di Maurizio Vitali, Pubblicato in Il sussidiario del 26 maggio 2025.
Depresso? Stanco di stare al mondo? Cosa aspetti? Ti suicidiamo noi.
No, non è lo slogan pubblicitario di uno che gli si è schizzato il cervello. La proposta risale a un anno fa, ed è stata formulata non da un patacca qualunque ma nientepopodimeno che dal presidente del più grande fondo di assicurazione sanitaria belga, “Christelijke Mutualiteit” – Mutua Assicurazione Cristiana (cristiana, proprio così, non è un refuso) – in un’intervista rilasciata al quotidiano Het Nieuwsblad (8 aprile 2024).
Ecco le sue parole, sempre utili per capire l’aria che tira oggi: “Molti anziani sono stanchi della vita. Perché vorresti necessariamente prolungare una vita del genere? Queste persone non lo vogliono e, in termini di budget, costano solo denaro al governo… Occorre porsi la questione di come la quantità sia correlata alla qualità della vita… anche se non c’è sofferenza insopportabile, le persone che sono stanche della vita dovrebbero avere la libertà di porre fine alla propria vita…”.
Il tema, per il proponente, è “da mettere in cima all’agenda politica” per il duplice vantaggio che comporterebbe la sua attuazione: vantaggio per il soggetto interessato: un taglio al suo male di vivere; e vantaggio per la collettività: un taglio alla spesa sociale. Translation: più suicidi assistiti, più welfare per tutti (tutti i superstiti).
Il secondo dei “vantaggi” non è normalmente sbandierato: meglio tenerlo riservato. Il primo dei vantaggi, invece, sì: se sono stanco di vivere, chiudiamola qui. La tecnica della persuasione è ampiamente collaudata, sin dai tempi che furono, soprattutto dai radicali: si parte dai casi estremi, cosiddetti “pietosi”, per sgretolare la persuasività delle “vecchie” regole. Via via il principio si estende. Dal caso estremo alla semplice “stanchezza di vivere”.
Tutto si è svolto nell’ultimo ventennio. Eutanasia e suicido assistito sono partiti dal Benelux (in particolare dall’Olanda nel 2002) e si sono via via installati nella legislazione di 28 Paesi, in vario modo e con diversi gradi di libertà e di paletti. L’Italia si distingue per essere l’unica nazione che consente l’accesso al suicidio assistito esclusivamente a coloro che sono dipendenti da trattamenti di sostegno vitale. E ciò a seguito di sentenze della Corte costituzionale e non di leggi, che al riguardo a oggi mancano, perché non si trova un punto di convergenza o di mediazione tre le forze (e le culture?) politiche.
- In America latina, Stati Uniti, Asia ed Europa orientale il suicidio assistito è generalmente proibito. Negli Usa fanno eccezioni tre Stati (Washington, Oregon e California), in America latina la Colombia. In Canada è legale. In Australia il suicidio assistito è legale nel Nuovo Galles del Sud.
- La liberalizzazione riguarda soprattutto l’Europa occidentale e il trend che si registra è di regole (o maniche) sempre più larghe.
- La Svizzera ha depenalizzato il suicidio assistito già nel 1942, stabilendo un modello che separa decisamente l’eutanasia attiva dal suicidio assistito.
- Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo hanno adottato leggi che regolamentano sia l’eutanasia che il suicidio assistito. L’Austria ha recentemente riconosciuto il diritto al suicidio assistito per le persone con malattie incurabili, proteggendo il diritto all’autodeterminazione come sancito dalla sua Corte costituzionale. Similmente, la Spagna ha legalizzato l’eutanasia attiva diretta.
- In Portogallo, invece, la Corte costituzionale ha bloccato la depenalizzazione dell’eutanasia, chiedendo una riformulazione più rigorosa del testo di legge.
- Paesi Bassi e Belgio estendono il diritto al suicidio assistito anche ai minori sotto certe condizioni. Il Canada da due anni consente il suicidio assistito anche a chi soffre di malattie mentali. In Gran Bretagna, l’eutanasia e il suicidio assistito rimangono illegali, ma sono state introdotte modifiche nel senso della depenalizzazione. In Francia, nonostante non sia permessa l’eutanasia, è stata introdotta la legge Claeys-Leonetti che consente una “sedazione profonda e continua” per i pazienti terminali.
Quanto ai numeri, ne basti uno: in Olanda i suicidi assistiti, in costante aumento, sono arrivati nel 2022 a essere ben il 15% delle morti.
Come mai il trend generale è di una liberalizzazione che avanza? E innanzitutto, con quali motivazioni la liberalizzazione viene fatta avanzare?
Attraverso la progressiva prevalenza del principio di autodeterminazione su quello dell’inviolabilità della vita. Il primo fa leva sul concetto moderno sempre più dominante di libertà individuale. Cioè: è bene ciò che decido. Il secondo si appoggia in maniera sempre più malcerta al diritto naturale: è bene, cioè, ciò che è secondo natura.
Ma la natura, anche la natura degli esseri viventi, e degli uomini, da riferimento oggettivo non manipolabile è via via diventata una variabile dipendente dal libero arbitrio, armato di tecnologie sempre più raffinate. Per dire, uno slogan tipo “come natura crea, Cirio conserva”, oggi rischierebbe di essere considerato transfobico.
D’altra parte, perché mai la natura in sé potrebbe pretendere di essere fondamento di valori assoluti e non negoziabili, prevalenti sulla volontà umana? Una volta poteva essere un assioma, una cosa ovvia. Ma il processo della cultura moderna ha via via sostituito alla natura come base del diritto prima la razionalità, poi, data l’insufficienza anche di questa, lo Stato.
Il punto discriminante io credo che sia la questione del senso religioso. Vale a dire: o l’uomo si rende conto e accetta di non essersi fatto da sé, ma di essere un-altro-che lo-fa, e che la natura sua sussiste in quanto gli è data, donata, oppure egli ignora e cancella tutto questo illudendosi di essere padrone assoluto, in realtà consegnandosi alla mentalità imposta dal potere. È quello che succede normalmente ora.
Il senso religioso non è estinto, ma sepolto sotto montagne di ciarpame nocivo. In particolare, il potere del neoliberismo totalizzante ci fa considerare ovvio che la vita è degna non perché donata, non vale in sé, ma per la sua efficienza prestazionale. Neanche misurata, ormai, ma anche solo percepita, come si usa dire a riguardo della temperatura. “Mi sento inutile”, “Sono stanco di vivere” … È per questo che si dà senso solo alla guarigione e non alla cura: si guarisce un organo, si cura la persona. La sanità organizzata è nata nell’occidente cristiano avendo come ideale la cura, altrimenti non sarebbe nata. E oggi la cultura della cura è tutta da sostenere e incrementare.
Certo, nell’immediato c’è da augurarsi che le corti costituzionali mettano tutti i paletti utili a limitare abusi, eccessi e arbitrii. Sapendo che anche lì le visioni in campo sono diverse e la via obbligata è per sempre quella del compromesso e del male minore. Quanto possano reggere, poi, questi paletti, mah…
E allora? Presenze che aiutino il ridestarsi del senso religioso; testimonianze di cura delle persone malate; famiglie e realtà comunitarie che non lascino soli anziani e disabili; iniziative del terzo settore che siano coinvolte nei territori in un progetto di stato sociale aderente ai bisogni. Ecco un auspicabile che fare.
Lotta dura e di lunga durata.
per approfondire leggere Fine vita: questione etica e giuridica. Intervista al professor Savarino di Emiliano Loria. Pubblicato in Aging project Unipo del 9 agosto 2023.