di Simone Di Zio. Pubblicato in Il sussidiario del 23 maggio 2025.
Oggi la scienza ci offre un paradosso interessante: viviamo più a lungo, ma non necessariamente meglio. Secondo l’ISTAT, nel 2050, un terzo della popolazione italiana avrà più di 65 anni e oltre 4 milioni supereranno gli 85. Ma all’aumento dell’aspettativa di vita non corrisponde un pari incremento della qualità della vita.
Le malattie croniche aumentano, e con esse le disabilità e la dipendenza da altri. L’Osservatorio Salute IQVIA 2025 fotografa una realtà allarmante: il 74% degli over 60 è affetto da problemi cardiovascolari, l’85% da almeno due malattie croniche, e più della metà è in sovrappeso. Solo il 14% dichiara di sentirsi in ottima salute.
Il futuro inizia nella mente: uno dei passaggi più delicati, e spesso trascurati, è la capacità di pensare il futuro. Il nostro cervello non è naturalmente predisposto a farlo: privilegia il presente, le ricompense immediate, ciò che è tangibile ora. Questo fenomeno, noto come distorsione del presente, ci porta a sottovalutare gli effetti a lungo termine delle nostre azioni. E così, rinunciamo alla corsa per stare sul divano, scegliamo il cibo spazzatura per gratificarci subito, rimandiamo un controllo medico perché “tanto sto bene”. Il risultato? Una serie di micro-scelte sbagliate che, sommate nel tempo, generano macro-conseguenze sulla nostra salute fisica e mentale.
Qui entra in gioco un concetto cruciale ma ancora poco diffuso: l’alfabetizzazione al futuro (future literacy). Coniata dall’UNESCO, questa espressione indica la capacità di comprendere il futuro, immaginarlo in modo consapevole e usarlo come leva per prendere decisioni migliori nel presente. Significa allenare la mente a pensare in prospettiva. Come sarò tra vent’anni se continuo a fumare? Come mi sentirò a 70 anni se inizio oggi a muovermi di più, dormire meglio, mangiare in modo sano?
La prevenzione, unita a una solida cultura della salute e a un rinnovato senso di responsabilità individuale e collettiva, rappresenta l’unica via concreta per costruire un futuro in cui invecchiare significhi vivere a lungo, ma soprattutto vivere bene. Secondo Filippo Ongaro, ex medico degli astronauti dell’Agenzia Spaziale Europea, la vera sfida non è solo curare, ma educare alla salute futura. Le scelte dannose che facciamo oggi – fumo, alcol, sedentarietà – sono spesso risposte emotive a stress, solitudine o insoddisfazione. Per cambiarle, non bastano le campagne informative: serve un lavoro più profondo, che tocchi motivazioni, valori, aspettative. E serve cominciare presto.
Essere architetti del futuro significa assumersi la responsabilità di progettare consapevolmente il proprio domani, sapendo che ogni scelta quotidiana – per quanto piccola – contribuisce a definire la qualità della vita che ci attende. In fondo, il messaggio è semplice ma rivoluzionario: non siamo spettatori del tempo che passa, ma progettisti del tempo che verrà.
Affrontare il tema dell’invecchiamento non può essere solo una questione individuale: servono politiche pubbliche lungimiranti, capaci di abilitare scelte sane e sostenibili fin dall’infanzia. Ecco alcune azioni concrete che i decisori politici dovrebbero mettere al centro dell’agenda:
- Inserire l’alfabetizzazione al futuro nei programmi scolastici, attraverso moduli di educazione civica, laboratori interdisciplinari, narrazione di scenari e giochi di ruolo. Educare i giovani a pensare in prospettiva significa renderli cittadini più consapevoli e resilienti.
- Rendere accessibili strumenti di prevenzione personalizzata, come check-up digitali, screening gratuiti e piani di salute su misura, sfruttando le tecnologie di intelligenza artificiale e telemedicina.
- Promuovere campagne pubbliche che uniscano salute e immaginazione, raccontando il futuro con linguaggi coinvolgenti e visivi: storytelling, esperienze immersive, avatar che simulano l’invecchiamento, testimonianze di “futuri possibili” ispiranti.
- Incentivare stili di vita salutari con politiche fiscali intelligenti, ad esempio agevolazioni per chi pratica sport, mangia in modo equilibrato o partecipa a percorsi di benessere psicofisico.
- Sostenere le famiglie come primo presidio di salute e cultura del futuro, attraverso formazione, supporti alla genitorialità e programmi intergenerazionali che valorizzino il dialogo tra giovani e anziani.
- Coinvolgere le imprese in piani di longevità attiva, con programmi di welfare aziendale, orari flessibili, formazione continua e percorsi di prevenzione condivisi.
Investire oggi in queste azioni significa costruire una società in cui l’età avanzata non sia vissuta come un peso, ma come una fase ricca di opportunità, dignità e vitalità. Il futuro ci riguarda tutti. E richiede visione, coraggio e, soprattutto, responsabilità.
sintesi di Alessandro Bruni
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