienza “estatica” nel panorama culturale e psicanalitico contemporaneo (non è un fatto raro, basti pensare all’indossare un certo tipo di scarpe da parte degli adolescenti che subito si dividono tra quelli che le hanno e quelli che non le hanno. Il tutto parte dal desiderio di avere quelle scarpe, fase soggettiva, che si conclude con il sentirsi parte del gruppo che le esibisce, fase oggettiva). Si determina così la cosa peggiore: l’automatizzazione dell’esperienza e la condizione della singola persona di essere sempre “quasi adatta” al vivere quotidiano dovendo sempre rincorrere le situazioni e gli altri. E’ questo il prodromo che sfocia nel desiderio di abbandonare il mondo e compiere il vero atto ascetico di isolarsi per raggiungere la pace interiore di chi non ha bisogno degli altri per vivere: in un monastero, in un bosco, su una barca, in una stanza a praticare l’hikikomori.
Gli episodi di mistica, religiosi o laici che siano, sono inizialmente utili esperienze soggettive e mai casuali, ma eventi altamente programmati dalla mente che opera nel mondo tecnologico. Sono stati di alterazione della coscienza nei quali si può essere molto felici o molto tristi, pacifisti o violenti, emarginati o sciacalli isolati (si ricordano i più recenti fatti di cronaca con delirio omicida e infanticida). Qualsiasi esperienza mistica può generarsi all’improvviso, ma ha forti prodromi nell’inconscio (è la ripetitività del desiderio che la scatena) che ci rendono sospesi e in attesa che ci raggiunga verità su chi veramente siamo.
La verità scientifica si è sempre differenziata dalla verità religiosa per un aspetto fondamentale: la sua provvisorietà. La scienza nella sua natura ha un meccanismo che permette alle nuove scoperte di eliminare quelle vecchie senza con questo venire meno alla sua funzione elevatrice dello spirito umano. Infatti, pur essendo consapevoli che se mancano gli schemi statici il sapere non progredisce, ci dobbiamo proiettare verso la sperimentazione del nuovo e quindi tenere in conto la necessità di flessibilità e di mutamento delle regole che hanno fatto il loro tempo (anche nelle religioni, anche nelle chiese, senza dover aspettare che il teologo di turno inchiodi, come Lutero, il suo manifesto sulle porte, ma affrontando i concili come chi vive in stanze senza porte).
C’è da dire che certe volte gli estremisti laici e religiosi finiscono per assomigliarsi molto, ma la mistica religiosa essendo un’esperienza soggettiva programmata non può che essere conservativa e l’evoluzione dinamica non può che essere rivoluzionaria. La mistica laica si basa su un’esperienza che è soggettiva solo in partenza, con in seguito una valutazione oggettiva pubblica di benefici ed errori: è un’esperienza più dinamica e più democratica della mistica religiosa che è camminare sapendo partenza e arrivo. La mistica laica si distingue perché è modificabile, conseguentemente è poco pericolosa e fatta propria da chi nel nostro mondo non vive in gregge, ma vaga nella prateria della conoscenza e della coscienza in modo autonomo e non da preda assoggettata al proprio destino.
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