Lettera di Anna Maria Bertoldo. Per informazioni sul progetto di missione si apra questo link
eccomi qui cercando di districare le emozioni e le preoccupazioni che accompagnano le mie giornate per le crisi politiche e le tragedie umanitarie del nostro vecchio mondo e i gravi problemi che deve affrontare questo piccolo e quasi sconosciuto pezzo del nuovo mondo che è la Bolivia.
Qui si è scatenata la prevista lotta legata all'elezione del nuovo Presidente dello Stato Plurinazionale della Bolivia, fissata per il prossimo 17 agosto. L'ex Presidente Evo Morales, che già ha ricoperto tre mandati consecutivi nonostante la Costituzione Politica dello Statpermetta una sola rielezione, non ha accettato il rifiuto del Tribunale Elettorale di ammettere la sua candidatura per le prossime elezioni.
E così i suoi sostenitori stanno bloccando il Paese chiedendo l'ammissione della candidatura di Morales alle prossime elezioni, e le dimissioni immediate dell'attuale Presidente Luis Arce.
Vi risparmio valutazioni politiche per arrivare alle questioni che mi stanno veramente a cuore: questo Paese è stremato dalla difficile situazione economica che sta vivendo negli ultimi anni per la mancanza di dollari e carburante, che impedisce l'acquisto e la distribuzione di merci e prodotti essenziali ad una vita normale. Questi blocchi, particolarmente concentrati qui nella zona di Cochabamba, importantissimo snodo di comunicazione regionale e interregionale, stanno aggravando condizioni di vita già difficile, impedendo, per fare solo qualche esempio, gli spostamenti di persone per le loro attività, le lezioni regolari nelle scuole, la circolazione di mezzi per l'assistenza sanitaria, gli approvvigonamenti di viveri e altri beni necessari, che cominciano a scarseggiare con la conseguenza immediata di un ulteriore aumento dei prezzi. Senza contare che questi blocchi hanno provocato azioni di estrema violenza, con morti (finora sono sei, quattro delle forze armate e due civili), feriti, distruzione di strade, auto, camion, persino di un'ambulanza che è stata fermata mentre cercava di raggiungere il più vicino ospedale con a bordo 4 feriti, una dottoressa, un'infermiera e l'autista che sono stati fatti scendere, picchiati, dopodichè l'ambulanza è stata incendiata.
E nell'occhio del ciclone di queste atrocità si trova la nostra Casa di Colomi. All'inizio dei disordini i genitori di 16 chicas sono venuti a prenderle per ragioni di sicurezza, ma dopo una settimana tutte e sedici sono volute tornare. Per lunghi giorni non vi sono state lezioni, riprese on line solo recentemente. Per ora abbiamo riserve di cibi "secchi", ma ci riforniamo di carne , latte, verdura ecc...dai negozi di Colomi, che però stanno esaurendo lo loro scorte. Le Educatrici affrontano gli spostamenti da e per Colomi in parte a piedi, dove è possibile in moto, che ultimamente è il mezzo di trasporto che giovani intraprendenti mettono a disposizione, peraltro facendosi pagare profumatamente, ma impiegano comunque dalle 4/5 ore per andare o tornare da Colomi a Cochabamba. E non sono quindi nelle condizioni di trasportare gli alimenti dalla città.
Economicamente stiamo facendo i salti mortali per affrontare la difficile situazione economica, coltivando tuberi, allevando conigli e maiali, presentando progetti di sostegno per i quali stiamo attendendo risposte. E siamo riuscite ad ottenere dalla Banca un tasso di cambio, per i soldi che ci arrivano dall'estero, di un paio di punti maggiore al tasso ufficiale. Rimane il fatto che il cambio parallelo supera attualmente il tasso ufficiale dai 6 ai 10 punti.
Oggi, che è sabato, stiamo vivendo una giornata relativamente tranquilla; pare che alcuni blocchi siano stati tolti, ma i blocchi si tolgono e si rimettono con grande facilità. Vedremo lunedì, qui si programma tutto di giorno in giorno.
Un grande abbraccio a tutti.
Anna Maria