di Alice Facchini. Pubblicato in Valigia Blu del 13 giugno 2025.
A un anno esatto dalla sua pubblicazione, le soluzioni promesse dal cosiddetto “Dl Liste d’attesa”, sembrano essersi arenate tra la burocrazia e le tensioni tra Stato e Regioni. Il DL era stato annunciato come la svolta necessaria per combattere i tempi troppo lunghi per accedere a visite ed esami nel Servizio Sanitario Nazionale. Milioni di persone in Italia non riescono più ad accedere alle cure sanitarie nei tempi necessari. Le testimonianze si moltiplicano. Una risonanza urgente disponibile solo tra 14 mesi. Un’ecografia impossibile da prenotare. Terapie rinviate. In alcuni casi, persino per pazienti oncologici. Chi può, paga. Chi non può, rinuncia. È il grande spartiacque della sanità italiana. Il passaggio al privato non è più una scelta, ma spesso l’unico modo per essere curati in tempo. La salute diventa un bene a pagamento, e il servizio pubblico si svuota.
“È da mesi che provo a prenotare una visita senza riuscirci: non solo non hanno date disponibili per quest’anno, ma non hanno neanche ricevuto le liste d’attesa per il prossimo”. P. e sua moglie sono invalidi e soffrono di una malattia cronica. Da qualche anno, a lui è stato diagnosticato anche il diabete. “Periodicamente devo fare un controllo oculistico per monitorare lo sviluppo della malattia. Ovviamente se pagassi potrei ottenere un appuntamento in tempi brevi, ma sia io che mia moglie siamo disoccupati e non possiamo permetterci di passare al privato”.
Quella del nostro Servizio Sanitario Nazionale (SSN) sembra una cronaca di una morte annunciata, tra sovraffollamento nei reparti, crisi dei pronto soccorso, liste di attesa infinite, mancanza di personale sanitario. A livello nazionale mancano circa 4.500 medici e 10mila infermieri. La questione si è aggravata ulteriormente dopo la pandemia da Covid-19: nel 2020 sono state annullate oltre 144 milioni di visite specialistiche, otto milioni di sedute di riabilitazione e 20 milioni di prestazioni diagnostiche. Sono saltati un milione e 300 mila ricoveri, di cui 500mila urgenti. Nel frattempo, il governo continua a non investire abbastanza sulla sanità, tanto che la nostra spesa sanitaria pubblica è inferiore di oltre 52 miliardi di euro rispetto alla media dei Paesi Ocse.
Tutto questo ha comportato un aumento dei tempi di attesa, perfino per i pazienti con malattie rare o croniche, o anche con patologie gravi come i tumori, che quindi necessitano di cure indispensabili senza poter aspettare. Così si crea un grande spartiacque: chi può permettersi di pagare si rivolge al privato, chi non ha la disponibilità economica resta al palo. V. ha provato – senza riuscirci – a prenotare un’ecografia direttamente in un ospedale pubblico, ma non c’era neanche un posto nei tempi richiesti: “Mi hanno detto esplicitamente che a pagamento la disponibilità è immediata, altrimenti devo ricominciare la trafila: farmi fare una nuova ricetta, chiamare il numero verde, e tornare allo sportello, sperando che a quel punto si sia liberato un posto”, dice esausta. “Forse per loro è un gioco, nemmeno nei paesi del sud del mondo i pazienti vengono trattati così. Ma non si vergognano a prendere in giro le persone?”.
sintesi di Alessandro Bruni
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